Alcune domande, dopo aver letto qualche stralcio del Rilancio.
Perché ogni provvedimento legislativo deve essere composto da almeno e non meno di due o trecento articoli, proiettati su centinaia di pagine? L’autorevolezza e l’efficacia di un intervento di legge è subordinata alla quantità o alla qualità delle carte da leggere?
Le estenuanti difficoltà che stiamo affrontando ci inducono a scegliere un uovo oggi o una gallina (forse) domani? Che potrebbe significare: prima del prossimo luglio, quando saranno (finalmente?) attive le agevolazioni per installare impianti fotovoltaici, non è più urgente pagare oggi la cassa integrazione guadagni dello scorso marzo alle migliaia di lavoratori con le tasche vuote?
Perché consentire la sospensione dei pagamenti solo a chi ha avuto un calo del fatturato? Qualcuno è certo che chi ha fatturato, poco più o poco meno, lo stesso importo del 2019 ma ha incassato realmente meno della metà dell’anno scorso, possa dormire sonni tranquilli?
Perché le variazioni percentuali del fatturato, positive o negative, non ce le comunica l’Agenzia della Entrate che dal primo gennaio 2019 possiede ogni nostra fattura?
Per quale motivo lo Stato, con immediatezza e semplicità, non accredita nei conti correnti di chiunque sia in difficoltà, con cadenza mensile, 1/12.mo del reddito annuale del 2019? La procedura, applicabile per tutti, dal lavoratore dipendente in cassa, al titolare di un bar, di un ristorante o di uno stabilimento balneare è troppo banale?
Il sistema bancario, che possiede ogni nostro dato da sempre e per sempre, non potrebbe – come prima cosa – accreditarci i soldi sui nostri conti correnti, entro 24 ore, e poi verificare (dopo) quello che gli pare?
Siamo davvero certi che l’Irap in scadenza a giugno sia stata cancellata e non solo sospesa o rimandata?
Che capiterà se il Rilancio non si muterà in legge?
Ultima domanda: il Rilancio è il sostegno sostenibile e progettuale o il colpo di grazia?