92.377 visitatori, +30% rispetto all’anno scorso (erano 71 mila nel 2020). 6 mila prove in mare. Oltre 1 milione e 250 mila persone raggiunte dai canali social. Una crescita stimata del 15% per quello che riguarda le vendite. A snocciolare i numeri del 61esimo Salone Nautico di Genova, che si chiude oggi, è Saverio Cecchi, presidente di Confindustria Nautica: «Il settore aumenta, gli addetti aumentano. E con loro, anche i contratti. Ora i problemi sono la manodopera e le materie prime. Ci stiamo lavorando, lavoriamo perché i cantieri riescano a consegnare quello che hanno venduto».
Alle 12, a poche ore dalla chiusura del Salone, i numeri sono positivi, e le aspettative per i prossimi anni molto alte: «Il Salone continuerà a migliorare nei prossimi due anni − osserva Marco Bucci, sindaco di Genova − La città fa tutto il possibile per aiutare il Salone e ha cambiato spirito, o forse è tornata allo spirito iniziale. Abbiamo fatto in modo che il successo del Salone fosse anche il successo della nostra città. I prossimi saranno anni di duro lavoro: ci rimboccheremo le maniche, tutti insieme con lo stesso spirito e sacrificio. Questo sarà un Salone memorabile e sarà superato solo dal Salone del 2022 e poi da quello del 2023». Per l’anno prossimo settembre si conferma il mese dell’evento, le date sono ancora in fase di definizione.
Nonostante le limitazioni del Covid, aggiunge il governatore ligure Giovanni Toti, «i numeri hanno premiato, in termini di visitatori e di affari per le imprese. Ma è stato anche una sorta di rito “catartico” della ripartenza, ha travalicato i confini dell’acqua e del commerciale per entrare in quelli dell’umano e del sociale».
Positivi anche i commenti degli operatori, che riscontrano una clientela «più selezionata e interessata, anche per via delle limitazioni legate al Covid − come spiega Debora Domizio, commerciale del Cantiere Conero − C’erano meno genovesi che facevano la classica passeggiata al Nautico, e più clienti interessati ai prodotti». Torna di moda anche l’acquisto al Salone, come fa notare Omar Pagliarini di Pagliarini Group, brand tornato al Salone dopo otto anni di assenza: «Un’usanza che si era un po’ persa negli anni, mentre in questa edizione la clientela è stata più volenterosa, anche di acquistare, un po’ come accadeva tra gli anni Novanta e i primi del Duemila».
Un trend che rispecchia quella che è stata un’ottima stagione per il settore della nautica, rileva anche Alessandra Zazzaro, responsabile Marketing di Brunswick Marine Italia, filiale italiana di Gruppo Brunswick che distribuisce motori marini a marchio Mercury: «Dal punto di vista del business è stata una stagione molto positiva − dice − Per noi il Salone è un momento di incontro con i clienti e un modo per capire anche in quale direzione sta andando il mercato. Non abbiamo mai perso un’edizione del Salone di Genova: speriamo che, diventando ancora più bello con il nuovo Waterfront, con un percorso in linea con le aspettative e le aree espositive, anche molti cantieri che ultimamente lo hanno disdegnato possano tornare qui».
Commenti un po’ meno positivi per quello che riguarda gli aspetti organizzativi del Salone, che si confermano il tasto dolente della kermesse genovese: «L’allestimento e il disallestimento a Genova non sono mai all’altezza e quest’anno mi è sembrato ancora peggio. Per non parlare delle spese, troppo alte», fanno sapere dalla ditta Cartello di Carasco, specializzata nell’importazione di motori.
Gli operatori reclamano anche un po’ di collaborazione in più, «anche dal punto di vista dell’investimento economico da parte delle istituzioni − sottolinea Zazzaro − Capisco che muovere questa macchina è costoso, ma è anche vero che noi, aziende espositrici, abbiamo sempre investito: ci aspetteremmo un aiuto in più in termini di compromessi sui costi di esposizione. In generale tutti i costi sono aumentati, anche negli altri saloni: la movimentazione, i trasporti, i servizi: aprire certi servizi a più fornitori esterni al Salone aiuterebbe a creare maggior concorrenza e quindi ad abbassare i costi».
Per Domizio c’è stata anche poca attenzione verso gli espositori riguardo ai lavori del nuovo waterfront: «Ci aspettavamo che in questo periodo si fermassero, a tratti era impossibile parlare con i clienti. Oggi, con il forte vento, non sono mancate le folate di terra addosso. Non è l’ideale, penso che la situazione si sarebbe potuta gestire meglio. Considerando anche che il costo dello spazio non è diminuito rispetto agli altri anni».
Anche per Pagliarini l’organizzazione è il tallone d’Achille del Salone di Genova, «ma visto che abbiamo esposto per 30 anni al Nautico ormai ci abbiamo fatto il callo − dice − Credo che ci sia da migliorare anche molto sulla situazione trasporti e parcheggi. Tutti i clienti si sono lamentati». I mille nuovi posti auto in piazzale Kennedy potrebbero non essere sufficienti per gestire l’afflusso di visitatori? «Conoscendo i problemi di viabilità che ha Genova e considerando gli ingressi al Salone, che nei prossimi anni si spera non siano più contingentati, penso di no. Forse l’unico modo per gestire gli accessi sarebbe quello di sfruttare meglio il trasporto pubblico. Su questo si dovrà migliorare molto, perché altrimenti credo che parecchi clienti non torneranno più».