La prima tranche della ricapitalizzazione di Ansaldo Energia da parte del socio Cdp Equity è arrivata: 230 milioni sui 580 previsti. Un’altra parte è prevista a ottobre, l’ultima nel 2024. Shanghai Electric di conseguenza scenderà sotto l’1% nella compagine azionaria, ma avrà l’opzione per sei mesi di partecipare, entro il primo trimestre 2024. Le joint venture (quasi tutte al 50%) invece restano attive, una partita, quella legata alla collaborazione cinese, che vale 80 milioni di ricavi all’anno. Nell’immediato futuro, inoltre, non è prevista alcuna nuova manovra finanziaria, né la ricerca di nuovi soci industriali, ma solo la stabilizzazione del business e la generazione di cassa.
Lo ha dichiarato l’amministratore delegato Fabrizio Fabbri in un incontro riservato ai giornalisti a due mesi dall’insediamento nell’azienda.
Un’iniezione che però rappresenta il minimo indispensabile per garantire la continuità aziendale (recuperando il debito da 350 milioni del bond), ma che non consente al nuovo management di “sedersi” e stare a guardare.
«Ho ricevuto un piano industriale che prevede 4-5 macchine all’anno nel triennio − annuncia Fabbri − io sto cercando di fare meglio, la mia ambizione è moltiplicare per tre, arrivare a 15, lavorando sulla produttività. Le nostre commesse si materializzano da 3 a 5 anni e con una fabbrica di questo genere ci vuole più volume, non tanto per farla andare avanti, 6 e 7 sarebbe già un buon livello».
Il debito con le banche sarà saldato nel primo trimestre 2024. Al netto della restituzione di questa cifra, Fabbri dovrà far funzionare l’azienda e realizzare investimenti. «Lavoreremo su efficienza e qualità − dice − tra le buone notizie c’è che il mercato sta tirando molto. Ci sono processi esterni nuovi, è vero, primi fra tutti l’inflazione che non è benigna in Europa, guidata da un aumento di costi e non di domanda. Questo ci pone in una condizione di competitività mutilata, perché i nostri concorrenti hanno un costo dell’energia più basso del nostro, ma possiamo lavorare internamente».
Prevista una rivisitazione del piano industriale alla luce di un mercato che cambia continuamente. «Sicuramente il focus maggiore rimarrà su Genova a cui siamo legati da 170 anni − annuncia − Ansaldo Energia è un’azienda che si deve internazionalizzare, deve guardare ai mercati del Medio Oriente, a quelli del Cis, ossia le ex Repubbliche Sovietiche, e il Nord Africa, che noi consideriamo mercato domestico».
Nessun ricorso alla cassa integrazione nel 2024, uno strumento che Fabbri ritiene doloroso e che fa perdere flessibilità. Sempre nell’ambito del personale Ansaldo ha delle necessità sul cosiddetto service: «Compriamo manodopera perché non abbiamo un carico ottimale: abbiamo necessità sul service e un certo scarico sulle new units, quindi cerchiamo di convertire il più possibile manodopera. Quando possiamo facciamo formazione».
A due mesi dall’insediamento il nuovo amministratore rivela le sue impressioni: «Genova mi ha sorpreso positivamente, l’attaccamento della città è sorprendente. Ho trovato un’azienda con prodotti tecnologici di punta interessantissimi che hanno un mercato, ho trovato un’azienda diversificata in tre settori: termico, nucleare e green tech e quello che mi ha anche sorpreso è la professionalità delle persone, altissima e non solo al primo livello, ma anche al secondo, al terzo e al quarto. L’esperienza è stratificata. Sono felice di essere qui e contento che l’azienda sia stata rifinanziata dal socio. Gli ultimi mesi sono stati difficili perché l’attesa era stata estenuante, ma non ci possiamo rilassare. C’e molto da fare. L’azienda è la stessa che ha creato la necessità di questi soldi. Ora deve generare la cassa per sostenere non solo il business, ma anche gli invesimenti. Un’azienda o cresce o muore. È un dovere verso i dipendenti e il Paese».
La guerra ha dimostrato che l’energia non è scontata. «Non c’è sempre, è un bene strategico che ogni paese deve organizzarsi per averlo a buon prezzo e Ansaldo è una delle quattro societa al mondo che ha la tecnologia per fare questo, incluso il nucleare. Il nucleare di oggi è intorno a noi, più sicuro, legato a un tipo di uranio usato per poi costruire ordigni nucleari. Oggi si fa con materiali molto meno radiattivi, centrali più piccole, è più gestibile».
L’espansione verso le tecnologie green è presente nei piani societari, ma va vista alla luce del fatto che siano molto costose (per esempio l’idrogeno) e le quantità che producono sono ancora insufficienti.
Per quanto riguarda il gas Ansaldo guarda al Medio Oriente e agli Stati delle ex Repubbliche Sovietiche. In Medio Oriente Ansaldo Energia intende vendere prodotti che consentono di abbattere le emissioni e di risparmiare a chi ancora oggi applica il gas flaring, una pratica che consiste nel bruciare senza recupero energetico il gas naturale in eccesso estratto insieme al petrolio. «Le stiamo promuovendo e si vendono velocemente», dice Fabbri.
Il gas ha ancora mercato: «In Germania hanno fermato le centrali nucleari, ora stanno andando a carbone. Stanno cercando di farsi approvare dall’Unione Europea cicli combinati a gas naturale e farli figurare come energie rinnovabili. Di fatto noi oggi per ogni gigawatt di energie rinnovabili abbiamo bisogno di 1,2 gigawatt di fonti programmabili. A oggi non abbiamo sistemi di accumulo per Paesi delle nostre dimensioni».
L’altra partita entro l’anno riguarda la riconversione delle centrali termoelettriche italiane: Ansaldo è interessata agli impianti di Cassano d’Adda e di San Filippo del Mela con A2a. L’azienda attende la notifica a procedere dopo lo stop legato appunto alla guerra e all’incremento dei costi energetici.
Al nucleare si guarderà maggiormente sul lungo periodo, fusione compresa (Ansaldo Energia fa parte del progetto europeo Iter). «Un’opportunità per chi ce l’ha e siamo i pochi a essere rimasti nel settore anche se l’Italia l’ha abbandonato, due volte, da 30 anni».
Fabrizio Fabbri, classe 1965, è un manager con un’esperienza trentennale nel settore Energia e Oil&Gas. Ha iniziato la sua carriera nel 1988 in Ricciarelli Spa (Gruppo Sasib) per poi entrare, nel dicembre del 1989, in Nuovo Pignone, all’epoca controllata da Eni e poi da General Electric. All’interno del perimetro industriale italiano di General Electric, Fabbri ha ricoperto diverse cariche, anche in ambito europeo. Nel 2011 ha assunto il ruolo di General Manager per il Sud e l’Est Europa di Alstom Power e anche l’incarico di AD di Alstom Power Italia. Dal 2015 è diventato General Manager di GE South and East Europe. In questo ruolo ha gestito, in particolare, l’intero business di GE Power Services. A partire dall’aprile del 2020 è entrato a far parte della struttura manageriale del gruppo americano EthosEnergy, ricoprendo l’incarico di executive vicepresident per l’emisfero orientale dell’azienda di Houston. Il 5 marzo 2023 è stato nominato amministratore delegato di Ansaldo Energia, carica che ha assunto a partire dal primo aprile 2023.