La transizione energetica e la trasformazione e digitale permeano tutti i settori della nostra vita a partire da quello della mobilità che nei prossimi decenni subirà profondi mutamenti legati all’introduzione di vettori energetici diversi da quelli fossili e una digitalizzazione e automatizzazione dei veicoli siano essi automobili, treni o altro. Questo scenario creerà le condizioni per offrire una qualità della mobilità diversa e migliore rispetto a quella attuale e maggiormente rispettosa dell’ambiente. Per garantire ciò è però necessario analizzare fin da subito quelli che potrebbero essere gli elementi che impattano sulla sicurezza della mobilità. Amt, l’azienda di trasporto pubblico genovese, non si sottrae a queste sfide: «Per affrontarle – ha dichiarato Marco Beltrami, presidente dell’azienda, al convegno “Digitalizzazione e gestione del rischio: i protagonisti della mobilità sostenibile” in corso al Palazzo Ducale di Genova – innanzi tutto abbiamo cercato di costruire un solido sistema organizzativo, altrimenti non si può fare innovazione. Abbiamo ottenuto diverse certificazioni: sull’energia, sull’anticorruzione, che ci consentono anche di avere la capacità organizzativa su cui lavorare. Amt è un’azienda complessa, con oltre 900 mezzi, quasi 3000 dipendenti, sette diverse modalità di trasporto per muovere la città e l’area metropolitana».
«Due – ha precisato Beltrami – sono gli assi principali su cui vorrei concentrarmi: il primo è l‘elettrico, su cui siamo partiti nel 2019. Potevamo farlo nel 2018 ma abbiamo voluto “studiarlo”. Si sono effettuate numerose prove su strada, abbiamo studiato la normativa, per capire anche quanto incide la variabilità umana sui consumi. Da lì il nostro piano: i primi mezzi elettrici sono arrivati nel 2019, la flotta arriverà a 104 bus elettrici entro il 2023, è il numero di mezzi ordinati. Due sono i poli elettrici, uno nella rimessa Mangini alla Foce, e l’altro a Cornigliano. Nel progetto 4 assi è prevista anche la carica in linea. L’altro asse strategico è l‘innovazione. In questo ambito affrontiamo quattro temi: la continua evoluzione della app, che significa informazione in tempo reale, vendita online dei titoli di viaggio; i servizi a chiamata, uno dei grandi futuri della mobilità. Qui la tecnologia è fondamentale. Vuol dire disporre di tecnologie sofisticate per sviluppare questi servizi su vasta scala. Abbiamo sette linee di servizi a chiamata, su linee collinari e provinciali. Poi c’è il progetto Ila, Instant lane access, che prevede la possibilità di accedere ai servizi di trasporto tramite pagamento contactless. Introdotto a Genova e sulla linea Santa Margherita-Portofino, sta andando molto bene, abbiamo in corso ragionamenti per ulteriori implementazioni. Infine c’è GoGoGe, il progetto di Maas, Mobility as a service: la logica qui è cambiare il punto di vista, il cliente compra un tragitto, non un biglietto. Il progetto GoGoGe è attivo, ha grande visibilità nazionale e nazionale, basato su una infrastruttura di 7 mila Beacon installati sui mezzi».
Beltrami è intervenuto anche come membro della giunta di Astra-Associazione Trasporti, l’associazione datoriale nazionale delle aziende di trasporto pubblico locale in Italia.
«Quello dei trasporti – ha ricordato Beltrami – è un settore tradizionale, dalla lunga storia, tutte le tecnologie vi arrivano e lo trasformano». Ora è chiamato ad affrontare la sfida della sostenibilità. «Per il trasporto pubblico – ha precisato – questa è una doppia sfida, il trasporto deve essere sostenibile per l’ambiente e anche per i conti economici. Un’impresa complessa, trasportiamo 5,5 miliardi di passeggeri l’anno, con 124 mila addetti, 49 mila mezzi e un fatturato sui 12 miliardi di euro l’anno. E il momento attuale non è facile. In Italia la domanda di tpl nel 2020 è calata del 20% rispetto al 2019, per indicare un termine pre covid. Ora la risalita c’è ma è molto lenta e lo smart working dovrebbe rimanere al 10-15%. Sulla domanda inoltre influisce anche il timore dei contagi, non sappiamo fino a quando questo timore durerà, quel che è certo è che meno carichi vuol dire meno ricavi e questo impatta sulla sostenibilità economica del settore».
Sono necessari i ristori. «Nel 2020 abbiamo ricevuto trasferimenti di risorse pubbliche ma nel 2021 non sono ancora arrivati i 900 milioni previsti. Inoltre, sono saliti i costi dell’energia, anche se si sono avuti interventi del Governo per contenerli dobbiamo calcolare extracosti per il gasolio e il metano sui +155 milioni di euro nei primi 8 mesi dell’anno e per l’elettrico +509 milioni». Con l’elettrico le imprese di trasporto pubblico diventeranno più energivore».
In sostanza, «Occorre una indicizzazione dei livelli inflattivi per il ridisegno del Fondo nazionale trasporti. E abbiamo bisogno di un contesto legistativo stabile e definito, questo è un settore industriale di grande complessità, è difficile pianificare e fare impresa senza certezze. Occorre un approccio globale al tema».