Genova e la Liguria crescono, hanno superato gli effetti della pandemia e della guerra in Ucraina e dispongono di un largo margine di ulteriore sviluppo, grazie alle capacità distintive delle aziende del territorio e alle grandi opere infrastrutturali in via di realizzazione.
È il quadro emerso dall’evento “Obiettivo la creazione del valore” che si è svolto ieri al Palazzo della Borsa di Genova nell’ambito del progetto “Why Liguria-il bello e il buono“, avviato da Deloitte Private nel 2015 e giunto al suo decimo appuntamento. Un quadro delineato dai risultati emersi dall’Osservatorio Deloitte Private sulle aziende liguri e da uno studio di Gabetti Property Solutions sulle tendenze del mercato immobiliare come indicatore del potenziale di sviluppo di un territorio, e confermato dalle riflessioni generate da due tavole rotonde.
«Questo evento – precisa Eugenio Puddu, partner Deloitte e responsabile del Progetto Why Liguria – coordinato da Francesca Tognetti, senior manager Deloitte Sustainability – è il decimo della serie Why Liguria-Il bello e il buono. Eravamo partiti a fine 2015 con un’osservazione condotta da un gruppo di Deloitte che aveva deciso di approfondire la conoscenza del territorio ligure, che allora si percepiva come territorio con grandi potenzialità ma non narrato. E quel poco che veniva narrato alll’esterno non dava visibilità ed evidenza a tutta una serie di primati e di talenti che pure la Liguria possedeva. Abbiamo quindi deciso di approfondire, numeri alla mano, le tendenze del territorio ed è nato questo ciclo di appuntamenti, ognuno con un tema specifico – quello di oggi è l’obiettivo creazione del valore – appuntamenti che partono da misurazioni numeriche, direi quasi scientifiche. L’Osservatorio di Deloitte analizza le aziende che popolano questo territorio. Nello studio presentato oggi monitoriamo una popolazione di circa 4 mila aziende. In un periodo di cinque anni, come nelle precedenti analisi. Perché cinque anni? Perché cinque anni consentono di stabilizzare fenomeni non ricorrenti, fenomeni accaduti in un arco temporale specifico. E in questo studio si osserva che nel periodo 2017-2021 nella nostra popolazione di oltre 4 mila aziende liguri, c’è stata una crescita di quasi tutti gli indicatori determinanti, cioè quelli che creano valore. Queste 4 mila aziende sono crescite del 21% in termini di fatturato e del 10% in termini di marginalità, con una crescita della forza lavoro dell’8%. Ma questi sono dati aggregati. Se andiamo a segmentare c’è una popolazione che viaggia a una velocità più sostenuta rispetto alle altre, una velocità sorprendente. Oltre il 55% delle aziende del campione performa in questi 5 anni con dati impressionanti: realizza un incremento del fatturato del 48% e un incremento della marginalità più che proporzionale: arriviamo al 51%, con un +23% del numero degli addetti. Se restringessimo ancora il campione vedremmo che nelle 4 mila aziende sono presenti alcune, che abbiamo definito i bravissimi, i primi della classe. Questi primi della classe, che normalmente vengono osservati per trarne spunto e ispirazione, realizzano una crescita del fatturato in questi cinque anni dell’85%. Vuol dire che hanno quasi raddoppiato. Ma la vera sorpresa arriva dal margine, il margine arriva al 149%. Questi sono dati analizzati su bilanci depositati. Abbiamo quindi deciso di comprendere cosa era accaduto alle aziende liguri che avevano performato così bene. Cosa avevano fatto? Avevano saputo cogliere opportunità specifiche del mercato. Quelle che potevano essere minacce o incertezze sono riuscite a tramutarle in grandi opportunità. E di qui è nata un’osservazione di questo gruppo di bravi e bravissimi che ha guidato i consigli e i suggerimenti che come team di lavoro abbiamo condiviso con le altre aziende. È accaduto che le aziende che hanno applicato quei consigli oggi le ritroviamo tra i virtuosi. Del resto i i consigli sono banalissimi, sono