Investimenti e occupazione (del lavoro sia autonomo sia dipendente) in aumento, qualità del credito in miglioramento, con significativa riduzione dei flussi di crediti deteriorati: il quadro d’insieme dell’economia ligure nei primi nove mesi del 2018, secondo l’aggiornamento congiunturale redatto dalla sede genovese della Banca d’Italia e presentato questa mattina dalla direttrice Marina Avallone e dal coordinatore dello studio, Alessandro Fabbrini, è di moderata crescita.
Non mancano gli aspetti negativi, che riguardano in particolare l’edilizia, ancora debole dopo anni di crisi, il turismo, in flessione a Imperia e Savona, export. E sulle imprese di Genova e della Liguria grava l’incognita degli effetti di Ponte Morandi.
«Adesso – precisa Marina Avallone – è difficile formulare previsioni in proposito. Qualche prima considerazione però possiamo farla: le conseguenze sono state in qualche modo frenate da quanto è stato fatto sulla viabilità locale. Possiamo dire che c’è e ci sarà un aumento dei costi per l’autotrasporto, e per i flussi di merci cominciano a si cominciano a rilevare segnali di rallentamento, per quanto riguarda il medio e il lungo periodo tutti gli operatori sono concordi nel ritenere che tutto dipenderà dai tempi di ricostruzione. C’è il timore che i flussi di merci possano deviare».
Nei primi nove mesi del 2018 – si legge nella nota – l’economia ligure ha proseguito a crescere moderatamente, grazie al positivo andamento del terziario privato non finanziario; dopo l’aumento dell’anno precedente, la produzione industriale ha registrato segnali di stabilizzazione, mentre l’attività del comparto edilizio è rimasta debole».
L’industria in senso stretto
Nei primi nove mesi del 2018 l’attività industriale in Liguria è rimasta sostanzialmente stabile, dopo la crescita dell’anno precedente ; sui risultati dell’industria regionale ha influito anche il calo delle vendite estere.
In base al sondaggio congiunturale della Banca d’Italia su un campione di 130 aziende industriali con almeno 20 addetti, il saldo tra le imprese che hanno segnalato un aumento del fatturato nei primi tre trimestri dell’anno e quelle che ne hanno dichiarato una riduzione è stato solo marginalmente positivo. Le aspettative a breve termine sono comunque improntate a un moderato ottimismo: le imprese che si attendono un’espansione degli ordini nei mesi successivi superano di oltre 15 punti percentuali quelle che ne prefigurano una contrazione ; le previsioni favorevoli riguardano anche la componente estera della domanda, dopo la debolezza registrata nella prima metà del 2018.
L’accumulazione di capitale fisico ha registrato segnali di ripresa. Secondo il sondaggio della Banca d’Italia, nel 2018 la spesa per investimenti fissi delle imprese industriali liguri è prevista essere a consuntivo superiore a quanto programmato a inizio anno, quando gli operatori ne avevano già pianificato un aumento rispetto al 2017.
Le costruzioni e il mercato immobiliare
Per il 2019 le aziende intervistate hanno segnalato nel complesso investimenti in linea con quelli dell’anno in corso.
Nel corso dell’anno l’attività edilizia in Liguria è rimasta debole , dopo un prolungato calo dei livelli produttivi. Secondo un campione di imprese delle costruzioni con almeno 10 addetti che hanno partecipato al sondaggio condotto tra settembre e ottobre dalla Banca d’Italia, nel 2018 il valore della produzione non si discosterà da quello dell’anno precedente. Le imprese attive del settore hanno continuato a diminuire.
Nel primo semestre dell’anno, secondo i dati dell’Osservatorio del mercato immobiliare dell’Agenzia delle Entrate, in regione è proseguito l’aumento del numero delle compravendite delle abitazioni e degli immobili non residenziali; i prezzi di vendita , per entrambi i comparti, si sono ulteriormente ridotti.
Sulla base dei dati Cresme (Centro Ricerche economiche e sociali del mercato dell’edilizia), nel primo semestre dell’anno le gare bandite sono aumentate sia nel numero, sia soprattutto nel l’importo. Quest’ultimo , pari a ,4 miliardi di euro è rappresentato in gran parte da concessioni per la gestione di presidi ospedalieri nel Ponente e per il servizio dei bacini di carenaggio nel porto di Genova.
