Il segretario generale della Cisl Liguria Luca Maestripieri lancia la proposta di un modello Genova permanente non solo per le fasi emergenziali, ma anche per quelle di crescita e di nuove opportunità, come il Pnrr.
Lo fa dal palco del 13esimo congresso regionale durante la relazione che ha aperto la due giorni.
Maestripieri si rivolge alle imprese, chiedendo «di intensificare il dialogo, le relazioni industriali, di moltiplicare intese e accordi che portino a soddisfare i bisogni emergenti e mutevoli del mondo del lavoro e delle imprese, valorizzando il capitale umano, con il comune obiettivo di rilanciare la crescita e lo sviluppo della Liguria».
Il Pnrr in tutto questo avrà un ruolo cardine e per questo, si appella rivolgendosi alle istituzioni, «dovremo gettare lo sguardo oltre il nostro mandato politico o sindacale perchè il Pnrr travalica le legislature, sedimenterà ulteriore debito e avrà ricadute importanti sui nostri territori e sulle nostre comunità e quindi necessita della partecipazione di tutti i livelli istituzionali, a partire dai comuni, che devono appropriarsi di un metodo concertativo a tutti i livelli, sia in fase progettuale che attuativa».
Maestripieri ribadisce che con la Regione sono stati realizzati molti accordi, l’ultimo in ordine di tempo quello del dicembre scorso per alleggerire l’Irpef regionale alle famiglie con figli, ma sono ancora in ballo ancora alcune situazioni come «il protocollo sugli appalti che è oggetto di trattativa da più di due anni».
Sbarra: «Modello Genova esempio di coesione di cui il Paese ha bisogno per ripartire»
«Dopo la terribile tragedia del Ponte Morandi, Genova è stato un grande esempio di coraggio nella concordia. Il Paese ha bisogno di questo modello di coesione e di concretezza per ripartire”. Così il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, oggi a Genova a margine del congresso regionale del sindacato. «Penso che Genova possa rappresentare un modello di unità, di concordia, di responsabilità, serve un mix di interventi, bisogna puntare decisamente a salvaguardare le attività manifatturiere, dei servizi, del terziario allargato. Più investimenti sulle infrastrutture, la messa in sicurezza del nostro territorio. E, poi, bisogna creare condizioni forti, potenti, di intervento sulle politiche attive del lavoro, sulla formazione, sulla riqualificazione, in una parola stare dentro questa difficile fase di transizione ambientale, ecologica, industriale, demografica, saldandola a una forte transizione». Per Sbarra, la dimostrazione data da Genova con la ricostruzione del ponte Morandi è «la prova più chiara di come si possa affermare un modello virtuoso in cui ciascuno fa la sua parte con senso di responsabilità, competenza e trasparenza. È questo il cammino da seguire a partire proprio dalla Liguria, che è un concentrato delle potenzialità e delle criticità del Paese: da un lato, grandi poli portuali e produttivi, stelle manifatturiere come Fincantieri e Leonardo-Finmeccanica, eccellenze agroalimentari, energetiche dell’artigianato. Dall’altro, ritardi infrastrutturali, dissesto idrogeologico, forti dualità tra zone deboli e forti, con migliaia di posti di lavoro andati in fumo da inizio pandemia».
Il segretario della Cisl si rivolge alle istituzioni: «Tutte le forze sane della città e della regione, le rappresentanze sociali ed economiche hanno dato esempio di unità con le nostre istituzioni e questo ci ha permesso di ottenere risorse e strumenti per una rapida costruzione del nuovo viadotto. Ora dobbiamo fare un salto di qualità ed essere altrettanto capaci di scoprire il gusto di dispiegare la stessa unità di intenti e di azione, una sorta di modello Genova permanente».
A frenare la Liguria, secondo il segretario della Cisl Liguria, non è solo la contingenza dei problemi energetici, ma l’annosa questione delle infrastrutture: «Oltre a un adeguato piano energetico, che faccia giustizia di tutti i no pronunciati in passato senza badare alla realtà, serve un piano delle infrastrutture. Qui in Liguria il problema dei prezzi al consumo diventa ancor più pesante per via dell’isolamento geografico a cui la regione deve sottostare. Mi auguro che sia ancora solo per poco tempo, ma dobbiamo vigilare affinché vadano a buon fine i finanziamenti previsti dal Pnrr per completare le opere da tanto attese di cui parlerò dopo. Senza questo programma di infrastrutture, magari il Paese uscirà fuori da certe urgenze legate all’energia, ma non la Liguria: perché portare qui un prodotto, o farlo uscire, costerà sempre moltissimo. Di sicuro più che nel resto d’Italia e d’Europa. Invece abbiamo l’esigenza di tenere concretamente ancorata la nostra regione al resto del Paese e della Ue. Lo impongono anche gli imprevisti della storia.
Le conseguenze del Covid hanno colpito la Liguria: «L’Istat − sottolinea Maestripieri − ci dice che il totale degli occupati nel 2019 erano 612 mila, 601 mila nel 2020 e 595 mila nel 2021. Questi fattori hanno contribuito a consolidare la marginalizzazione di disoccupati, precari, donne, disabili e non autosufficienti. La ripresa economica, che secondo molti analisti e imprenditori c’è, mentre noi ci permettiamo di essere più prudenti, non può prescindere dal sostegno a quelle fasce sociali che più di altre hanno pagato il prezzo della crisi covid, spesso con la perdita totale del reddito. Una situazione che in Liguria conosciamo bene e se ci aggiungiamo la carenza dei servizi domiciliari che non arrivano a coprire il 2% della platea dei potenziali bisognosi, il totale è che molte famiglie si ritrovano di fronte a un bivio: rinunciare in tutto o in parte a un posto di lavoro, e nella stragrande maggioranza dei casi è la donna a fare il passo indietro, o affidarsi agli assistenti familiari, anche in questo caso quasi sempre donne».
