Sul comparto azionario sono possibili ricorrenti incursioni della volatilità nel breve periodo anche se la crescita globale e, conseguentemente, quella dei mercati azionari, grazie alla solidità delle principali aree geografiche dovrebbe continuare durante il 2018.
Negli Stati Uniti, a marzo, seppure al di sotto delle attese degli analisti e in lieve contrazione, l’indice anticipatore ISM manifatturiero (effettivo a 59,3 vs. 59,6 previsto e 60,8 precedente) si è mantenuto in territorio ampiamente espansivo; al di sotto delle attese, anche il numero dei nuovi posti di lavoro del comparto non agricolo (effettivo +103.000 unità vs +185.000 previste, ma con revisione al rialzo da 313 a 326 mila del numero dei posti di lavoro creati a febbraio); invariato al 4,1% il tasso di disoccupazione.
In Eurozona, mediamente deludenti i dati dell’inflazione al consumo di marzo (“headline”), risultata pari all’1,4%, con una revisione al ribasso da 1,2% a 1,1% del precedente dato di febbraio; ancora modesta e ferma all’1% l’inflazione “di fondo” (“core”) ossia al netto delle più volatili (stagionali) componenti energetiche e alimentari (dato decisamente inferiore al target di politica monetaria della Banca centrale europea, ancora in modalità espansiva fino al 30/09/2018). Sempre per marzo, deludono anche l’indice anticipatore PMI composito, sceso a 55,2 dal 55,3 di febbraio e le vendite al dettaglio, a +0,1% mensile vs. +0,5% atteso e con revisione al ribasso del dato di febbraio da -0,1% a -0,3%.
In Giappone, al di sotto delle attese degli analisti anche i risultati dell’indagine periodica “Tankan”, sia per la grande manifattura che per tutti gli altri comparti non manifatturieri.
In Cina, si sono registrate, per marzo, una crescita inferiore alle attese per le riserve valutarie (effettivo a 3.142,82 miliardi vs. 3.146 previsti e 3.134,48 precedenti) ed una flessione dell’indice PMI composito Caixin a 51,8 punti dai più robusti 53,3 di febbraio.
In questo contesto, alle chiusure dello scorso venerdì 6 aprile, sono risultate miste le performances settimanali dei principali indici azionari internazionali: Cina -1,43%, USA -1,07%; Giappone -0,41%; Emergenti -0,09%; Eurozona +1,37% (fonte, indici Morgan Stanley). A tenere banco, ancora una volta, l’ennesimo botta-risposta sui dazi commerciali tra Stati Uniti e Cina, ma, in avvio della successiva settimana, il presidente cinese Xi Jinping, a sorpresa, ha annunciato l’avvio di una serie di provvedimenti volti alla riduzione dei dazi commerciali su una serie di prodotti d’importazione, tra cui le auto, placando, così, i timori di una possibile escalation di guerra commerciale tra Usa e Cina e favorendo un recupero, dapprima, delle borse asiatiche e, subito dopo, di quelle statunitensi.
Sui mercati obbligazionari, il rendimento del titolo governativo decennale statunitense (Treasury) si è mantenuto stabile in area 2,77%-2,80%, mentre, a seguito dei dati macro sotto le attese, è sceso di poco sotto lo 0,50% il rendimento del titolo governativo decennale tedesco (bund), un movimento accompagnato anche da un calo del cambio dell’euro contro il dollaro statunitense (1,225-1,2275). In avvio di settimana, però, il membro austriaco del Comitato Direttivo di politica monetaria della Bce, Ewald Novotny, ha restituito nuova forza alla moneta unica contro il biglietto verde (1,235-1,2378), sostenendo che potrebbero essere maturi i tempi, già alla fine di quest’anno, per un primo intervento al rialzo (dall’attuale -0,40% ad un possibile -0,20%) del tasso di deposito presso la BCE delle liquidità non impiegate dalle banche dell’Eurosistema ed un successivo primo aumento anche del tasso di riferimento.
Che cosa guardiamo questa settimana
Dagli Usa: il tasso di inflazione di marzo (previsto in accelerazione a +2,4% dal precedente +2,2%), i verbali dell’ultima riunione Fed dell’ 11 aprile e l’indice di fiducia dei consumatori redatto dall’Università del Michigan. Sarà, inoltre, pubblicato dal Fondo Monetario Internazionale il “World Economic Outlook” di aprile. Infine, riparte, con importanti attese sul fronte degli utili e dei fatturati del I trimestre, la stagione dei risultati societari, con gli annunci di JPMorgan, Citigroup e Wells Fargo.
La nostra strategia di allocazione del portafoglio
Riteniamo che i solidi fondamentali economici in tutte le principali aree geografiche possano continuare a supportare la crescita globale e, conseguentemente, i mercati azionari durante il 2018.
Sul comparto azionario, manteniamo, tuttavia, una “neutralità”, tenuto conto delle possibili ricorrenti incursioni della volatilità nel breve periodo; da un punto di vista di analisi tecnica, stiamo monitorando la recente rottura della media mobile a 200 giorni per l’indice azionario statunitense S&P500, considerato che, per una ripresa duratura del trend rialzista di medio periodo, occorrerebbe la tenuta dei supporti corrispondenti ai nuovi minimi segnati durante la recente correzione.
Sul comparto obbligazionario, poiché i tassi d’interesse, ormai entrati nella fase da tempo annunciata dalle banche centrali di graduale normalizzazione delle rispettive politiche monetarie, tenderanno a salire, seppur con gradualità, suggeriamo un approccio cauto, basato su scadenze brevi, gestione flessibile della duration e rigorosa selezione qualitativa degli emittenti e dei settori.
Sul comparto valutario, restiamo ancora prudenti, tenuto anche conto degli attuali contesti politici interni (sia statunitensi che europei) e geo-politici (Siria/Medio Oriente), anche con particolare riferimento alle più recenti tensioni sul fronte del commercio internazionale.