Una riduzione dell’8,7% del Pil ligure a fine 2020, da 44,1 miliardi di euro a 40,3 miliardi. È quanto prevede il modello sviluppato da The European House – Ambrosetti, contenuto nel “Rapporto strategico Liguria 2022” presentato questa mattina a Palazzo Ducale a Genova. Un calo pesante, dovuto agli effetti della crisi sanitaria legata alla pandemia di Covid-19, che nel resto d’Italia si prevede ancora più forte (-9,1%), così come nel Nord-Ovest (-9,3%) e nel Nord Est (-10%). Il rimbalzo atteso dallo studio Ambrosetti per il 2021 è del 4,1%, con un picco massimo a Imperia (+4,5%) e un minimo a Savona (+1,1%).
La maggior resilienza del territorio ligure, come spiega il rapporto, è dovuta essenzialmente a un diverso approccio da parte della Regione che, rispetto ad altri enti italiani, ha consentito una continuità economica di una parte delle attività imprenditoriali liguri: manutenzione e attività balneari, giardinaggio e coltivazione, ma soprattutto edilizia e cantieri nautici. Non a caso la contrazione prevista nelle costruzioni è del 22,5% rispetto al 33,3% italiano.
Guardando all’impatto sulle imprese, lo studio Ambrosetti ha analizzato un campione di oltre 3.300 aziende liguri con fatturato maggiore di 1 milione di euro: nel migliore degli scenari, il fatturato si ridurrà “solo” del 9%, mentre nella peggiore delle ipotesi il calo sarà addirittura del 32%. L’ebitda potrebbe ridursi del 26% così come dell’89% negli stessi due scenari.
In termini occupazionali, entro il 2020 sarebbero a rischio il 13,7% dei lavoratori liguri, pari a 95 mila occupati. Un calo più sostenuto, secondo il modello previsionale, nelle costruzioni e nel manifatturiero. In Italia la percentuale dei lavoratori a rischio è stimata al 14,2%.
L’impatto della crisi sanitaria potrebbe riversarsi anche sulla ricchezza delle famiglie, facendo salire al 56% il numero dei cittadini liguri in povertà relativa (dalle 55 mila famiglie del 2019 alle 85 mila nel 2020).
Controcorrente il dato sull’export che, grazie alla struttura economica anticiclica del territorio ligure, ha segnato un +40% nel primo trimestre 2020 rispetto allo stesso periodo del 2019. Un dato che tenderà ad attutire l’impatto degli effetti del Covid-19 a fine anno, con una riduzione complessiva prevista del 4,7% contro il più pesante -17% nazionale.
Turismo ed economia del mare
Tra i settori maggiormente colpiti degli effetti del Covid-19, il turismo: secondo il rapporto di The European House – Ambrosetti, il calo del valore aggiunto del settore è previsto in una forbice compresa tra il 37% e il 47%. Entro fine anno le presenze turistiche potrebbero ridursi anche di 5,4 milioni di unità (-35,7%). Da ciò deriverebbe anche un minor gettito di spesa turistica, che il rapporto stima in un intervallo compreso tra lo 0,5 e il miliardo di euro.
Anche l’economia del mare, settore per cui la Liguria è prima in Italia per peso sul totale delle altre attività economiche, ha subito un notevole impatto della crisi sanitaria. Si stima una perdita di valore aggiunto direttamente generato dal settore tra lo 0,7% e il miliardo di euro in Liguria, con Genova la provincia più colpita. La riduzione del valore aggiunto indotto è stimata invece tra l’1,2 e l’1,8 miliardi di euro, per una perdita complessiva del valore aggiunto legato all’economia del mare ligure compresa tra l’1,9 e i 2,8 miliardi di euro.
Infrastrutture e patrimonio territoriale per ripartire
Secondo Valerio De Molli, managing partner e ceo di Ambrosetti, ci sono due grandi aree di intervento su cui la Liguria deve puntare per ripartire dopo la crisi legata all’emergenza sanitaria: «La realizzazione delle infrastrutture di trasporto e collegamento in Liguria necessita di 16,5 miliardi di investimenti – spiega – e può generare un aumento del Pil regionale fino al 18% circa nel 2030». L’impatto occupazionale, nei termini più ottimistici, si concretizzerebbe in un aumento di 80 mila unità al 2029.
Altro ambito d’interesse è il patrimonio del territorio ligure che, secondo il rapporto, gode di un valore inespresso da rilanciare e potenziare: «Abbiamo mappato 50 opere, per una valorizzazione complessiva di oltre 9 milioni di metri quadrati di superficie nelle quattro provincia liguri – sottolinea De Molli – Si va dagli Erzelli all’Hennebique a Genova, fino al parco urbano di Imperia, l’isola Palmaria alla Spezia, il polo della meccanica nel savonese. Le ricadute socio-economico per il territorio ligure derivanti dal rilancio di queste aree sarebbero notevoli». Il rapporto stima 39 mila occupati in più al 2025, +2,7 miliardi di valore aggiunto (equivalente al +1,2% del Pil regionale annuo) e 1,2 miliardi di investimenti richiesti. Guardando al 2030 i numeri salirebbero ulteriormente: +60 mila occupati, +4,1 miliardi di valore aggiunto, +1,8 miliardi di investimenti.
I punti forti (e quelli deboli) della Liguria
Lo studio Ambrosetti ha messo in luce anche tutti gli aspetti economici in cui la Liguria spicca in Italia. Oltre a essere prima in Italia per quota di economia del mare sul totale dell’economia regionale (9,4%), la Liguria è anche prima per teu movimentati (4,1 mln) e, in ambito produttivo e territoriale, prima per imprese della cantieristica (15,1 ogni mille) e prima per spiagge con bandiere blu (16,8%).
Nel settore turistico, la Liguria è terza in Italia per la spesa dei viaggiatori stranieri (1.550 euro) e per quota di viaggiatori stranieri (6 per abitante). Seconda per numero di crocieristi (2,6 mln), terza per numero di passeggeri dei traghetti movimentati (2,5 mln), al quarto posto per pernottamenti turistici (16,9 per abitante). Al sesto posto per spesa in beni e attività culturali (25,6 euro per abitante).
Nel sistema produttivo, è all’ottavo posto in Italia per numero di imprese ogni mille abitanti (79), nona per reddito medio annuale delle famiglie, quinta per il valore aggiunto dei servizi (solo 13esima per il valore aggiunto dell’industria).
Alti e bassi nel settore innovazione e ricerca: seconda per valore aggiunto dell’high tech, terza per tasso di specializzazione nei settori ad alta tecnologia, settima per spesa in ricerca e sviluppo (442 euro per abitante). Ottava per numero di ricercatori ogni 10 mila abitanti (24,8), nona per ricercatori sul totale degli addetti (0,4%), solo 16esima per statup innovative (122,5 per 1 mln abitanti).
Per ciò che riguarda il lavoro, 11esima per tasso di occupazione (63,3%), stessa posizione per tasso di disoccupazione (9,9%). Ottava per tasso di disoccupazione giovanile (23,6%). Terza per percentuale di popolazione laureata (16,3%). All’11esimo posto per tasso di Neet (giovani che non studiano e non lavorano).
Infine, l’ambito della salute e del sociale: Liguria 16esima per incidenza della prevenzione sul totale della spesa sanitaria (3,5%), 15esima per copertura vaccinale antinfluenzale sulla popolazione over 65 (50%). 13esima per speranza di vita alla nascita, ottavo posto per tasso di criminalità.