Due commesse nel 2024, frutto di un modo diverso di muoversi sul mercato: tattico e strategico. Un futuro che punta sull’idrogeno, ma anche sul nucleare.

L’amministratore delegato di Ansaldo Energia Fabrizio Fabbri dà una buona notizia sul breve periodo dell’azienda e lancia prospettive che gli consentono di essere moderatamente tranquillo.
L’avvio della produzione avverrà a inizio 2024 nell’ambito del progetto “Ricostruzione di Almay Chpp-3”. Si tratta di due turbine a gas AE94.2, due generatori e tutti i servizi ausiliari associati per il colosso kazako dell’energia Kbi Energy Group, che è appaltatore Epc di questo progetto, del valore di 100 milioni.
Una commessa che consente di gestire l’ordinario e di non ricorrere alla cassa integrazione per il prossimo anno.
«Io non mi dispero quando le cose non vanno bene e non mi entusiasmo quando vanno bene – sottolinea Fabbri – da aprile ci siamo mossi su tutti i business su due piani: il primo tattico per riempire quel gap che stava rallentando l’azienda. Avevamo deciso di uscire da turbine a gas, ma noi abbiamo stipendi da pagare, fornitori da pagare per cui abbiamo lavorato sulla pipeline commerciale rincorrendo quelle opportunità a cui non avevamo dato troppa attenzione e che stavamo perdendo. Ci abbiamo messo tutto del nostro, le mie relazioni personali con Epc, con cui non lavoravamo più. Il secondo piano, contemporaneo, è quello strategico: abbiamo venduto in Germania tecnologie a idrogeno che si faranno nel 2027, stiamo negoziando con Israele, lavorando a commesse in Africa, nel Congo, e stiamo guardando il Vietnam».
Almaty, secondo Fabbri, è la rappresentazione plastica di questa tattica: «Se volevamo queste macchine avremmo dovuto impegnarci a farle in 15 mesi ed è uscito lo spirito ansaldino. Abbiamo preso la commessa e ora ci è stato ora chiesto un contratto di fornitura più ampio in Kazakhstan. Parliamo di macchine a ciclo aperto perché non hanno problemi sul prezzo del gas. La tecnologia è la E e si parla di turbine da 200 MW».
Fabbri rivela anche il cambio di strategia che dovrebbe invertire la rotta intrapresa sino a quest’anno: «Quando noi vendiamo una centrale da 300 milioni chiavi in mano, ci prendiamo il rischio di componenti su cui non abbiamo il controllo totale, parti che non portano valore aggiunto. Abbiamo cambiato modello».
Realizzare la commessa in 15 mesi non sarà facile: «Non è un problema di persone, dobbiamo lavorare sull’efficienza – sostiene Fabbri – molte volte abbiamo difetti di qualità che ci costringono a fare rilavorazioni. Vogliamo aumentare la produttività non lavorando di più ma lavorando meglio».
Il futuro di Ansaldo Energia non riguarda solo Genova. Proseguono le trattative per acquisire le aree Wärtsilä a Trieste, in dismissione, che tanto avevano allarmato i sindacati locali nel timore di perdere posti di lavoro in Liguria. Dall’altro lato ci sono anche i 300 lavoratori dell’azienda finlandese che attendono di avere un futuro.
«Vogliamo dare ad Ansaldo Energia una dimensione nazionale – dichiara Fabbri – e rispondere alle esigenze del Paese, anche perché i soldi nostri e dei contribuenti attraverso Cdp sostengono questa azienda». L’idea di Ansaldo sarebbe produrre a Trieste gli elettrolizzatori, che trasformano l’acqua in idrogeno e ossigeno (con un discreto uso di elettricità) ottenendo l’idrogeno verde che si usa come batteria di accumulo per produrre energia.
«Li stiamo sviluppando, abbiamo tecnologia proprietaria nei nostri laboratori. La parte ingegneristica sarebbe creata a Genova senza grande manodopera, mentre a Trieste avremmo la possibilità di avere già un’area attrezzata e allestita, dentro un’hydrogen valley. Il problema per noi è avere lo sbocco al mercato e contiamo sul supporto del Friuli Venezia Giulia e dello Stato per vendere l’elettrolizzazione». L’elettrolizzatore è una componente fondamentale delle microturbine.
Anche in questo caso Fabbri ha deciso di cambiare il business model: «Oggi le costruiamo come macchine grosse e se c’è un problema parte qualcuno da qui. Punteremo su distributori locali che si occupano del service. Per questo avremo bisogno di alleanze strategiche per le microturbine». Fabbri, però lascia intravedere anche un’altra prospettiva: «Se il business decollerà c’è l’intenzione di lavorare con Fincantieri per utilizzare il sito vicino a Wärtsilä e costruire sistemi per ridurre le emissioni della flotta navale di Fincantieri».
L’a.d. di Ansaldo non la dà ancora per fatta l’operazione: «Ci stiamo guardando, non tutto è allineato; stiamo lavorando con il Mase, il Mimit, ma abbiamo un progetto che può sostenere i 300 lavoratori di Wärtsilä e svolgiamo anche un ruolo istituzionale come azienda partecipata da Cdp».
A Trieste quindi sarebbero prodotti materialmente gli elettrolizzatori, le microturbine e i sistemi di carbon capture per le navi Fincantieri.
Fabbri, che è a.d. dal primo aprile 2023, confessa anche come si sta trovando a Genova: «Sono arrivato col casco in testa, poi ho trovato una Società che aveva un problema di esecuzione di certe commesse, non problemi strutturali. Tutto questo mugugno genovese non l’ho visto. La città mi ha accolto bene, è bellissima. Quello che mi preoccupa ancora è l’andamento della Società in termini di cassa perché la stiamo gestendo ancora col freno tirato. Però al 170esimo anniversario i clienti mi hanno detto: “Mai abbiamo visto le istituzioni così vicine all’azienda”. Noi vendiamo infrastrutture e per chi deve comprare vedere che lo Stato e le istituzioni sono dietro questa azienda è rassicurante. Il clima mi sembra stia cambiando, a volte faccio pranzi in mensa insieme a persone dell’azienda con cui non parlo mai e ho notato che c’è più positività: prima percepivo preoccupazione sul futuro, ora sul fare”.
Il futuro sarà anche sul nucleare, tramite la controllata al 100% Ansaldo Nucleare: «Noi ci siamo. Il nostro nucleare è un survivor, è un miracolo che sia sopravvissuto dal 1986. Negli anni abbiamo mantenuto qualche capacità, ne abbiamo perse molte, ma siamo pronti a riprendere quel percorso. Stiamo lavorando in Romania, Canada, Francia, a livello strategico abbiamo una collaborazione con Edison ed Edf per sviluppo dei reattori più piccoli, innovativi e sicuri».
Fabbri rilancia: «Se c’è un’azienda che ha tutto per la transizione energetica è Ansaldo. Abbiamo capacità anche sulle turbine a vapore che costituiscono i reattori, lavoriamo con le macchine rotanti, nucleari e c’è un a.d. pronto a investire sul nucleare. Le istituzioni per ora ci supportano a parole. Siamo consapevoli che però quando decideremo di mettere il primo reattore il dove sarà più complicato rispetto alla decisione di un termovalorizzatore. Però se si vedono i numeri fanno molte più vittime i monopattini che il nucleare. Penso che sarà una parte importante del mix energetico del futuro. Il primo reattore lo si potrebbe traguardare al 2030».