I servizi privati non finanziari
Nel corso del 2018, secondo il sondaggio della Banca d’Italia sulle imprese con almeno 20 addetti, è proseguita la crescita del fatturato delle aziende del terziario privato non finanziario: la quota di operatori che hanno segnalato un’espansione delle vendite ne i primi tre trimestri dell’anno ha ampiamente superato i casi di diminuzione. Per i 6 mesi successivi e aspettative sugli ordini sono improntate a un misurato ottimismo.
La spesa per investimenti fissi per l’intero 2018 è attesa rispettare i programmi definiti a inizio anno, che prefiguravano un aumento rispetto al 2017. Dopo un quadriennio di crescita, nei primi tre trimestri del 2018 le presenze di turisti hanno subito una riduzione : secondo i dati provvisori forniti dalla Regione , il calo ha riguardato sia la componente estera sia, soprattutto, quella italiana; a fronte di arrivi sostanzialmente invariati, la durata media del soggiorno si è ulteriormente accorciata, sia pure in misura contenuta. Nel confronto territoriale, la diminuzione ha interessato le province di Imperia e, soprattutto, di Savona. Nel capoluogo regionale si è registrato un lieve progresso, mentre a La Spezia le presenze sono rimaste stabili. La flessione ha riguardato sia le strutture alberghiere , sia quelle extra alberghiere.
Il traffico mercantile complessivo presso i porti regionali nel primo semestre dell’anno è salito; analogo andamento ha caratterizzato la movimentazione dei container, la cui crescita è risultata inferiore a quella degli scali del Mediterraneo occidentale e in linea con i porti del Nord Europa. Con riferimento alle altre modalità di trasporto, nello stesso periodo si sono intensificati il traffico di veicoli pesanti sulle tratte autostradali regionali (3,0 per cento) e la movimentazione mercantile presso l’aeroporto di Genova (1,2 per cento).
Le prospettive a medio termine degli operatori logistici operanti in Liguria sono condizionate anche dai tempi necessari alle fasi di demolizione del viadotto Polcevera e di ricostruzione del nuovo ponte; i disagi e i costi si estendono anche agli altri settori produttivi regionali venuto meno il principale collegamento stradale in direzione est-ovest. Il numero dei passeggeri marittimi si è ridotto per effetto del calo presso i porti di Savona e La Spezia, a fronte di un incremento a Genova. Nel capoluogo regionale anche i passeggeri presso l’aeroporto sono aumentati , a un tasso superiore alla media nazionale (12,2 e 6,0 per cento, rispettivamente) e dopo la diminuzione rilevata alla fine del 2017.
Gli scambi con l’estero
Nel primo semestre del 2018 le esportazioni liguri a prezzi correnti sono scese del 9,0 per cento rispetto allo stesso periodo del 2017, in controtendenza rispetto al dato nazionale e del Nord Ovest (in crescita di circa il 4 per cento) ; il calo ha parzialmente corretto il progresso conseguito 12 mesi prima, quando la Liguria aveva registrato un’espansione delle vendite estere prossima al 20 per cento. La flessione delle vendite estere è stata diffusa a quasi tutti i settori esportatori della regione, con l’eccezione dei prodotti petroliferi raffinati, il cui valore è aumentato di quasi il 20 per cento, e della cantieristica, rimasta stabile. La contrazione ha riguardato principalmente le vendite verso le aree geografiche e i Paesi extra UE (Stati Uniti, Asia e Nord Africa); quelle all’interno dell’UE sono invece aumentate, grazie anche a una crescita accentuata delle esportazioni verso la Francia.
Il numero delle imprese attive
Nei primi nove mesi del 2018 il numero delle imprese attive in regione è rimasto sostanzialmente stabile; il calo dell’industria in senso stretto, delle costruzioni e del terziario commerciale è stato compensato dalla crescita dei servizi di alloggio e ristorazione.
Le condizioni economiche e finanziarie e i prestiti alle imprese
Nel corso del 2018 il positivo andamento del fatturato e il livello storicamente basso dei tassi di interesse hanno contribuito a mantenere le condizioni reddituali delle imprese liguri su livelli elevati. Secondo il sondaggio della Banca d’Italia sulle imprese industriali e dei servizi con almeno 20 addetti, la quota di aziende che prevede di chiudere l’anno in utile resta prossima all’80 per cento, sebbene in lieve riduzione rispetto all’anno precedente.