Ad aggravare la situazione la costante perdita di abitanti del capoluogo genovese: «Solo la città di Genova ha perso 250 mila abitanti dagli anni Settanta a oggi e il numero dei giovani liguri che ogni anno emigrano fuori regione per un posto di lavoro –ma forse sarebbe più corretto dire per un equo reddito – continua a essere allarmante. Di fronte a noi abbiamo un doppio fenomeno: la crisi demografica da una parte e l’apparente incapacità del territorio di non recepire le aspettative dei giovani dall’altra. Uscire da questo corto circuito non è semplice, ne siamo perfettamente consapevoli. Ma continuare a sottovalutarne le conseguenze non è un’opzione accettabile. Senza adeguate politiche a sostegno della famiglia, in assenza di concrete prospettive lavorative e in mancanza di certezze di crescita professionale, un territorio si auto-condanna all’inverno demografico. Crediamo sia opportuno, dunque, mettere a sistema le energie migliori dei mondi dell’impresa, dell’istruzione, della politica e del sindacato per consentire alla Liguria non solo di contrastare il declino demografico, ma di attirare giovani da fuori regione».
Per quanto riguarda la Sanità, secondo Maestripieri, è fondamentale recuperare e consolidare il ruolo del distretto socio-sanitario che deve tornare ad essere lo snodo nel quale i percorsi di cura si ricompongono. «Un processo, a dire il vero, partito nella nostra Regione nel 2015 e consolidatosi nel 2017 con la firma del Protocollo tra Regione, Cgil, Cisl, Uil Liguria insieme alla Fnp, che definisce il profilo delle attività della Casa della Salute, oggi aggiornata in Casa di Comunità, da realizzare nel distretto 10 di Asl 3 e stabilisce un riferimento per la realizzazione di un’effettiva integrazione dei servizi sanitari e sociali in strutture da attuare anche negli altri distretti sSanitari. Un protocollo ambizioso e lungimirante che, però, onestamente, non ha avuto ancora un concreto seguito.
Su questa progettualità, in linea con le indicazioni del Pnrr, ci attendiamo un impegno preciso dell’amministrazione regionale per passare dalle intenzioni ai fatti».
La Cisl, attraverso le parole del suo segretario, ribadisce che occorre accompagnare rapidamente il settore manifatturiero verso il traguardo della sostenibilità. «Lo dobbiamo prima di tutto ai nostri figli e alle generazioni che verranno. In Liguria si progettano e costruiscono aerei, treni, navi e gioielli della nautica, si realizzano turbine destinate a tutto il mondo, si lavora l’acciaio, qui decine di aziende producono elettronica di qualità: ebbene, a nulla di tutto questo possiamo e dobbiamo rinunciare. La transizione ambientale non può avere come effetto collaterale l’impoverimento del territorio che la promuove: questo lo contrasteremo, e con la stessa determinazione continueremo a esigere dall’industria modelli produttivi sempre più rispettosi dell’ambiente e della salute dei cittadini».
Il capitolo infrastrutture è uno dei più corposi, ormai da anni, ma è diventato ancora più urgente negli ultimi quattro: «L’ammodernamento di una rete autostradale che giorno dopo giorno sta dimostrando la sua inadeguatezza, mettendo a repentaglio sia la competitività della regione in termini turistici, portuali e industriali, sia la sicurezza di chi la percorre. Da questo punto di vista, continuare a ritardare l’apertura dei cantieri della gronda, sparita di nuovo da tutti i radar, è a dir poco irresponsabile. E questo nuoce anche all’edilizia, un settore anticiclico che in Liguria, in quest’ultimo anno, ha dato importanti segnali di ripresa occupazionali. In questa simbolica scala delle priorità, è inevitabile collocare al secondo posto la questione ferroviaria. Raddoppio dei binari a ponente, ultimazione del nodo genovese, completamento dei lavori del Terzo Valico, realizzazione della linea Pontremolese e potenziamento del trasporto locale in un mondo normale sarebbero ovvietà non degne di essere citate in un congresso sindacale. Siamo costretti, invece, a ribadirne ancora oggi l’importanza strategica e a sollecitarne l’attuazione. La terza priorità, strettamente legata alle prime due, è quella della competitività dei nostri porti, che proprio dalla qualità delle infrastrutture dipende. Oggi gli scali di Vado Ligure, Savona, Genova e La Spezia rappresentano il principale e più ricco sistema portuale italiano anche in termini occupazionali. Un primato di cui siamo tutti orgogliosi e che vorremmo continuare a celebrare».
Maestripieri mette in guardia sulle implicazioni anche a livello turistico: «Non possiamo immaginare di mantenere la leadership nel settore crocieristico se i turisti faticano a raggiungere i nostri porti: oggi anche un semplice spostamento da Milano a Genova, o da Torino a Savona, può diventare un’odissea. Non abbiamo più tempo da perdere: il mondo intorno a noi viaggia a velocità decisamente più forte della nostra. Importanti hub portuali come Valencia, Barcellona, Marsiglia sono già entrati in una dimensione fatta di interconnessioni, multimodalità, alta velocità ferroviaria, separazione del traffico merci da quello passeggeri. Un mix di sviluppo e sostenibilità ambientale che, come ricordavo parlando dell’attuazione del Pnrr, rappresenta la più importante e difficile sfida che ci accompagnerà nei prossimi anni».