Fischi e applausi per il sindaco di Genova, Marco Bucci, e per il governatore ligure Giovanni Toti alla celebrazione del 25 Aprile in piazza Matteotti.

Fischi e insulti sono iniziati subito, quando Bucci ha preso la parola citando il brano di una lettera del comandante partigiano Aldo “Bisagno” Gastaldi: «Noi non stiamo lottando per avere delle poltrone. Vogliamo bene alle nostre case, vogliamo bene alla nostra terra e non vogliamo che questa sia calpestata dallo straniero, dobbiamo agire nella massima giustizia e liberi da prevenzioni». Erano pochi i disturbatori, venti, trenta, in fondo alla piazza piena di persone, e il sindaco, forte del suo altoparlante, avrebbe potuto sopraffarli – sul piano acustico ovviamente – ma si è fermato, aspettando che la contestazione finisse. È stato applaudito dal pubblico. Sono seguiti alcuni minuti di silenzio da parte dell’oratore e di fischi da parte dei suoi disturbatori finché ha preso il microfono il presidente provinciale dell’Anpi, Massimo Bisca: «La Resistenza – ha detto – è stata unità, non divisione. Vai avanti, sindaco!» E il sindaco è andato avanti, fino a concludere il suo discorso.

Fischi e insulti hanno accolto anche Toti. Il presidente della Regione è stato applaudito dal pubblico quando ha fatto gli auguri di pronta guarigione a Giorgio Napolitano «che ci ha rappresentato tutti a prescindere dalle nostre idee, dal nostro credo politico, dalla nostra religione». Toti ha poi spiegato che «il bello del 25 Aprile e di quello che è venuto dopo è che io posso parlare e voi potete fischiarmi e non succede nulla». Non ha convinto i suoi contestatori che hanno cercato, invano, di interromperlo. Stessa situazione e stesse parole del 25 Aprile scorso, quando Toti aveva tenuto il suo discorso dopo il sindaco Marco Doria.
Al termine della manifestazione, parlando con i giornalisti, Bucci ha detto che i disturbatori «Impareranno anche loro col tempo che la civiltà chiede rispetto». Ottimista.