«Tra i primi atti della rinnovata gestione dell’istituto ci sarà anche l’avvio di riflessioni con lo schema volontario di intervento del Fondo interbancario di tutela dei depositi per rivalutare l’operazione alla luce del nuovo quadro venutosi a creare». L’annuncio è contenuto nella nota stampa emessa da Banca Carige per comunicare il commissariamento e induce a formulare ipotesi sul futuro della banca.
Che cosa significa «avviare riflessioni» per «rivalutare l’operazione alla luce del nuovo quadro»?
Il Fondo interbancario aveva avviato l’operazione di rafforzamento patrimoniale di Carige, richiesto dalla Bce, attraverso l’acquisto di circa 320 milioni di bond. L’intervento, un prestito subordinato con caratteristiche di convertibilità, avrebbe dovuto fornire alla banca ligure risorse nell’immediato, i 320 milioni, ed essere rimborsato mediante un aumento di capitale di 400 milioni. Un’operazione in due tempi, ravvicinati, saltata con la decisione della famiglia Malacalza di non partecipare all’aumento di capitale.
Ora al Fondo rimangono i bond.
Non era questo l’obiettivo delle banche che avevano partecipato allo schema di intervento. Il 20 novembre scorso il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, nel corso dell’annuale seminario dell’associazione, aveva dichiarato: «Auspico che Carige abbia successo nell’aumento di capitale e confido che ci riprendiamo l’integrità del prestito subordinato» e Salvatore Maccarone, presidente del Fondo Interbancario, aveva chiesto che l’operazione si chiudesse per giugno. Le cose sono andate diversamente e ora le «riflessioni» da avviare, visto che non è disponibile il capitale per rimborsare i bond e che, d’altra parte, questi sono convertibili, potrebbero riguardare proprio la conversione (possibile fino al 49% del capitale azionario).
Un’altra possibilità (esclusa quella della risoluzione, improbabile anche e non solo per le dimensioni dell’istituto) è che si concluda positivamente la ricerca di un partner o di un acquirente. Questa ricerca è in atto da tempo (il 23 ottobre scorso il cda di Carige aveva scelto Ubs come financial advisor in materia) e ora che, esautorati i Malacalza, Modiano e Innocenzi devono rispondere direttamente e soltanto alla Bce potrebbero essere agevolati nella conduzione delle trattative (secondo Modiano il commissariamento «semplificherà e rafforzerà la governance di Carige e di conseguenza l’esecuzione della strategia in un quadro di sana e prudente gestione»).
Peraltro le due eventualità non si escludono necessariamente a vicenda. Si vedrà, Carige ci ha abituati ai colpi di scena.