Cresce l’attenzione per il welfare aziendale in Liguria, nel prossimo futuro molte aziende intendono aumentare le risorse dedicate. Le iniziative più diffuse oggi riguardano previdenza, sanità integrativa, coperture assicurative ed erogazione di premi di produttività, ma saranno destinate a variazioni. Tuttavia In circa metà delle aziende liguri (soprattutto pmi) la conoscenza dei benefici fiscali derivanti dal welfare aziendale non risulta elevata (47%) con differenze a livello nazionale: in Italia si riscontra una maggiore conoscenza (generale o approfondita) nel 73% delle aziende intervistate, mentre in Liguria si fermano al 53%, con una maggiore ignoranza nelle mpmi.
È quanto emerge da una survey somministrata alle imprese nel mese di luglio 2024 dall’agenzia Generali Genova Piazza Dante, in collaborazione con la Business Unit Health & Welfare di Generali Italia, per valutare il livello di welfare delle aziende liguri. Hanno partecipato 142 aziende, principalmente in provincia di Genova (59%), distribuite equamente nella dimensione e divise per settori economici a seconda del tipo di contratto nazionale: commercio 31%, metalmeccanico 15%, terziario 13%, altro 40%.
Delle aziende intervistate, il 53% attua iniziative di welfare integrative rispetto a quelle previste dal Ccnl, una tendenza che cresce al crescere delle dimensioni dell’azienda (72% grandi aziende vs 28% micro-aziende) e il 50% delle stesse dedica le misure di welfare a tutta la popolazione aziendale. Una percentuale, però, di gran lunga inferiore al resto d’Italia (85%), tenendo conto che la media è calcolata su iniziative di welfare riguardanti previdenza, sostegno economico per i lavoratori, fondi e polizze sanitarie.
Andando a vedere nel dettaglio sono le grandi (65%) e le micro imprese (50%) a prevedere il welfare per tutti i dipendenti indistintamente. Le piccole e medie imprese si fermano rispettivamente al 40 e al 42%. Per le figure apicali, invece le piccole arrivano al 30%, contro il 17% delle micro, il 16% delle medie e il 9% delle grandi imprese.
Il 39% delle aziende attua iniziative di welfare per raggiungere l’obiettivo della produttività, il 38% la soddisfazione e la fidelizzazione dei lavoratori e il miglioramento del clima aziendale, il 26% per la reputazione dell’impresa. Seguono la riduzione dell’assenteismo (19%), l’integrazione del welfare pubblico (19%), i vantaggi fiscali (18%), il dar seguito a richieste delle organizzazioni sindacali (15%) e la sostenibilità sociale (8%). Per cui pare che il welfare aziendale sia considerato una leva di business e motivazionale verso i dipendenti piuttosto che un elemento che genera saving fiscale e asseconda la negoziazione sindacale.
A livello nazionale gli obiettivi principali delle aziende sono coerenti con quelli delle aziende liguri, seppur con ordine di priorità differente (soddisfazione 55%, produttività 21% e fidelizzazione 12%).
Le iniziative più diffuse, come detto riguardano la previdenza integrativa (53%), la sanità integrativa (36%), le polizze assicurative (32%), la conciliazione vita-lavoro (28%), prevenzione e check up (23%), l’assistenza sociosanitaria e domiciliare (22%), il sostegno economico ai lavoratori attraverso buoni pasto, buoni acquisto eccetera (18%), iniziative culturali e di tempo libero (12%), formazione (12%), supporto all’itruzione dei figli dei lavoratori (3%).
Per le iniziative future, a fronte di una diminuzione delle prime tre posizioni in classifica, l’orientamento è di andare verso sostegni economici per i lavoratori (32%); la conciliazione vita-lavoro (permessi aggiuntivi retribuiti per maternità/paternità, gestione flessibile del rientro, 32%); la prevenzione e il caring in caso di non autosufficienza (24%).
Inoltre, il 33% delle aziende intervistate si rivolgono figure professioniste dedicate alla gestione delle iniziative di welfare aziendale, fra cui emergono i welfare manager – previsti principalmente nelle grandi aziende intervistate – e gli specialisti delle funzioni HR / relazioni sindacali.