Sono queste ore decisive per garantire, nell’immediato, in assenza di impegno del socio privato, la continuità della produzione e la salvaguardia dell’occupazione, nel periodo necessario a trovare altri investitori privati di natura industriale”. Lo ha detto il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, nella informativa in Senato sulla Ex Ilva.
Urso ha spiegato che «C’è urgenza di un intervento drastico che segni una svolta netta rispetto alle vicende non esaltanti degli ultimi dieci anni» e ha sottolineato che l’ex Ilva è «un asset strategico di rilievo nazionale e internazionale» e che l’attuale è un «momento decisivo che chiama tutti al massimo senso di responsabilità».
«Arcelor Mittal – ha precisato il ministro – si è dichiarata disponibile ad accettare di scendere in minoranza ma non a contribuire finanziariamente in ragione della propria quota, scaricando l’intero onere finanziario sullo Stato ma nel contempo reclamando il privilegio concesso negli originali patti tra gli azionisti realizzati quando diedero vita alla società Acciaierie d’Italia di condividere in ogni caso la governance, così da condizionare ogni ulteriore decisione. Cosa che non è accettabile, né percorribile sia nella sostanza che alla luce dei vincoli europei sugli aiuti di Stato».
Urso ha affermato che l’impianto è in una situazione di grave crisi e che nel 2023 a produzione dell’ex Ilva si attesterà a meno di 3 milioni di tonnellate come nell’anno precedente, «ben sotto l’obiettivo minimo che avrebbe dovuto essere nel 2023 di 4 milioni, per poi quest’anno risalire a 5 milioni. Nulla di quello che era stato programmato e concordato è stato realizzato. Nessuno degli impegni presi è stato mantenuto in merito ai livelli occupazionali e al rilancio industriale. In questi anni la produzione si è progressivamente ridotta in spregio agli accordi sottoscritti».