Il 25% delle strutture alberghiere contattate dall’Osservatorio Turistico Regionale ha chiuso definitivamente. È il dato più sconfortante dall’indagine sull’impatto del Covid nella ricettività ligure per l’estate 2020. Migliore la situazione per l’extralberghiero, dove la gestione familiare ha permesso a molte strutture di resistere. L’indagine è stata fatta dal 12 ottobre ai primi di novembre ed è stata rivolta a circa 5.000 strutture ricettive della regione.
La Liguria è nel gruppo delle destinazioni leader del turismo italiano che hanno subito perdite di domanda: nell’estate del 2020 ha accolto circa 860,4 mila vacanzieri italiani, con un calo del 27,3% rispetto all’estate 2019. Legando questo dato a quello dell’incidenza di casi positivi da Covid-19 la Liguria si colloca, insieme a Lazio e Marche, nel gruppo di regioni che hanno perso quote di mercato a fronte di un tasso di positività di livello medio, mostrando che non sempre la “percezione” di sicurezza della popolazione italiana sia correlata all’evolversi del virus.
Nell’estate scorsa, nonostante le stringenti misure di sicurezza, molte strutture ricettive della Liguria hanno potuto aprire (quasi 9 imprese su 10 in alta stagione), dimostrando di avere le capacità economiche per adeguarsi ai protocolli di sicurezza. Il 70% delle imprese era aperta nel mese di giugno, quota che sale all’87% in luglio e all’89,4% ad agosto, per scendere leggermente, all’88% delle imprese ricettive della regione nel mese di settembre. Le percentuali di apertura sono maggiori per il comparto alberghiero (in media l’86% delle strutture aperte a giugno e il 96% da luglio a settembre).
Le difficoltà che le imprese del turismo hanno dovuto affrontare sono state molte e tra le strutture che hanno scelto di non aprire nell’estate del 2020 la motivazione principale (per il 34,1% delle imprese intervistate) risiede nel numero troppo esiguo di prenotazioni per coprire i relativi costi di gestione e organizzazione dell’attività.
Altro punto caldo di questo 2020, è la riduzione della forza lavoro: in Italia il 74% delle imprese ricettive non crede di ritornare ai livelli occupazionali del 2019, tra personale fisso e stagionale, una quota che per la Liguria scende al 53%, contro un 20% circa di strutture liguri che prevede di riassumere il personale fisso, un 18% solo lo stagionale e appena l’8,5% di imprese che per la Liguria pronostica un riallineamento completo della propria forza lavoro, sia per il personale fisso che per quello stagionale.
Se in genere per gli hotel i costi di adeguamento della struttura ai protocolli di sicurezza anti Covid-19 non sono stati un problema (nessuna impresa punta il dito su questo fattore tra le motivazioni di chiusura), lo sono stati per 1 struttura extralberghiera su 5.
Per il 12,5% degli hotel e il 7,8% delle imprese extralberghiere la ragione della mancata apertura è legata all’assenza di adeguati spazi delle aree comuni da adattare per essere in regola con le misure imposte dalle linee guida.
A livello provinciale, nel mese di giugno le strutture che registrano quote di venduto maggiori sono quelle delle province di Savona (25,6%), Genova (24,9%) e Imperia (24%), in luglio le imprese delle province di La Spezia (48,6%) e Savona (46,1%), in agosto e settembre le strutture in provincia della Spezia (73,9% agosto, 47,3% settembre) e di Imperia (70,3% agosto, 44,8% settembre).
In Liguria come nel resto d’Italia, la domanda turistica estiva è composta in larga parte da italiani (74,1% in generale, 78,3% nelle strutture alberghiere), soprattutto nella provincia di Savona, dove la quota di clientela italiana nelle imprese ricettive ha raggiunto l’85,1%.
I principali mercati esteri sono quelli consueti per le destinazioni turistiche liguri, in primis la Germania (per il 57,2% delle strutture ricettive della regione), la Francia (47,1%) la Svizzera (38,8%) e i Paesi Bassi (22,4%) seguite a distanza dal Belgio, dal Regno Unito e dall’Austria.
In Liguria in media 4 imprese su 10 hanno attivato misure di promozione per attrarre clientela nel corso della stagione estiva, una scelta che ha riguardato soprattutto le strutture del comparto extralberghiero (44,2% contro il 28,3% dell’hôtellerie).
Si sta assistendo a un processo di ri-orientamento delle scelte del turista, dalla tradizionale ricerca di unicità e di viaggi intesi come scoperta ed esperienza, alla ricerca di sicurezza e salubrità dei luoghi, di fiducia verso gli operatori e i fornitori di servizi. Diventa, dunque, fondamentale per il contesto imprenditoriale italiano ripensare il proprio modello organizzativo, anche in considerazione del fatto che le forme di turismo massivo, che vivono sull’incremento del numero di turisti, sono destinate a funzionare sempre meno dopo la pandemia. Altra conseguenza diretta della pandemia è la crescita di offerte sui siti web delle strutture ricettive a dispetto delle grandi Ota come booking. Nelle imprese si è accelerata la consapevolezza di dover puntare su nuove strategie commerciali sfruttando sempre più le opportunità che offre la digitalizzazione per “adattarsi” alle mutevolissime esigenze della domanda.
Come emerge dall’indagine svolta alle imprese ricettive della Liguria, tra le strategie di uscita dalla crisi dell’emergenza Covid-19 nella regione, 3 imprese su 10 hanno scelto di potenziare il mercato online.
Molte le disdette ricevute dagli operatori turistici della regione, soprattutto per i soggiorni di giugno (51,5% delle prenotazioni), ma anche nei mesi successivi della stagione (34,9% a luglio, 25,6% ad agosto, 29,5% a settembre).