Le esigenze di finanziamento del capitale circolante si sono innalzate data la crescita dei volumi operativi che ha riguardato le imprese del terziario; tale fenomeno è stato parzialmente temperato da un nuovo calo dei tempi medi di riscossione dei crediti commerciali. Sul fabbisogno finanziario ha agito in direzione espansiva anche la ripresa dell’attività di investimento, che le informazioni qualitative raccolte in occasione del sondaggio indicano più accentuata nel comparto industriale. Ne è risultata rinvigorita la domanda di credito rivolta al sistema bancario, a fronte di condizioni invariate di accesso ai finanziamenti e in linea con quanto segnalato anche dalle rilevazioni presso gli intermediari finanziari.
Dopo il calo osservato nel 2017, nell’anno in corso i prestiti bancari alle imprese si sono dapprima stabilizzati, per poi riprendere ad aumentare nei mesi estivi: alla fine di settembre il tasso di crescita rispetto ai 12 mesi precedenti è stato del 2,4 per cento. Alla riduzione dei finanziamenti alle imprese con meno di 20 addetti si è contrapposto l’incremento del credito alle aziende di maggiori dimensioni. Gli andamenti sono stati differenziati tra i diversi comparti di attività economica: i finanziamenti sono cresciuti nella manifattura e nei servizi; hanno invece continuato a diminuire nelle costruzioni.
I tassi d’interesse medi sulle operazioni a breve termine sono rimasti sostanzialmente invariati rispetto alla fine dell’anno precedente, attestandosi nel secondo trimestre del 2018 al 4,5 per cento. Mentre le condizioni applicate alle imprese di costruzioni e del terziario si sono ridotte (in maniera più evidente nelle costruzioni), quelle praticate alle aziende manifatturiere sono leggermente aumentate; ne è conseguita la riduzione del differenziale esistente tra i vari comparti. Il Taeg sulle nuove operazioni a medio e a lungo termine è diminuito marginalmente (al 2,1 per cento).
Il mercato del lavoro e le famiglie
Secondo le informazioni dell’Osservatorio sul Precariato dell’Inps, relative al solo settore privato non agricolo, nel primo semestre e del 2018 le assunzioni sono aumentate del 2 per cento circa rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Tale dinamica, in linea con il complesso del paese e superiore alla media del Nord Ovest (0,7 per cento), ha fatto seguito a un periodo di flessione. La crescita del numero degli occupati si è concentrata nella componente femminile, a fronte di una stabilizzazione di quella maschile. L’aumento degli avviamenti al lavoro ha riguardato i contratti di apprendistato, stagionali e in somministrazione; si sono invece ridotte le assunzioni a tempo determinato e, in misura lieve, quelle a tempo indeterminato. È proseguita la diminuzione del ricorso alla Cassa integrazione guadagni: tra gennaio e settembre del 2018 il totale delle ore autorizzate di Cig si è ridotto in misura significativa rispetto allo stesso periodo del 2017 (-43,3 per cento), con un calo particolarmente accentuato nella componente straordinaria, la cui contrazione è stata diffusa tra tutti i principali comparti produttivi regionali. La componente ordinaria ha conseguito una riduzione più contenuta, anche a causa dei maggiori interventi in favore del settore edilizio.
Nel primo semestre del 2018, secondo la Rilevazione dell’Istat, le forze di lavoro della regione sono cresciute del 2,0 per cento, portando il tasso di attività al 70,1 per cento. A fronte della sostanziale stabilità del tasso di occupazione, l’innalzata partecipazione è stata determinata dal maggior numero di persone attivamente in cerca di lavoro (8,8 per cento): di conseguenza il tasso di disoccupazione si è portato al 10,6 per cento, oltre un punto percentuale al di sopra del livello medio del 2017.
L’indebitamento delle famiglie
Alla fine di giugno 2018 i prestiti di banche e società finanziarie alle famiglie consumatrici sono aumentati del 2,9 per cento rispetto a 12 mesi prima. La componente più dinamica è stata quella riferita al credito al consumo, in particolare quello di fonte bancaria; la crescita dei mutui si è stabilizzata. Hanno ripreso ad aumentare anche le altre forme di indebitamento bancario, prevalentemente riconducibili alle aperture di credito in conto corrente.
Rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente nel semestre considerato le nuove operazioni di mutuo, al netto delle surroghe e delle sostituzioni (che hanno rappresentato poco meno del 14 per cento delle erogazioni totali, sono rimaste sostanzialmente invariate (circa 670 milioni di euro). Nel secondo trimestre del 2018 il tasso di interesse medio sui nuovi mutui per l’acquisto di abitazioni è ulteriormente sceso rispetto all’ultimo trimestre del 2017, al 2,1 per cento. Le preferenze dei mutuatari hanno continuato a orientarsi verso i contratti a tasso fisso, il cui valore ha costituito circa il 75 per cento delle erogazioni complessive.
Il mercato del credito
I finanziamenti e la qualità del credito
Nel 2018 i prestiti bancari al settore privato non finanziario hanno ripreso ad aumentare, dopo la sostanziale stagnazione della fine del 2017: a settembre il tasso di variazione rispetto a 12 mesi prima è stato pari al 2,6 per cento . La crescita si è rafforzata nel periodo estivo, grazie all’accelerazione del credito alle imprese; la dinamica dei finanziamenti alle famiglie si è stabilizzata.
La domanda e l’offerta di credito
Secondo le indicazioni fornite nel mese di settembre dalle principali banche operanti in regione che partecipano all’indagine sul credito bancario a livello territoriale (Regional Bank Lending Survey, nel primo semestre dell’anno in corso la richiesta di finanziamenti da parte delle imprese ha ripreso ad aumentare, in particolare nella manifattura. Tra le principali determinanti della domanda sono state prevalenti quelle finalizzate alla realizzazione di nuovi investimenti e al sostegno del ciclo operativo. Nelle valutazioni delle banche, i criteri di concessione del credito sono rimasti sostanzialmente invariati e distesi, in particolare per quanto riguarda le quantità offerte. La domanda di prestiti delle famiglie consumatrici si è rafforzata rispetto al semestre precedente, sia nella componente riferita ai mutui, sia in quella relativa al credito al consumo Le condizioni di offerta si sono ulteriormente allentate per i mutui, in particolare per quanto concerne gli spread medi applicati alla clientela; per il credito al consumo i criteri di accesso sono invece rimasti stabili .
La qualità del credito
Nel 2018 è proseguito il miglioramento della qualità dei prestiti avviatosi nell’anno precedente. I flussi di nuove posizioni deteriorate si sono ridotti significativamente rispetto al picco registrato a giugno 2017, portandosi nel secondo trimestre dell’anno in corso al 2,2 per cento. Per le imprese il tasso di deterioramento è sceso al 3 ,0 per cento tornando sui livelli del 2009: nella manifattura e nei servizi il dato si è portato al di sotto della media azionale, mentre nelle costruzioni ne è rimasto significativamente al di sopra. Per le famiglie l’indicatore è diminuito all’1 per cento, un livello contenuto nel confronto storico e leggermente più basso della media italiana.Con riferimento al complesso della clientela, l’incidenza dei prestiti bancari deteriorati sul totale si è ridotta rispetto alla fine del 2017 di 2 punti percentuali: al lordo delle rettifiche di valore, alla fine di giugno era pari a circa il 16 per cento; la quota rappresentata dai crediti in sofferenza ammontava al 7,2 per cento). Il miglioramento della qualità dei finanziamenti ha interessato sia le imprese sia le famiglie.
La raccolta e il risparmio finanziario
A giugno 2018 i depositi bancari di famiglie e imprese sono aumentati rispetto a 12 mesi prima del 3,9 per cento; la componente più dinamica è stata quella riferita alle imprese. Nei mesi estivi la crescita si è attenuata. Tra le forme tecniche, è ripreso il calo dei depositi a risparmio, dopo la stabilizzazione osservata alla fine del 2017; i conti correnti hanno invece continuato ad aumentare. Secondo le informazioni tratte dalla RBLS, le remunerazioni offerte alle famiglie sulle forme di raccolta diverse dalle obbligazioni si sono ridotte, in particolare sui depositi vincolati. I titoli delle famiglie e delle imprese a custodia presso il sistema bancario, valutati al valore di mercato, sono diminuiti del 4,4 per cento. Il calo ha interessato quasi tutte le principali forme di investimento; ancora una volta è stata particolarmente accentuata la contrazione delle obbligazioni bancarie (-39,9 per cento su base annua). L’unica voce per la quale si è registrato un incremento è rappresentata dalle quote di fondi comuni di investimento.