rappresentazioni a cui possono arrivare un po’ tutti. Il primo investimento che hanno fatto i bravissimi è un investimento sul personale. È investimento che riguarda la qualità del lavoro, qualità incrementata grazie all’innovazione. Innovazione digitale. Anche qui, qualche numero che viene da una ricerca internazionale fatta da Deloitte. Si parla di profitable growth, di aziende che riescono a crescere creando valore. Sono quelle che al 93% hanno investito nella digitalizzazione, l’85% di queste aziende di successo sono realtà che hanno sviluppato piani pluriennali di crescita. Attenzione: non di difesa ma di attacco, di crescita. E il 90% di queste aziende di successo ha investito e sta investendo in comunicazione e trasparenza, il 97% sta investendo per migliorare la sostenibilità e l’impatto ambientale. Abbiamo settori che sono decisamente champions, in verità in un periodo di 5 ani c’è un’oscillazione in tutti i settori, c’è una ciclicità, però i settori forti, quelli di vocazione del territorio, penso allo shipping ma anche a tutta la manifattura, non solo quella food ma anche nell’ambito non food, evidenziano, pur con delle ciclicità, trend di assoluto rilievo. Abbiamo identificato con una bandierina le aziende che, secondo noi, con un approccio predictive, saranno le aziende che nei prossimi due o tre anni potranno performare bene. Aspettiamoci che le aziende che in questo momento hanno continuato a investire saranno i best performer. Teniamo a mente un dato: il periodo di osservazione comprende il periodo Covid, quindi lockdown, chiusura totale. In quella fase abbiamo osservato un calo di tutti di tutti gli indicatori oscillante ga un -20 e un -25%, aggregato. Ebbene, quel calo, con i dati del 2021, e non parlo ancora del 2022, è stato interamente recuperato. Oggi, quindi con i dati che pubblichiamo, paragoniamo la situazione al 2021 a quella pre-pandemia. Ne emerge un grande risultato del territorio».
Ernesto Lanzillo, responsabile Deloitte Private per Deloitte Central Mediterranean, che ha coordinato una dellel tavole rotonde, osserva che «È molto interessante vedere come i fattori strategici delle migliori aziende liguri siano totalmente allineati a quanto è emerso da una recente survey condotta da Deloitte a livello internazionale.
«In questa tavola rotonda – sintetizza Lanzillo – i quattro imprenditori hanno condiviso sostanzialmente un tema centrale, e cioè che lo sviluppo sostenibile dipende dalla capacità dell’azienda di incidere non solo sui consumatori ma su gli stake holder che stanno intorno all’azienda. Ne è venuto fuori che le aziende devono avere politiche di sostenibilità ben definite, chiare, che permettano allo stake holder di comprendere qual è il loro vero posizionamento sui temi centrali, sui temi rilevanti per lo stake holder. Quindi abbiamo analizzato le tendenze dei consumatori di diversi settori. Avevamo l’area agroalimentare che è connessa al consumatore finale e che è tutta concentrata sulla qualità, la tracciabilità, glielementi di qualità del prodotto e la sostenibilità nella produzione e nelle materie prime. Abbiamo visto poi una interpretazione molto importante di impatto sociale data da EcoEridania sul tema della circolarità, della sostenebilità dei rifiuti. E poi abbiamo avuto la testimonianza di Premuda che ci ha raccontato che anche per loro ormai l’investimento sostenibile è essenziale, serve a identificare meglio la strategia della società anche di posizionamento sul mercato per renderli differenti rispetto ai competitor. In generale quello che è emerso è: la sostenibilità, il green , ma in più ampio senso tutto quello che sono i fattori Esg, anche le componenti sociali e la corretta governance, l’interpretazione del ruolo dell’imprenditore, sono centrali in ogni settore. L’ultimo intervento, quello sul nanismo delle aziende, sul fatto che le aziende si debbono aggregare è un indicatore chiaro di un aspetto importante della governance».
