Aumenta il numero dei liguri che utilizzano il trasporto pubblico. È quanto emerge dal rapporto Pendolaria 2021, presentato questa mattina. L’analisi fotografa la situazione del trasporto su ferro in Italia, regione per regione, con un focus sulle opportunità offerte del Next Generation EU che, insieme ai fondi strutturali europei e agli investimenti nazionali, può rappresentare la svolta per la mobilità nel nostro Paese al 2030.
Fino all’8 marzo 2020, data di inizio del lockdown, i segnali per il trasporto ferroviario erano positivi ovunque, con numeri in crescita dalle metro all’alta velocità. Ma con la pandemia, la riduzione degli spostamenti e le limitazioni al riempimento massimo per garantire il distanziamento, a pagare i disagi maggiori sono i pendolari delle linee peggiori d’Italia che, purtroppo, si confermano senza miglioramenti.
Guardando alla situazione pre-Covid, i passeggeri sui treni AV di Trenitalia sono passati dai 6,5 milioni del 2008 a 40 milioni nel 2019: un aumento esponenziale (+515%), legato sostanzialmente a un raddoppio della flotta dei convogli ad alta velocità. Nel 2019, il numero di coloro che ogni giorno prendevano il treno per spostarsi su collegamenti nazionali era di circa 50mila persone sugli Intercity e di 170mila sull’alta velocità tra le frecce di Trenitalia e Italo. Tuttavia, fuori dalle direttrici principali dell’alta velocità, la situazione del servizio in questi anni è peggiorata: per gli Intercity, l’offerta in termini di treni*km nel 2019 è scesa del 16,7% rispetto al 2010, così come il numero dei viaggiatori, crollato del 45,9%.
Passeggeri in aumento sui treni regionali e metropolitani, che superano i 6 milioni ogni giorno e registrano un incremento del 7,4% tra 2018 e 2019. Nel dettaglio, il numero di viaggi giornalieri sui treni regionali è aumentato di circa 19mila unità nel 2019 (un +0,6% rispetto al 2018), toccando quota 2 milioni e 938mila, mentre un boom si è registrato per quanti utilizzano le linee metropolitane, con 270mila viaggi in più al giorno nel 2019 (+9,7% rispetto al 2018), per un totale di oltre 3 milioni di spostamenti quotidiani nelle sette città in cui la metro è presente.
Per quanto riguarda la Liguria il rapporto segnala luci e ombre, ma soprattutto evidenzia l’aumento di cittadini che utilizzano il trasporto pubblico. Se nel 2011 i viaggiatori giornalieri sul treni regionali erano 105.000 nel 2019 sono diventati 128.218 (+22,1%), nello stesso anno la Regione Liguria ha speso per il servizio ferroviario 16,72 milioni e per il materiale rotabile 2,6 milioni che rappresenta lo 0,21 del bilancio dell’ente. Nel nord ovest ha fatto peggio solo il Piemonte con 0,01, la Lombardia, per dire, ha stanziato l’1,78.
Altra nota dolente, che il report segnala tra le “incompiute”, è il potenziamento della Genova-Ventimiglia dove i numeri raccontano che a fronte di un costo di 1.540 milioni 51 risultano disponibili e 1.489 mancanti.
«È evidente che compito della Regione Liguria dovrebbe essere quello di stimolare di più e meglio il governo affinché stanzi i fondi necessari al completamento dell’infrastruttura, non è pensabile che nel 2021 ci siano ancora tratti a binario unico», osserva Santo Grammatico, presidente di Legambiente Liguria.
Va meglio, invece, per quanto riguarda il materiale rotabile, la cui età media è di 10,9 anni, il dato sull’incremento dei treni in circolazione che è leggermente salito rispetto al 2018 (+4) e anche per quanto riguarda i km elettrificati: su 497 km totali 476 sono elettrificati.
«La Liguria ha un gran bisogno della cura del ferro − dichiara Grammatico − il segnale dei cittadini è chiaro, la grande richiesta di trasporto pubblico locale va assecondata e la Regione deve dimostrarsi all’altezza della sfida potenziando il servizio e completando le infrastrutture. Per quanto riguarda Genova continuiamo a pensare che sia necessario investire sul tram, costruire binari in città, favorire il trasporto pubblico e non quello privato su gomma».
Anche Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente, sottolinea come sia necessario migliorare l’accessibilità su ferro, in modo da raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 fissati dall’Unione Europea al 2030 e al 2050.
«Negli ultimi due anni (2019-2020) in Italia non è stato inaugurato nemmeno un chilometro di linee metropolitane. È aumentato purtroppo il distacco tra le città italiane e quelle europee, proprio laddove più rilevanti sono i ritardi: la dotazione di metro, tram e ferrovie urbane per i pendolari. Occorre cambiare le priorità infrastrutturali».