Francoforte, Roma. Il presidente e l’ad di Banca Carige, Pietro Modiano e Fabio Innocenzi, passeranno questi giorni di fine anno in viaggi e riunioni a Francoforte e a Roma, per informare Bce e Banca d’Italia sul terremoto avvenuto in assemblea dei soci sabato scorso e, forse, prendere nota delle decisioni delle autorità di vigilanza.

È soprattutto la riunione di Francoforte che potrebbe portare novità. La Bce il 21 dicembre, alla vigilia dell’assemblea degli azionisti, aveva esteso al 31 dicembre 2019 il termine per l’osservanza dei requisiti patrimoniali. Ma lo aveva fatto sulla base della manovra di rafforzamento patrimoniale che è stata bocciata dall’assemblea con l’astensione determinante del maggiore azionista, Malacalza Investimenti (27,5% del capitale azionario). Inoltre il bond subordinato da 400 milioni emesso alla fine di novembre e sottoscritto per 320 milioni dallo Schema Volontario del Fitd che doveva essere rimborsato con l’aumento di capitale ha posto la banca in sicurezza nell’immediato ma dopo che l’operazione è saltata rischia di essere molto gravoso.

E ora? La normativa europea lascia ampi margini di intervento e di scelta all’autorità di vigilanza, che potrebbe addirittura “sterilizzare” la quota di Malacalza e chiedere la convocazione dell’assemblea a breve, oppure commissariare Carige e chiedere un’accelerata nel processo di aggregazione. Incalzati da Francoforte, e di fronte a potenziali partner o acquirenti a conoscenza di queste pressioni, i vertici della banca ligure sarebbero costretti a trattare in una condizione molto difficile.

Una soluzione, in ogni caso, va trovata in tempi brevi, e non solo per placare la Bce. Oggi in Piazza Affari Carige all’avvio delle contrattazioni non ha fatto prezzo e, entrata in negoziazione, alle 12.50 cedeva il 12,50%.