Indicazioni coerenti quelle emerse dall’altra tavola rotonda, presenti Villa Montallegro, Webuild, Imagro, Renzo Piano Building Workshop, Gruppo Viziano, che hanno inoltre sottolineato l’importanza dei contesti sociopolitici, l’importanza strategica per le imprese di sapersi aggregare, la capacità di selezionare i progetti, evitando quelli sbagliati e portando avanti avanti con tenacia quelli vitali.
Pietro Piciocchi, vicesindaco del Comune di Genova, ha sviluppato uno dei temi centrali del convegno, il ruolo delle infrastrutture di collegamento del territorio ligure e l’oltre Appennino e la riqualificazione del waterfront genovese. «Siamo impegnati nella realizzazione di infrastrutture – ha detto – di cui ora intravediamo la conclusione, del Terzo Valico si parlava da una trentina d’anni, e intanto abbiamo avviato il progetto della nuova diga del porto di Genova, una delle opere più importanti finanziate dal Pnrr, ma sono in campo altri, importanti progetti, quelli che riguardano la riqualificazione di Certosa e del Campasso, interessati dall’ultimo miglio della linea del Terzo Valico, lo Skay Metro della Val Bisagno. È noto che è in corso il ridisegno del water front di Levante con importantissime ricadute sul tessuto economico e sociale della città ma stiamo lavorando anche al water front di Ponente, alla passeggiata di Voltri, per realizzare una pista ciclopedonale che colleghi Pra’, Voltri, Arenzano Varazze, alla riqualificazione di Palmaro e di Sampierdarena, alla funivia che a Genova colleghi il mare con i monti».
Le grandi opere in corso sono considerate strategiche anche nell’analisi di Roberto Busso, ceo di Gabetti Group.
«La giornata – ha osservato Busso – è dedicata alla crescita di valore perché Genova e la Liguria negli ultimi due anni e per il futuro sono location di riferimento. Genova è la città con il più alto margine di crescita nei prossimi anni in Italia da un punto di vista residenziale, alto-spendente, di alto livello, di senior housing. Nel water front abbiamo registrato un grande successo, abbiamo venduto tutti gli appartamenti e non è ancora finita la costruzione, una cosa che non accadeva dall’inizio degli anni Duemila. Si è visto che se effettivamente offri un prodotto rispondente alle esigenze di chi lo vuole, ottieni dei risultati anche economici decisamente più importanti rispetto alla media dei prezzi e dei valori che ci sono nella stessa città. Grazie al Pnrr e ai piani di sviluppo e coesione arriveranno in Liguria quasi due miliardi e mezzo di euro di investimenti, buona parte dei quali sarà impiegata per opere al servizio di trasporti e mobilità sostenibile. I nuovi progetti in infrastrutture promossi dal Pnrr cambieranno il volto di Genova e l’attrattività dell’intera Liguria. Genova tra pochissimo sarà a 55 minuti da Milano e 65 da Torino. Dai nostri studi emerge che gli investimenti in programma e progetti come il waterfront di Levante hanno il potenziale per portare benefici a tutta l’area adiacente, come avvenuto in precedenti esperienze internazionali di rinnovamento urbano, per esempio a Marsiglia e Barcellona, che hanno consentito una rivalutazione al rialzo delle quotazioni medie delle zone circostanti. Genova inoltre ha un tessuto edilizio esistente da rinnovare, un sostrato di corporate company importante, un tessuto universitario che cresce di anno in anno con una partecipazione di studenti stranieri al di sopra della media nazionale. Stanno cambiando tanti scenari che prefigurano un futuro di sviluppo».
L’Ufficio Studi Gabetti ha fotografato il mercato residenziale di Genova e della Liguria, con particolare riferimento al tema dei grandi investimenti infrastrutturali previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza e dei loro influssi positivi sul mercato edilizio regionale e in particolare del capoluogo nei prossimi anni. I principali progetti infrastrutturali strategici per il rilancio economico della città di Genova, riassume l’analisi, sono cinque: il Terzo Valico ferroviario dei Giovi, la gronda di Genova con il raddoppio dell’autostrada A10, il nodo ferroviario di Genova, il riassetto del waterfront di Levante e la nuova diga foranea.
