«Ancora buone notizie per l’occupazione in Liguria. I dati Istat del terzo trimestre 2023 confermano infatti, così come per i mesi precedenti, la vivacità della Liguria nel mercato del lavoro. Nella nostra regione gli occupati aumentano di oltre 6mila unità – da 628.292 a 634.298 – rispetto allo stesso periodo del 2022. Un 1% di crescita che permette alla Liguria di continuare il suo percorso di sviluppo. L’occupazione aumenta sia per gli uomini (+1,4%) sia per le donne (+0,4%)». Questo il commento del presidente della Regione Liguria Giovanni Toti ai dati Istat relativi all’occupazione nel terzo trimestre 2023.
«Un altro dato significativo che premia la politica occupazionale ligure è il calo della disoccupazione – aggiunge Toti -. Le persone senza lavoro scendono dalle 40.417 unità del terzo trimestre 2022 alle 37.988 unità dello stesso periodo dell’anno in corso. Parliamo del 6 per cento in meno di disoccupati in Liguria. Tra i settori trainanti emerge in particolare il terziario, che vede un aumento del 2,8%, ovvero più 14.033 unità. La crescita nella nostra Regione è costante ed è dovuta a una rinnovata spinta del sistema economico e agli investimenti in settori trainanti».
«Lo stato di salute del mondo del lavoro in Liguria – aggiunge l’assessore regionale al Lavoro Augusto Sartori – è ormai un fatto consolidato e i numeri Istat lo dimostrano. Con la giusta attenzione nei confronti del tema, come per esempio attraverso i rinnovati Centri per l’impiego, il futuro si prospetta roseo. Questo anche grazie alle misure messe in atto dalla Regione».
Differente la lettura dei dati Istat da parte di Cgil Liguria che mette in evidenza una serie di criticità, in particolare il brusco calo dell’occupazione dipendente nella regione.
Dalle elaborazioni di Marco De Silva responsabile dell’Ufficio Economico Cgil Genova e Liguria emergono tre novità negative: la prima è che crolla l’occupazione dipendente di -10.240 unità (-2,1% sull’anno precedente in controtendenza rispetto alla media del Nord-Ovest (+1,5%) e a quella nazionale (+2,2%).
La seconda è che l’incremento in Liguria di 6.006 unità (+1%) sull’occupazione totale (occupati dipendenti + occupati indipendenti) è inferiore sia alla media del Nord-Ovest (1,5%) sia alla media nazionale (2,1%). Quindi l’occupazione in Liguria cresce meno e l’incremento si registra solo grazie al lavoro indipendente che cresce di 16.247 unità pari al +11,7% rispetto a una crescita di tutto il Nord-Ovest del +1,3% e dell’1,6% della media italiana.
La terza è che si allarga il divario occupazionale di genere che sale al 23,1% dal 22,3% del 3° trimestre 2022. Inoltre, l’occupazione femminile in Liguria cresce 4 volte meno rispetto alla media del Nord Ovest e 6 volte meno rispetto alla media nazionale (+0,4% rispetto all’1,7% del Nord Ovest e al 2,5% della media italiana).
«Siamo davanti a uno stravolgimento della composizione del lavoro in Liguria – commenta Maurizio Calà segretario generale Cgil Liguria – i dati sono evidenti: risalta la performance negativa ligure sugli occupati dipendenti nei confronti del resto del Paese. Sarebbe opportuno – commenta Calà – evitare i soliti toni trionfalistici per riflettere su quello che sta succedendo sul fronte dell’occupazione e sulle condizioni di lavoro e sulla conversione della qualità dell’economia ligure e del suo sistema produttivo».
In chiusura Marco De Silva segnala che riguardo la diminuzione dell’occupazione dipendente si registra un calo diffuso in tutti i settori, con l’unica eccezione nelle costruzioni, e che “la popolazione di riferimento tra i 15 e gli 89 anni tra il terzo trimestre 2018 e il terzo trimestre 2023 è diminuita di oltre 26 mila unità pari al -2% e ciò spiega, almeno in parte, l’aumento del tasso di occupazione e il calo di quello di disoccupazione”.
“Moderato ottimismo” da parte di Cisl Liguria che, per voce del segretario generale Luca Maestripieri, pur accogliendo positivamente i segnali di ripresa del mondo del lavoro ne evidenzia il forte precariato.
«Il lieve aumento dell’occupazione in Liguria, che si riduce a un magro +0,4% nel caso del lavoro femminile, va accolto con moderato ottimismo. Se i segnali di ripresa del mondo del lavoro devono trovare sempre un’accoglienza positiva da parte del mondo sindacale, è altrettanto vero che, non registrando significativi passi in avanti nel campo del contrasto al precariato, restano forti le preoccupazioni sul fronte della stabilità dei contratti e sull’insufficiente sicurezza economica che i rapporti di lavoro a tempo determinato garantiscono alle persone. Va poi ricordato, anche alla luce del tragico fatto di cronaca di ieri a Borghetto Santo Spirito, che la qualità del lavoro è un valore superiore alla quantità. Siamo certi che, per proseguire sulla non facile strada della lotta a disoccupazione e precariato, sia necessario investire più risorse su adeguati percorsi formativi, risanamento del tessuto industriale, maggiore coinvolgimento delle persone nella vita delle aziende», conclude Maestripieri.