Accesso consentito nelle aree verdi cittadine e ai parchi, spiagge, moli e lungomari, nonché nelle aree ricreative recintate di pertinenza dei centri abitati (ma rimane il divieto di lasciare in libertà i cani o altri animali domestici). Consentite anche le attività all’aperto svolte sulle strade provinciali e comunali e su tutte le strade asfaltate anche private necessarie per raggiungere abitazioni, i luoghi di lavoro e i fondi agricoli di proprietà, le strutture ricettive aperte al pubblico. Disposta poi l’immediata macellazione e abbattimento dei suini degli allevamenti bradi o semibradi e allevamenti misti (di suini, cinghiali e ibridi) con un divieto di ripopolamento per 6 mesi.
Sono queste le principali disposizioni contenute nell’ordinanza regionale che verrà approvata martedì, con cui l’ente di piazza de Ferrari fa chiarezza su alcune misure adottate dal governo per contenere e e contrastare la diffusione della peste suina africana in Liguria e in Basso Piemonte. La pubblicazione dell’ordinanza, studiata come un “vademecum” per sindaci e cittadini liguri, era stata annunciata lunedì scorso dal governatore Giovanni Toti.
Come anticipato alcuni giorni fa, l’ordinanza, rimanendo all’interno delle linee guida disposte dal governo, precisa che le aree verdi e i parchi urbani, così come le aree ricreative recintate, possono essere frequentate, mentre nei boschi resta il divieto di svolgere alcun tipo di attività, anche una semplice passeggiata.
L’unità di crisi regionale istituita per la gestione dell’epidemia di peste suina africana è integrata con un rappresentante dell’assessorato all’Agricoltura, un rappresentante designato da Anci Liguria, un rappresentante unico designato e comunicato dagli ambiti territoriali di caccia della Liguria, un rappresentante unico designato e comunicato dalle Associazioni escursionistiche e sport outdoor.
Consentite anche le attività di manutenzione, monitoraggio, sorveglianza ambientale svolte da enti pubblici e privati, “connesse alla salute pubblica e alle attività indifferibili e urgenti di interesse pubblico con l’adozione di tutte le precauzioni necessarie per evitare la diffusione del virus”.
«Vengono invece sospese per 30 giorni dalla data dell’ordinanza le attività selvi-colturali − afferma il vicepresidente della Regione Liguria Alessandro Piana − con le deroghe necessarie e attivandoci per limitare il danno tramite proroghe corrispondenti non appena se ne presentino le condizioni. Sono consentiti solo i tagli per approvvigionamento di legna da ardere da parte dei residenti. Possono proseguire i cantieri di intervento già avviati alla data di entrata in vigore dell’ordinanza».
«Oggi si svolge la prima giornata di battuta da parte di un centinaio di persone autorizzate nelle aree interdette – spiega Roberto Moschi, responsabile Veterinaria di Alisa – per la ricerca delle carcasse di cinghiali, la seconda è prevista domani. Stiamo lavorando su due fronti paralleli: da un lato la ricerca di carcasse nel bosco, per cui poi vedremo i risultati delle analisi, e, dall’altro, la gestione degli allevamenti domestici: in accordo con l’Istituto zooprofilattico, facendo un’analisi dei rischi, abbiamo deciso l’abbattimento, considerato che i nostri allevamenti sono tutti semibradi, con i maiali lasciati liberi, a contatto con l’area boschiva. Oggi procederemo a verificare il censimento dei capi nell’area interdetta, circa 500, che saranno abbattuti. Per quanto riguarda le carni l’ordinanza nazionale prescrive il divieto di uscita dalla zona infetta, quindi non hanno mercato». Per quanto riguarda il sequenziamento genetico del virus, «gli accertamenti proseguono ma dalle prime evidenze sembra che arrivi dalla Georgia», dichiara Moschi.
Sospesa per 30 giorni anche la caccia in braccata e la caccia in forma vagante con i cani nei comuni confinanti con la zona vietata.
Il direttore dell’Istituto Zooprofilattico di Liguria Piemonte e Valle d’Aosta Angelo Ferrari precisa poi che «i casi confermati sono a oggi 15 nell’intera area, ma fortunatamente in Liguria la situazione è stabile, con 3 casi confermati: due a Ronco Scrivia e uno a Isola del Cantone. Le ultime disposizioni nazionali sulla diagnostica prevedono inoltre che gli esami siano effettuati direttamente dall’Izs, senza bisogno della conferma del centro di referenza per i casi in zona infetta. L’obiettivo è quello di accelerare il più possibile la rapidità delle analisi, limitando quindi il focolaio. Anche la scelta dell’abbattimento nasce dall’esigenza di creare un ‘vuoto sanitario’ per evitare in ogni modo il passaggio della peste dai capi selvatici o semibradi ai capi negli allevamenti. In Liguria il numero dei capi è ridotto e questo determina un vantaggio per l’abbattimento, anche grazie alla lungimiranza dimostrata a livello nazionale con la definizione dei ristori».
Solo il personale autorizzato delle aree territoriali di caccia in stretto raccordo con il nucleo regionale di vigilanza faunistico-ambientale potrà accedere e percorrere la zona infetta per definire esattamente l’area interessata dall’epidemia ed effettuare la ricerca di carcasse infette, a partire dai confini esterni della zona interdetta.
Per quello che riguarda la ricerca delle carcasse fuori dalle aree di caccia, è immediatamente attivato il personale del nucleo regionale di vigilanza faunistico ambientale. Nella zona infetta qualsiasi carcassa va immediatamente segnalata alla Asl territorialmente competente. La rimozione e il trasporto saranno effettuati solo da personale Asl autorizzato e tramite mezzi individuati e autorizzati allo scopo. Il successivo smaltimento avverrà in punti individuati sempre dalle Asl e con personale autorizzato.