In un momento in cui sembrerebbe che gli aspetti negativi prevalgano su tutti gli altri, Umberto Risso, presidente di Confindustria Genova, nella sua relazione all’assemblea pubblica dell’associazione cita Giorgio Gaber e la canzone “Verso il terzo millennio”: E tu mi vieni a dire Quasi gridando Che non c’è più salvezza Sta sprofondando il mondo Ma io ti voglio dire Che non è mai finita Che tutto quel che accade Fa parte della vita.
Un’assemblea che ha come titolo Prospettive e, come dice Risso: «Abbiamo scelto di venire a discuterne all’interno di una fabbrica del settore di punta dell’high-tech genovese, Phase Motion Control».
In quattro anni sono molti gli eventi che hanno modificato moltissimo lo scenario in cui si muove l’industria: la Brexit, la pandemia da Covid, l’assalto al Congresso Usa, eventi meteorologici e incendi su larga scala, il blocco del Canale di Suez, l’esplosione dei prezzi di noli e materie prime, la carenza di componenti e semiconduttori, la guerra Russia-Ucraina, la crisi Europea del Gas e il conflitto tra Israele e Hamas. La globalizzazione ha amplificato l’effetto degli shock economici negativi.
«Tuttavia – dice Risso – tutti i dati macroeconomici dimostrano anche che la stessa globalizzazione ha permesso, contestualmente, un rafforzamento della resistenza delle aziende, le ha selezionate e fortificate. La popolazione mondiale è raddoppiata, mentre è diminuita la percentuale di persone in stato di povertà».
Nella relazione del presidente diventa evidente quanto sia importante rafforzare la capacità di reazione a eventi imprevisti e imprevedibili, preservando al contempo la propria efficienza. «Questo significa ripensare alla propria catena di fornitura in termini operativi, ma anche di strategia a medio/lungo termine, promuovendo investimenti in tecnologie in grado di governare nel modo migliore possibile le transizioni digitale, ecologica ed energetica».
E il ruolo della filiera diventa fondamentale per non restare indietro, con il fattore umano fondamentale per non restare tagliati fuori dall’evoluzione dei sistemi produttivi, logistici e distributivi. «L’assunzione di nuovo personale, con le competenze adatte, è nient’altro che lungimiranza». Secondo il report di Banca d’Italia dei primi nove mesi dell’anno, l’occupazione in Liguria ha proseguito il suo trend positivo: + 3,7% nel primo semestre 2023 rispetto allo stesso periodo del 2022, più del Nord Ovest (+1,7%) e dell’Italia (2%).
L’altro tema fondamentale è quello della transizione energetica: «Nel campo dello sviluppo delle energie rinnovabili – spiega Risso – che dovrebbe costituire un obiettivo prioritario e universalmente condiviso, riscontriamo che nel 2023, a fronte di richieste di 19.000 MW di nuova potenza istallata, al momento ne risultano autorizzati soltanto 2.000 MW; e di questo gap, il 50% è attribuibile a lungaggini burocratiche, mentre il restante 50% è bloccato da ogni genere di ricorso da parte di comitati e associazioni ambientaliste. Il che risulta, francamente, imbarazzante».
Anche qui torna l’importanza del traino delle grandi imprese sulle piccole e medie realtà nell’affrontare la transizione digitale e quella ecologica con la riorganizzazione delle catene del valore. «Di questi temi si sta occupando la nostra Associazione e, in particolare, il nostro Gruppo Piccola Industria, che a breve presenterà uno specifico position paper».
Ma quali sono le sfide dell’immediato futuro? L’evoluzione logistico-organizzativa della supply chain, basata sul concetto di riduzione della distanza e aumento della sicurezza delle forniture, la digitalizzazione dei processi e le valutazioni di sostenibilità indotte dall’impatto della transizione green e delle nuove regole Esg.
«Non è realistico sostenere che le pmi possano affrontare in autonomia questi cambiamenti. Dal canto loro, le grandi imprese hanno tutto l’interesse affinché le piccole realtà non rimangano indietro: “una filiera non è più forte del suo anello più debole”.
Una recente indagine del Centro Studi Confindustria sulle strategie di offshoring e reshoring delle aziende manifatturiere ha mostrato come la motivazione principale che ha indotto le imprese a riportare nel territorio domestico le proprie catene di fornitura sia la disponibilità di fornitori idonei in Italia».
Nonostante ciascuna azienda abbia un proprio grado di “evoluzione digitale”, per Confindustria è preferibile parlare di transizione digitale di un intero sistema produttivo, filiera o comparto, avendo a riferimento la maturità digitale dei principali nodi della catena del valore, delle imprese leader e il livello d’innovazione mediamente presente. In un contesto di mutamenti economici e geo-politici, per il Mediterraneo e i territori che si affacciano sul Mediterraneo si aprono nuove e grandi opportunità con Paesi emergenti che cominciano a estendere la loro influenza sull’acqua.
«Il ruolo e la competitività dei Porti è ancor più fondamentale. Genova è il porto di un contesto territoriale esteso, una prospettiva di “città lunga” che abbiamo ribattezzato “Mitogeno” e nella quale dobbiamo intendere l’effettuazione degli interventi infrastrutturali “epocali” che sono in corso di realizzazione: terzo valico e nuovo nodo ferroviario, nuova diga foranea, potenziamento della rete autostradale e auspicabilmente l’avvio dei cantieri della gronda. La nostra assemblea pubblica del 2022 era stata dedicata proprio a questo tema e i dodici mesi successivi ci hanno visto lavorare in maniera strutturata con i nostri colleghi di Assolombarda e Unione Industriali di Torino in questa nuova prospettiva».
«Oggi − dichiara il presidente Giovanni Toti dal palco − la Liguria rappresenta il simbolo di un’Italia che cambia e dobbiamo esserne orgogliosi. Stiamo infatti attraversando tempi di grandissimi cambiamenti, dal cantiere della Diga, il Terzo Valico, le fibre ottiche che sbarcano sulla nostra costa, la capacità dei nostri centri di competenza. Parte delle imprese che rappresentiamo oggi appartengono a un mondo che storicamente era stato diviso da un muro, all’epoca il Muro di Berlino, ma oggi si tratta di un muro che non vediamo e che divide la nostra società tra chi crede nel futuro e chi invece vive questo momento di cambiamento come un elemento di paura. Noi abbiamo il dovere di stare dalla parte giusta del muro, quella per cui la transizione ecologica sarà un momento di crescita, ricerca e benessere per le nostre imprese. Sono il coraggio e la fiducia delle persone a costruire il futuro e il mercato: Genova ha saputo, dal Ponte San Giorgio in poi, rappresentare quella fiducia nel futuro anche nei momenti più difficili che abbiamo vissuto».
Il sindaco di Genova Marco Bucci commenta: «Prospettiva vuol dire avere una visione, vuol dire avere un piano strategico in corrispondenza della visione. Se non si ragiona in questo modo si possono fare tante cose, ma se non sono coordinate l’una all’altro tendono a essere azioni a spot ed è giusto che con tutti gli investimenti che son già arrivati e che stiamo mettendo a terra ora dal punto di vista pubblico è giusto che anche le aziende comincino ad avere una visione strategica e su questa visione strategica si facciano i piani per il futuro. Non di due anni ma il futuro tra dieci, quindici, venti, venticinque anni».