Dopo il ranuncolo, è la peonia il nuovo fiore all’occhiello (è il caso di dirlo) dell’Istituto regionale per la floricoltura di Sanremo, che guarda alla Cina per valorizzare e sviluppare la ricerca su questo fiore.
Proprio ieri l’Irf, in occasione del workshop “La cooperazione per lo sviluppo della floricoltura”, ha ospitato una delegazione del Caas, Chinese academy of agricultural sciences, prestigioso ente cinese con il quale l’Istituto di Sanremo collabora dal 2013: «I rapporti sono iniziati circa sei anni fa e proseguiti nel 2017 – spiega a Liguria Business Journal Margherita Beruto, direttore dell’Irf di Sanremo – con un accordo quadro di collaborazione, con particolare riferimento proprio alla floricoltura, che prevede la mobilità dei rispettivi ricercatori e lo scambio di materiale vegetale. L’attenzione è spostata soprattutto sulla peonia, che in Cina è il fiore nazionale».
In Liguria questo prodotto sta riscuotendo sempre maggiore interesse: «Un successo cresciuto negli ultimi anni – dice Beruto – sempre più aziende si stanno interessando a questo articolo e il mercato è vivace». Pechino, che solo negli ultimi anni ha posto più attenzione allo sviluppo della floricoltura, ha già messo a disposizione diverse varietà che verranno saggiate nel Ponente ligure: qui saranno verificati soprattutto l’adattamento alle condizioni ambientali e la crescita delle piante.
Fiori non solo ornamentali
L’Istituto regionale per la floricoltura sta sviluppando anche rapporti di collaborazione con l’Università di Genova sui temi della nutraceutica e del benessere umano. Non a caso al workshop “La cooperazione per lo sviluppo della floricoltura” erano presenti anche Anna Pittaluga e Raffaella Boggia dell’ateneo genovese, che hanno illustrato il loro lavoro nell’ambito di sviluppo di tecniche per garantire l’autenticità e la tracciabilità delle filiere dei prodotti nutraceutici, così come le ricerche e le applicazioni per saggiare scientificamente gli effetti dei preparati naturali utilizzati per il benessere umano.
Dal canto suo, l’Istituto ha da offrire una profonda expertise nella coltura e nella propagazione in vitro, di cui si occupa già da tempo, con una lunga esperienza sul ranuncolo: «Per ora – descrive il direttore dell’Irf – abbiamo allo studio 17 varietà di peonie arboree e una trentina di peonie erbacee. Abbiamo selezionato 4 peonie arboree per le moltiplicazioni in vitro e prevediamo di fare il primo trasferimento “in vivo” nel prossimo autunno-inverno. Se il riscontro dovesse essere positivo, nel 2021 potremmo già avere delle piccole campionature da fornire alle aziende».
Del resto, la collaborazione con i cinesi prevede anche il coinvolgimento di imprese e commercianti dell’imperiese, la costituzione di aziende-pilota, nonché di uno specifico gruppo di lavoro, a partire dal prossimo autunno. L’idea è anche quella di instaurare nuovi rapporti commerciali con la Cina, «in quest’ottica si ragionava anche sul nuovo collegamento aereo diretto Nizza-Pechino, linea che potrebbe ovviamente “avvicinare” le nostre realtà», sottolinea Beruto.
Ma alla base di tutto c’è un’intensa attività di ricerca sulla peonia che, grazie all’interscambio di competenze cino-sanremesi, porterà a un miglioramento genetico della pianta, alla valorizzazione delle stessa, quindi alla fornitura alle imprese di nuove varietà selezionate.
Il Caas in numeri
Il Caas, Chinese academy of agricultural sciences, è stato fondato nel 1957. Con sede principale a Pechino, conta oltre 42 istituti, di cui 32 affiliati diretti. Vi lavorano 10 mila impiegati, di cui 6 mila tecnici.
Il lavoro più duro è proprio quello della ricerca e della prima campionatura, compiti che l’Irf svolge da anni con non poche difficoltà: «I numeri industriali si ottengono con il trasferimento al laboratorio commerciale, ma la fase più difficile è quella precedente: la ricerca e la propagazione delle varietà – racconta Beruto – Attività che svolgiamo con nostre risorse e competenze, sulle quali lo scambio di conoscenze ed esperienze con i cinesi ci sarà sicuramente di aiuto. Ma ogni anno è sempre più difficile, soprattutto perché siamo sempre di meno».
Tasto dolente, quello del personale, per l’Istituto sanremese: 10 impiegati stabili, più altrettanti assunti con contratti stagionali. Troppo pochi, secondo la presidente, per gestire l’intera attività di ricerca nei laboratori e in circa un ettaro di serre. «Facciamo crescere giovani ricercatori, trasferiamo loro molte competenze, li vediamo maturare e diventare sempre più esperti, ma poi ogni anno siamo costretti a ricominciare da capo – spiega il direttore – Nonostante queste difficoltà, mi sento di dire che riusciamo a fare tante cose e soprattutto a svolgerle al meglio. Certo, con qualche risorsa in più sarebbe tutto meno complicato».
Un appello anche alla Regione, presente ieri al workshop con l’assessore all’Agricoltura Stefano Mai. L’ente di piazza de Ferrari ogni anno trasferisce 650 mila euro di fondi regionali all’Irf, ma nuova linfa non guasterebbe: «Sono passati tanti anni dagli ultimi concorsi – sottolinea Beruto – Abbiamo bisogno al più presto di nuove risorse, anche perché alcuni dei nostri dipendenti sono vicini alla pensione».