Grazie al Terzo Valico dei Giovi si stima una riduzione dei tempi di percorrenza da 91 a 58 minuti per la tratta Genova – Milano e da 103 a 70 minuti per la tratta Genova – Torino. Connettendo il capoluogo ligure alle principali città del Nord Ovest in meno di un’ora, l’Alta velocità restituisce a Genova la funziona storica di polo urbano di primaria importanza, aumentandone l’attrattività. Al Terzo Valico è collegato il potenziamento infrastrutturale della tratta che si inserisce nel tessuto urbano della città di Genova e che permetterà il collegamento tra il Terzo Valico dei Giovi e il porto di Genova. Alla realizzazione di una corsia preferenziale su ferro per le merci che dal Porto di Genova saranno dirette verso l’Europa, proprio sui binari dell’alta capacità veloce ferroviaria del Terzo Valico, aumenterà anche l’importanza di Genova come polo logistico continentale. È prevista anche una serie di nuove stazioni ferroviarie o interventi su quelle esistenti che possono portare a un effetto di rigenerazione urbana nelle aree circostanti. In generale, osserva Gabetti, il Pnrr destina alla Liguria quasi un miliardo e settecento milioni di euro, la maggior parte dei quali sarà investita nel settore mobilità e trasporti. A questi vanno aggiunti i 661 milioni di euro dei piani di sviluppo e coesione destinati alla Regione Liguria, da investire principalmente in mobilità e trasporti e in ambiente, e i 110 milioni che gli stessi piani riservano alla città metropolitana di Genova nelle aree tematiche relative ad ambiente, ricerca e innovazione.
Gabetti ha analizzato il processo innescato dalla rigenerazione del water fronti di Barcellona e di quello di Marsiglia e conclude che “alla luce delle esperienze internazionali, le progettualità in corso che avvieranno nei prossimi anni un processo massivo di infrastrutturazione dell’area genovese avranno un impatto sulle quotazioni residenziali stimato intorno al +30%. Il 2021 segna un record per l’andamento del mercato residenziale con 8.886 transazioni, +32% rispetto al 2020 e più +91% rispetto al 2013. Per il 2022, si stima un andamento delle transazioni che può attestarsi tra le 9.500 e le 10.000 compravendite, anche alla luce dei progetti avviati dalla città. Lo scenario analizzato indica che oggi Genova mostra tutte le caratteristiche per ospitare operazioni di asset allocation che consentiranno ampi margini sull’asset”.
Secondo il colosso dell’intermediazione immobiliare “Tra le asset class da intercettare sull’area genovese che potrebbero generare possibili investimenti di privati, si segnalano il residenziale luxury & private rented sector (PRS), ovvero proprietà di investitori istituzionali o società immobiliari che garantiscono contratti di locazione a lungo termine e un servizio di gestione professionale della proprietà. Il PRS riflette le necessità di ampie porzioni di popolazioni che, per esigenze di flessibilità, preferenze personali o ridotta disponibilità economica, si rivolgono al mercato dell’affitto. Il senior living, cioè complessi residenziali innovativi caratterizzati da servizi che consentono ai residenti anziani di mantenere uno stile di vita autonomo grazie al supporto di servizi specializzati per le diverse esigenze di salute, appartamenti indipendenti che beneficiano di spazi e strutture comuni in comune. L’hospitality, per la quale ristrutturazione e rebranding sono le determinanti che più incidono sulla determinazione del valore post-riqualificazione che porteranno nei prossimi 5 anni a una crescita del +35%. Infine, la logistica, in cui l’importante dimensione industriale/logistica genovese garantisce già oggi canoni di locazione che si posizionano tra i più elevati a livello italiano e il potenziamento del nodo ferroviario di Genova, genererà un incremento della domanda e di conseguenza dei canoni”.