Una guida che unisce itinerari turistici alla divulgazione geologica su un argomento che da sempre è percepito come fonte di disastri: le frane.
Frane d’Italia è un’idea dell’Associazione Italiana di Geologia Applicata e Ambientale (Aigaa) e questa mattina c’è stata la tappa genovese di presentazione.
Oltre 450 pagine, suddivise in 35 capitoli corredati da centinaia di illustrazioni, per un totale di più di 130 autori provenienti dal mondo universitario e da quello professionale, dagli Enti di ricerca e da quelli preposti al governo del territorio. Nei vari capitoli vengono illustrati itinerari geo-turistici finalizzati a valorizzare gli aspetti peculiari e caratteristici di alcuni tra i più rilevanti fenomeni franosi sia a scala regionale che nazionale.
Domenico Calcaterra dell’Università Federico II di Napoli e presidente Aigaa, spiega: «Siamo partiti proprio dalla constatazione che vede nelle frane una delle principali cause di lutti e di danni pesanti per il nostro Paese. Si può raccontare il territorio anche per le sue pericolosità però dandone una visione differente».
La guida diventa così strumento di conoscenza anche per migliorare la possibilità di convivere con le frane stesse, aiutando i cittadini a capirne di più.
Il lavoro è iniziato nel 2016. «Mi ero permesso di fare una previsione di terminarlo in un paio d’anni − rivela Calcaterra − c’è voluto esattamente il doppio. La materia è estremamente ricca, articolata, complessa, però la conclusione è stata veramente di grande soddisfazione e lo dimostra anche il fatto che la prima edizione l’abbiamo esaurita distribuendo le copie a tutti i soggetti che hanno contribuito alla stampa. Abbiamo attuato quello che oggi comunemente si definisce un crowdfunding perché di fatto è stata finanziata da da enti, dipartimenti universitari, l’Ispra e abbiamo stampato anche ulteriori mille copie».
Giacomo Pepe ricercatore in Geologia applicata al Distav dell’Università di Genova si è occupato insieme ad altri colleghi tra cui il professore Andrea Cevasco ed Emanuele Raso, che lavora al Parco Nazionale delle Cinque Terre, della stesura del capitolo della guida che riguarda la Liguria. Quattro gli itinerari selezionati con degli “stop” per l’osservazione da un punto di vista delle peculiarità geologiche, geomorfologiche ma non solo.
«Abbiamo inserito curiosità culturali, storiche sui fenomeni franosi selezionati − spiega Pepe − ad esempio nella frana di Mendatica, che è un abitato che risale addirittura al Medioevo, all’interno del fenomeno franoso c’è molta acqua sotterranea e infatti l’abitato è ricco di fontane in pietra scolpita. Illustriamo tutto in maniera estremamente divulgativa».
Sono quattro le frane liguri inserite: a Ventimiglia c’è un enorme fenomeno franoso, del monte Magliocca. Proseguendo verso Levante è stata inserita la frana di Mendatica, la frana di Lemeglio a Moneglia e quella di Guvano all’interno del parco delle Cinque Terre. Proprio il parco delle Cinque Terre potrebbe in futuro diventare un geopark come quello del Beigua, anticipa Calcaterra.
«Tutte frane sono molto antiche − chiarisce Pepe − alcune sono stabili e non manifestano segni di movimento, tuttavia i fenomeni franosi hanno anche movimenti molto lenti che non rappresentano una minaccia per la vita delle persone, ma possono arrecare qualche problema alle infrastrutture e alle abitazioni in termini di lesioni, per esempio».
La Liguria è stata selezionata anche nell’ambito del terzo capitolo della guida che è dedicato a fenomeni franosi a livello nazionale che sono diventati emblematici anche a livello internazionale (come il Vajont, per esempio). Il caso è quello delle frane durante l’alluvione delle Cinque Terren nel 2011.
La Liguria è particolarmente soggetta alle frane il 98% del territorio è costituito da terreni di zone montane o collinari e siccome il motore delle frane è la gravità diventa il contesto ideale. «In aggiunta − chiarisce Pepe − noi abbiamo anche delle peculiarità geologiche, delle rocce, dei terreni che sono un po’ più deboli rispetto ad altri per tutte le loro vicissitudini geologiche del passato e e anche un contesto climatico particolare che ovviamente rende il territorio più predisposto a rispetto ad altre regioni all’innesco di questi fenomeni. Negli ultimi anni anche da parte delle Istituzioni c’è stata una maggiore consapevolezza e sensibilità nei confronti dei geologi e della prevenzione di questi fenomeni per la gestione del territorio».
Per acquistare il volume scrivere a andrea.cevasco@unige.it o giacomo.pepe@unige.it
Foto di apertura: frana di Vernazza (foto di Alessandro Maifredi)