Sono 1.891 le donne che hanno contattato nel 2021 i 10 centri antiviolenza in Liguria, 26,5 ogni 10 mila over 14, un dato che vale il quarto posto tra le regioni. Il numero medio delle donne che hanno contattato il centro è di 189,1. Quelle prese in carico sono state 150,4 (numero medio di nuove donne prese in carico 95,4). Sono i dati diffusi in questi giorni dall’Istat che ha compiuto un’analisi piuttosto approfondita sui Cav, ma anche sul numero 1522 e le case rifugio.
La copertura sul territorio ligure è superiore alla media nazionale: 0,07 ogni 10 mila abitanti (0,06), 0,13 ogni 10 mila donne (0,12), un tasso di 1,54 per 10 mila donne vittime di violenza (1,60).
La presenza di una rete antiviolenza “forte” è fondamentale per aiutare le donne vittime di violenza a trovare supporto sul territorio e permette di far emergere il fenomeno della violenza stessa. Nella sua indagine l’Istat ha anche cercato di capire quali sono i nodi potenziali della rete che meglio intercettano queste richieste di aiuto e che indirizzano al Centro antiviolenza. Le donne che nel 2021 stavano affrontando il loro percorso di uscita dalla violenza, prima di prendere contatti con il Cav, si sono rivolte ai parenti (40% delle donne) e alle forze dell’ordine (30% delle donne), senza particolari differenze territoriali. Tuttavia, per esempio, la Liguria ha una peculiarità: rispetto al 9% nazionale, il 18% delle donne come primo contatto si rivolga a un professionista (psicologo).
Il ricorso ai servizi specializzati (Cav, numero 1522) o i professionisti (avvocati, psicologi) è più frequente nelle donne italiane con un diploma o una laurea, economicamente autonome, in genere più grandi di età, che acquisiscono informazioni e poi, prevalentemente in modo autonomo, si recano al Cav per iniziare il loro percorso di uscita dalla violenza.
Competenza, gestione e attività
Nessuno dei 10 è di competenza comunale: i3 sono intercomunale, 5 provinciali, 1 regionale e 1 sovraregionale. Sette su dieci hanno un soggetto privato come ente promotore, la cui esperienza nel 71,4% dei casi supera i 13 anni.
Sei centri hanno locali in affitto, 4 a titolo gratuito. Uno ha aperto prima del 1990, 5 tra il 2000 e il 2009, 4 tra il 2014 e il 2021. Tutti aderiscono al numero 1522. Sette su dieci sono reperibili h24. Otto su dieci hanno una segreteria telefonica. Solo due hanno un numero verde. Solo tre una linea telefonica per operatori.
Sette centri sono gestiti direttamente dall’ente promotore, uno è a gestione mista, due sono gestiti da altro ente. Tutti gli enti gestori sono soggetti privati (tre hanno comunque un promotore pubblico) e la mission principale si divide a metà: 5 esclusivamente violenza, 5 anche violenza.
I Centri antiviolenza non solo si fanno carico del lavoro della protezione delle donne, ma conducono anche attività importanti dal punto di vista della prevenzione della violenza. Tutti i centri liguri organizzano interventi nelle scuole. Sei svolgono attività di formazione verso l’esterno.