L’Istat ha pubblicato il nuovo rapporto sugli obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals – SDGs), che presenta l’aggiornamento e l’analisi delle misure statistiche finalizzate al monitoraggio dell’Agenda 2030 per il nostro Paese, contribuendo alla realizzazione di questo importante progetto globale.
I 17 SDGs, e gli specifici target in cui sono declinati, bilanciano le tre dimensioni dello sviluppo sostenibile, estendendo l’Agenda 2030 dal solo pilastro sociale, previsto dagli obiettivi del millennio, agli altri due pilastri, economico e ambientale, cui si aggiunge la dimensione istituzionale.
La sesta edizione del rapporto sui Sustainable Development Goals (SDGs) include la diffusione di 372 misure statistiche connesse a 139 indicatori tra quelli proposti dall’Inter-Agency and Expert Group on SDG Indicators delle Nazioni unite, per il monitoraggio degli avanzamenti dell’Agenda 2030 a livello globale.
L’analisi dell’evoluzione temporale delle misure statistiche Istat-SDGs è stata condotta confrontando i dati dell’ultimo anno disponibile (prevalentemente il 2021 o il 2022) con quelli riferiti all’anno precedente e a 10 anni prima.
Per 152 misure Istat-SDGs, disponibili a livello regionale, è stata stimata una distanza, calcolata per ciascuna regione e per ciascun anno, dalla cosiddetta best performance, intesa come il migliore risultato raggiunto da una o più regioni/Province Autonome, dal 2010 ad oggi. Le distanze così calcolate sono state sintetizzate per 9 Goal.
Il dettaglio dell’evoluzione nel tempo di ogni regione in ogni Goal rispetto alla best performance è riportato nelle figure che seguono.
Per ogni Goal, per ogni regione o Provincia Autonoma, per ogni anno (dal 2012 al 2022), la distanza dalla best performance è rappresentata da un colore che varia dal verde più intenso (distanza minima della regione nel Goal considerato) al rosso più scuro (distanza massima), passando per il giallo. Tali “mappe di calore”, pur nella loro sintesi, forniscono una rappresentazione visiva immediata e facilmente interpretabile dei progressi delle disparità territoriali, all’interno di ciascun Goal.
L’area People (Figura 5) delinea un moderato miglioramento nel tempo, seppur con alcuni importanti arretramenti, soprattutto per alcune zone geografiche. Il Goal 4 (Istruzione) vede ad esempio un peggioramento di quasi tutte le misure relative alle competenze nell’anno della didattica a distanza, con un recupero nel periodo post-pandemico non uniforme sul territorio, che non consente di ripristinare i livelli prepandemia soprattutto nelle regioni meridionali. Per tutti i Goal è evidente una forte e persistente disparità territoriale Nord-Mezzogiorno, con l’eccezione del Goal 3 (Salute), che vede ridurre il divario nel corso del tempo, e, in misura minore, del Goal 5 (Parità di genere), il cui andamento complessivo migliora in misura abbastanza equilibrata a livello territoriale.
La dinamica scarsamente intensa che interessa i Goal dell’area Planet non dipende solo da aggiornamenti meno frequenti e ridotto dinamismo nel medio periodo degli indicatori che misurano lo stato del pianeta, ma anche da un’effettiva stazionarietà delle distanze inter-regionali delle grandezze dalla bp (Figura 6).
I Goal 6 (Acqua), 13 (Cambiamento climatico), e 15 (Vita sulla terra) si caratterizzano per una duratura eterogeneità territoriale, che non segue però il classico gradiente Nord-Mezzogiorno tipico dei Goal dell’area People o Prosperity. Si evidenziano inoltre distanze dalla bp sensibilmente e costantemente più elevate per la Sicilia, nel Goal 6, per l’Emilia-Romagna, nel Goal 13, e per la Lombardia, nel Goal 15. Nel caso della Sicilia l’ampia distanza è causata da percentuali relativamente basse, e che non migliorano, della copertura del servizio pubblico di fognatura e dell’estensione delle coste marine balneabili. Per quanto riguarda l’Emilia Romagna incidono in modo particolare gli indicatori sul rischio di alluvioni; nel caso della Lombardia lo svantaggio dipende dall’effetto complessivo di tutte le misure considerate. Goal 12 registra un allontanamento generalizzato nel corso del tempo dalle migliori performance regionali, con le regioni del Centro tra le più virtuose. Nel Goal 14 (Vita sott’acqua) si riscontra un vantaggio maggiore per Toscana, Puglia, Basilicata e Calabria rispetto a Friuli-Venezia Giulia, Marche, Lazio, Abruzzo e Sicilia.
Nell’area Prosperity, si osservano comportamenti eterogenei (Figura 7). Nei Goal 8 (Lavoro e crescita economica) e 10 (Ridurre le disuguaglianze) non si assiste a una riduzione delle disparità regionali e il Mezzogiorno resta considerevolmente più arretrato rispetto al Centro-Nord. I Goal 7, 9 e 11 registrano invece un progressivo avvicinamento delle unità geografiche alla bp, e una polarizzazione geografica meno pronunciata. I progressi più spiccati sono quelli del Goal 7 (Energia pulita), grazie al sempre più ampio consumo di energia da fonti rinnovabili, e, soprattutto, del Goal 9 (Infrastrutture), che vede migliorare sensibilmente e continuativamente gli indicatori sulla digitalizzazione e sulla innovazione d’impresa. Nel Goal 11 (Città sostenibili), sono soprattutto gli indicatori di abitabilità (percentuale di persone che vivono in abitazioni, sovraffollate, rumorose o con problemi strutturali o di umidità) a dare buoni risultati.
Nella sezione Peace e Partnership (Figura 8), per il Goal 16 (Pace, giustizia e istituzioni), le distanze sono piuttosto stazionarie nel tempo, con qualche eccezione, come ad esempio il progresso di Trento e il regresso della Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste. Il Goal 17 (Partnership per gli obiettivi) presenta un diffuso miglioramento, particolarmente evidente dopo il 2017, trainato soprattutto dall’aumento delle rimesse degli immigrati e, in seconda battuta, dai risultati favorevoli degli indicatori riguardanti l’uso dell’ICT. Tuttavia, le differenze tra le regioni del Centro-Nord e le regioni del Mezzogiorno permangono.