Liguria sesta regione d’Italia per incidenza di vittime femminili di omicidio ogni 100 mila donne. È quanto emerge dall’ultimo report dell’Istat (dati 2019, fonte ministero dell’Interno), analisi che presenta forti differenze nella distribuzione degli omicidi in Italia.
Nel 2019 nel Paese si sono registrati 315 omicidi (0,53 vittime per 100 mila abitanti). Distinguendo per genere, su 100 mila persone dello stesso sesso, le vittime maschili sono lo 0,70, mentre lo 0,36 sono donne.
In Liguria nel 2019 si registrano 7 omicidi. Tre, le cui vittime sono uomini, sono avvenuti per mano di parenti o conoscenti. Le 4 vittime femminili sono state uccise da partner o ex partner (3) e da altro parente (1).
In questo contesto la Liguria presenta un’incidenza media totale di 0,46 omicidi volontari ogni 100 mila abitanti: l’incidenza di vittime femminili è dello 0,5 ogni 100 mila donne residenti e corrisponde – in valore assoluto – a 4 casi. Quella relativa agli uomini (3 casi) è dello 0,41 ogni 100 mila residenti.
L’incidenza di omicidi di donne in Liguria è la sesta d’Italia: valori più alti si riscontrano in Abruzzo (0,75 per 100 mila donne residenti, 5 casi) e nella provincia autonoma di Trento (0,72, 2 casi). Seguono Umbria, Emilia-Romagna, Sardegna.
Per quello che riguarda l’incidenza di vittime di sesso maschile, la regione che spicca è la
Calabria con 2,68 omicidi per 100 mila maschi, valore 2,5 volte più elevato rispetto alla regione che la segue in graduatoria, la Campania (1,07).
Confrontando i dati attuali con quelli del 1991, anno in cui si è registrato il picco degli omicidi, seguito da un trend in progressivo calo, la realtà è molto cambiata. Gli omicidi erano oltre 6 volte di più (1.917 contro gli attuali 315), con un tasso pari a 3,4 per 100 mila abitanti. Il 37,5% degli omicidi era attribuibile alle organizzazioni di tipo mafioso, mentre nel quinquennio 2015-2019 questo dato è sceso al 9,7%.
Il femminicidio (femicideii), in base alla definizione statistica che ne dà lo European Institute for Gender Equality (EIGE, 2017iii), è definito come “the killing of a woman by an intimate partner and the death of a woman as a result of a practice that is harmful to women”. Le componenti di questa definizione sono la diseguaglianza di genere e la motivazione di genere dell’omicidio. In altre parole il femminicidio è, secondo la Convenzione di Istanbul, l’omicidio di una donna in quanto donna.
Un cambiamento che, nel corso degli anni, ha inciso soprattutto sul calo di casi di vittime maschili: nei primi anni Novanta si contavano 5 omicidi di uomini per ogni donna uccisa, nel 2019 si sono invece verificati 204 omicidi di uomini e 111 di donne.
Nel 2019, i tassi di omicidio sono più alti per gli uomini rispetto alle donne in tutte le classi di età (nella classe 14-17 anni non ci sono state vittime). Tra i giovani, la classe 18-24 anni ha un tasso pari a 0,39 omicidi per 100 mila abitanti, alla classe 25-34 anni è associato il tasso più elevato, pari a 0,87 (1,19 per gli uomini e 0,54 per le donne, per 100 mila abitanti di pari età e sesso). Con l’avanzare dell’età il tasso decresce fino a raggiungere lo 0,53 per gli oltre 55enni (0,63 tra i 35 e i 54 anni).
In aumento gli omicidi in ambito familiare o affettivo. Gli stranieri vittime di omicidio sono 62 (il 19,7%, 17,6% delle vittime tra gli uomini e 23,4% tra le donne).
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