Parte da una situazione di piena emergenza il nuovo mandato di Stefano Roggerone, imprenditore del settore olivicolo, neo presidente di Cia Liguria: tra caro prezzi, ripercussioni economiche del conflitto in Ucraina e peste suina, quella che eredita da Aldo Alberto è una grossa responsabilità in un momento a dir poco complesso per le oltre 6.500 imprese agricole rappresentate dalla Cia regionale. Un sistema che conta oltre 5 mila addetti, 1.600 lavoratori dipendenti, una produzione che vale oltre 100 milioni di euro.
L’agricoltura in Liguria
In Liguria nel 2021 si contano 9.613 imprese attive nei settori dell’agricoltura, silvicoltura e pesca (di queste, nello specifico, 8.806 sono attive nella coltivazione agricola e nella produzione di prodotti animali, dati Unioncamere-Movimprese). 3.371 sono in provincia di Imperia, 2.946 a Savona, 1.717 in provincia di Genova e 1.219 sono attive nello spezzino.
Roggerone è stato eletto questa mattina, nel corso dell’assemblea dei soci riuniti a Palazzo della Borsa a Genova: 70 i delegati presenti nella sala delle Grida. Alberto lascia la guida dell’associazione degli agricoltori liguri dopo due mandati consecutivi.
«Gli aumenti di prezzo non sono legati solamente al conflitto – precisa il nuovo presidente – perché già prima che scoppiasse la guerra stavamo vivendo degli aumenti, a causa della mancanza di materie prime nel momento in cui è ripartita l’economia. Ma per l’agricoltura il problema dei rincari è più complesso: se salgono di molto i costi dell’energia, non c’è corresponsione con l’aumento di prezzo del nostro prodotto finito». La difficoltà sta anche nell’incertezza che deriva da questa situazione: «Non sappiamo fino a quanto riusciremo a imporre sui listini gli aumenti di prezzo – sottolinea Alberto – Questo è il grosso punto interrogativo».
Oltre a dover fronteggiare i rincari, le imprese agricole si trovano a fare i conti anche con le richieste del governo: «Ci chiedono di seminare più mais senza sapere quale sarà il suo prezzo al momento del raccolto – fa presente Dino Scanavino, presidente nazionale di Cia – Ci chiedono di aumentare la possibilità di fornire cibo ai cittadini, senza garanzie. Non è facile ristrutturare le aziende agricole e forse l’autarchia non è la via giusta. La nostra capacità produttiva è rivolta soprattutto verso l’export, è da lì che possiamo portare a casa dei risultati. Chiediamo allora al governo che sostenga la nostra capacità di produrre e di fare il nostro lavoro».
Il conflitto russo-ucraino, a livello economico, non ha comportato solo un ulteriore aumento dei costi di energia e materie prime, ma anche pesanti ripercussioni proprio a livello di esportazioni. Fattore che sta incidendo anche sulla produzione ligure: «In particolare sul comparto del reciso – puntualizza Alberto, che è anche presidente nazionale dei Florovivaisti di Cia – Un segmento che, dopo aver sofferto molto a causa del Covid, ha reagito bene e stava vivendo una leggera ripresa. Ora si sta verificando un nuovo calo: le esportazioni verso la Russia erano importanti, in particolare per il reciso, ma contiamo sui nostri prodotti di nicchia e di qualità, come i ranuncoli, che stanno andando molto bene. Siamo fiduciosi». Un’occasione di rilancio per le produzioni tipiche liguri arriverà a breve con Euroflora: «Come associazione dei florovivaisti italiani saremo presenti con un’aiuola di oltre 500 metri quadrati – descrive Alberto – Ci stiamo investendo parecchio, anche in termini di lavoro, con spazi legati soprattutto alle produzioni nazionali, nei quali la Liguria avrà un ruolo determinante».
All’ordine del giorno c’è poi il capitolo peste suina: «Su questo abbiamo già perso molto tempo – osserva Roggerone – Il ritorno alle attività outdoor nei nostri boschi è un fattore importante, ma non sarà facile risolvere il problema. Spero si riesca a contenerla, permettendo alle nostre aziende, specie quelle dell’entroterra, di tornare alla loro attività».
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Altra priorità, il Psr, principale strumento di investimento per le aziende agricole: tra le novità del prossimo Programma di Sviluppo Rurale, il fatto che le Regioni non presenteranno più il proprio piano direttamente all’Ue, ma sarà l’Italia a proporre un unico piano all’Europa, contenente le richieste specifiche dei vari territori. Ma per Roggerone «per scrivere un buon Psr servono tempi consoni e soprattutto un confronto tra Regione, associazioni di categoria, enti pubblici territoriali». I primi incontri sono calendarizzati dopo Pasqua: «Dobbiamo confrontarci con i tecnici della Regione e dell’associazione per evitare di incorrere nelle stesse problematiche del passato – sottolinea il neo presidente di Cia Liguria – Bisogna avere dati che ci aiutino a capire come ha funzionato il vecchio piano, per individuare quali misure potenziare e quali nuove inserire. Chiediamo inoltre alla regione di potenziare la propria struttura, gli ispettorati sono sotto organico e questo si ripercuote sulla lentezza con le quali si istruiscono le pratiche».
Proprio con l’ultimo Psr, fa sapere Roggerone, «si sono insediate oltre 600 imprese di giovani». Ma per favorire il ricambio generazionale occorre fare di più: «Per un giovane che non possiede un metro quadrato di terra è molto difficile intraprendere la strada dell’imprenditoria agricola – sostiene – Bisogna quindi fornirgli gli strumenti per compiere questa scelta di vita e mettere in campo iniziative per un cambiamento di trend. Per esempio, potenziando la banca della terra o favorendo l’incontro tra giovani e pensionati che abbiano terreni su cui poter avviare una nuova attività».