Dei 332,97 milioni di euro messi a bando per affrontare la pandemia da Covid-19, le stazioni appaltanti della Liguria hanno comunicato importi aggiudicati per appena 11,38 milioni di euro. È quanto rivela il report di Libera “InSanità. L’impatto della corruzione sulla nostra salute” (dati Anac, Autorità nazionale anticorruzione). Con questi dati la Liguria si posiziona ultima in Italia per trasparenza: nel 97% dei casi non si conosce la destinazione dei fondi.
A livello nazionale, dall’inizio della pandemia al 17 novembre, secondo l’Anac, sono stati messi a bando oltre 14 miliardi di euro, spesi per l’acquisto di servizi e forniture, dalle mascherine ai banchi di scuola, attraverso procedure in gran parte straordinarie. Le stazioni appaltanti italiane hanno però comunicato soltanto importi aggiudicati per 5,55 miliardi di euro.
Dei rimanenti soldi «non si ha traccia, nonostante la normativa relativa alla trasparenza amministrativa», sostiene il presidente di Libera Liguria Stefano Busi. Secondo l’associazione Libera, “diverse caratteristiche peculiari rendono la sanità un terreno particolarmente fertile per la corruzione, nonché un contesto di particolare interesse per la criminalità organizzata”.
In Italia sono solo due le regioni in cui si ha una conoscenza più diffusa della spesa: Emilia Romagna al 51% e Toscana al 54%. Tutte le altre hanno dati molto bassi, con il picco della Liguria (3%) e Sardegna (7%) seguiti da Puglia e Valle d’Aosta (10%).
«Questo denaro avrebbe dovuto garantire l’acquisto massiccio di servizi e forniture. Sarebbe dovuto servire per garantire la salute dei liguri durante la pandemia. È questo il modello di sanità che vogliamo in Liguria?», così il consigliere regionale del Pd Ferruccio Sansa, riprendendo la notizia: «La sanità è un ambito verso il quale vengono indirizzati molti soldi pubblici e quindi appetibile per la criminalità organizzata: non a caso, negli ultimi tre anni, il 13 per cento degli episodi di corruzione riguarda questo settore.
Oggi scopriamo che oltre a essere stati agli ultimi posti nella cura del Covid, siamo fanalino di coda anche per trasparenza della spesa. Addirittura una parte consistente delle risorse potrebbe non essere stata spesa. E c’è qualcuno che si vanta della gestione della sanità in Liguria».
Non si è fatta attendere la replica di Walter Locatelli, commissario straordinario di Alisa, che chiarisce: «Tutte le procedure di acquisto poste in essere dalla Centrale regionale di acquisto della Liguria sono sempre state pubblicate sul sito istituzionale dell’ente. Del tutto infondata è, pertanto, l’affermazione per cui della maggior parte degli acquisti fatti in Liguria non ve ne sarebbe traccia: basta guardare il sito istituzionale della Centrale per trovare le “prove” di tutti gli acquisti effettuati per fronteggiare l’emergenza Covid».
«La Centrale regionale di acquisto della Liguria − prosegue Locatelli − fin dal primo momento dell’emergenza, ha attivato tutte le misure idonee e adeguate alla gestione della situazione per il reperimento di tutto il materiale utile alla gestione della pandemia. Si tratta, nel dettaglio, di tre richieste di offerta sul Mercato elettronico della Pubblica amministrazione: una manifestazione di interesse a offrire tutti i principali dpi, una manifestazione di interesse a offrire kit /prodotti diagnostici per coronavirus, tutte procedure pubblicate sul sito istituzionale dell’ente. Accanto alle procedure sopracitate, sempre al fine di garantire l’approvvigionamento dei dispositivi necessari per fronteggiare l’emergenza, la Centrale di acquisto ha inoltre proceduto con alcuni affidamenti diretti “in somma urgenza” (art. 163 del D.lgs. n. 50/2016)».
Locatelli precisa inoltre che «con specifico riguardo agli obblighi di comunicazione ad Anac, è bene ricordare che gli unici affidamenti sottoposti a tale obbligo sono quelli effettuati in “somma urgenza”; a tal proposito la Centrale acquisti ha tempestivamente provveduto a fare comunicazione ad Anac. Inoltre, pur non essendo tenuta a farlo, ha comunicato anche gli affidamenti di importo inferiore a 40 mila euro. Anac, all’esito dell’istruttoria compiuta, ha ritenuto congrui tutti i prezzi oggetto delle determinazioni di affidamento adottate».
«È evidente che il dato che emerge dalla denuncia di Libera Liguria non corrisponde alla realtà dei fatti perché identifica come dato di riferimento solo gli affidamenti in “somma urgenza” che rappresentano nel nostro caso una minima percentuale, anche in termini di valore economico rispetto alle altre procedure di acquisto − conclude Locatelli − Impropriamente, quindi, si parla di trasparenza di tutti gli appalti sanitari per l’emergenza Covid, riguardando l’obbligo di comunicazione ad Anac solo gli affidamenti ex art. 163. Il fatto che ci siano state poche comunicazioni ad Anac degli acquisti effettuati significa solo che sono stati posti in essere pochi affidamenti in somma urgenza rispetto alle altre procedure di acquisto espletate per far fronte all’emergenza e ciò non significa certo che ci sia stato un difetto di trasparenza, anzi. Basta consultare i siti istituzionali».