Genova è la città del Nord con la Tari più alta in media a famiglia: 371,21 euro. Più cara di Bologna di oltre 142 euro, 122 più di Firenze, quasi 70 euro più di Venezia, 48 euro più di Roma capitale, 35 euro più di Milano.
Tra il 2016 e il 2020, a livello nazionale, la tassa sui rifiuti ha registrato aumenti medi del 2,4% con punte del 35,1%. Dai dati scaturiti da uno studio della Uil Servizio Lavoro Coesione e Territorio, che ha elaborato i costi in 105 città capoluogo di provincia, lavorando sul campione di famiglie con quattro componenti, un’abitazione di 80 mq e un reddito Isee di 25 mila euro, emerge un territorio che, negli anni, ha fatto pagare un conto salato ai cittadini soprattutto a Genova e Imperia, rispettivamente: +15,8% e +3,3%.
A Genova tra il 2019 e il 2020 l’aumento in termini percentuali è di 5,7 punti. Andando indietro nel 2016 la stessa famiglia pagava 320,51 euro; nel 2017 338,21 euro; nel 2018 354,92 euro; nel 2019 351,02 euro; nel 2020 371,21 euro. Secondo la Uil anche il 2021 registrerà un aumento a causa della scarsa performance della raccolta differenziata.
A Imperia va la maglia nera delle province della Liguria: nel 2016 le famiglie campione pagavano 332,35 euro; nel 2017 e nel 2018 338,71 euro; nel 2019 391,98 euro nel 2020 404,74 euro; con una differenza percentuale tra il 2016 e il 2020 del 21,08%. Tra il 2019 e il 2020, ovvero in un solo anno, si registra un 3,3 in più.
La situazione migliora negli altri due capoluoghi: migliora l’andamento della Tari alla Spezia: nel 2016 le famiglie campione pagavano 261,58 euro; nel 2017 251,08 euro; nel 2018 249,75 euro; nel 2019 248, 37 euro; nel 2020 248,37 euro con una tendenza che migliora del -5,1%.
Anche Savona, come nello spezzino, l’andamento della Tari ha registrato un miglioramento con un -3,8% dal 2016 al 2020. Nel 2016 la nostra famiglia campione pagava 392,03 euro; 374, 94 nel 2017; 355,66 nel 2018; 377,16 nel 2019 e nel 2020.
Alfonso Pittaluga, segretario regionale Uil Liguria, spiega: «Sono dati su cui riflettere. Il dato genovese è eclatante, Genova è seconda negli aumenti dopo Firenze e questo è frutto di tante motivazioni ultraventennali, di scelte talvolta fatte, talvolta smentite. In questo caso il Recovery Fund ci può aiutare». Secondo Pittaluga da questa situazione se ne esce con la politica, con la concertazione sociale e con la trasparenza nel dire ai cittadini che la situazione è difficile. «Noi siamo a disposizione per lavorare sui riequilibri sociali. Anche il dato di Imperia indica la necessità di un ripensamento regionale di questa strategia. Il Covid poi ha enfatizzato questi problemi. I costi delle non scelte si pagano di più. Questo è un Paese che fa riforme delle riforme, è arrivato il momento di farle queste scelte. Occorre rivedere la nostra produzione di rifiuti ed enfatizzare il buon esempio di altri paesi. Al di là dei disegni politici succeduti».
«La nostra regione ha il livello massimo di tassazione sui servizi pubblici, Genova è campione mondiale e la Tari non fa eccezione. Il livello dei costi dei servizi deve però avere un aiuto indubbio dal comportamento responsabile dei cittadini e purtroppo i Liguri su questo versante non sono propriamente virtuosi – dichiara Emanuele Guastavino, presidente Adoc Liguria – da questo atteggiamento bisogna partire con una campagna di sensibilizzazione sui temi ambientali e sull’economia circolare, la formazione dei cittadini responsabili sui temi dell’ambiente sarà uno dei più grossi impegni per i prossimi anni».
Tuttavia ci sono costi che sinora sono stati dilazionati: «La bonifica di Scarpino e l’invio dei rifiuti fuori regione che costava quasi 2 milioni al mese. Prima o poi ci verranno addosso».