«Ritengo di aver fatto un discreto lavoro, che qualcuno ha anche copiato, che è stato quello di convincere le nostre controparti di difendere il valore della partnership. Ho sempre e comunque privilegiato l’interesse dell’azienda, che pure in quel momento aveva il fiato cortissimo e presentava un profilo di rischio che il mercato ha giudicato molto alto». Lo ha affermato Paolo Fiorentino, ad di Banca Carige, nel corso dell’assemblea degli azionisti della Banca, sottolineando che «L’operazione di rafforzamento patrimoniale ha fatto scuola e viene considerata un caso di successo a livello internazionale».
In risposta alle domande poste dal maggiore azionista Malacalza Investimenti, tramite il legale Luca Purpura, Fiorentino ha spiegato che il comunicato inviato da Banca Carige il 16 novembre 2017, in cui si annunciava che non si erano pienamente realizzate le condizioni per la costituzione del consorzio di garanzia ai fini dell’avvio dell’annunciato aumento di capitale da euro 560 milioni, «si è reso necessario alla luce dei tempi regolamentari per dare l’informativa al mercato circa lo stato di avanzamento delle discussioni sulla costituzione del consorzio di garanzia».
«Tutte le nostre comunicazioni effettuate nel corso dell’aumento di capitale sono state sempre e comunque concordate con Consob, cosa che abbiamo modo di documentare – ha sottolineato Fiorentino – Nonostante gli sforzi profusi da tutte le parti coinvolte, nella nottata del 15 novembre, i termini dell’aumento di capitale dovevano essere resi noti al mercato».
Per quello che riguarda la crisi di liquidità, Fiorentino ha spiegato che «i prelevamenti sono stati compensati con diverse operazioni di mercato, che ci hanno permesso di gestire tale crisi. Alla data del 23 marzo – precisato l’ad – disponiamo di una liquidità abbondante, pari a 2 miliardi e 86 milioni di euro, cifra che pone la banca al di sopra dei target nostri e della Bce».
Sui costi di rafforzamento patrimoniale e di cessione asset, Fiorentino chiarisce che «per il rafforzamento patrimoniale, gli oneri sostenuti aumentano a circa 52 milioni, ovvero 38 milioni al netto di effetti fiscali, per le operazioni di cessione degli asset, gli oneri del 2017 sono circa 10 milioni di euro». Fiorentino ha sottolineato che le operazioni di rafforzamento patrimoniale, in particolare la vendita di uno stock di npl a Credito Fondiario e la cessione di Creditis sono state supportate da pareri positivi dell’avvocato Gualtieri e di Kpmg e realizzate quando tutti sapevano che l’agenda delle operazioni Carige era dettata dalla Bce.
Infine, sulla lettera inviata dal maggiore azionista alla Bce, Fiorentino fa sapere che «non abbiamo mai ricevuto alcuna comunicazione ufficiale dalla Banca centrale europea, perciò la comunicazione tra Malacalza e la Bce è totalmente sconosciuta alla banca».
«Per ciò che riguarda la riduzione dei costi – conclude l’amministratore delegato – ci attendiamo un primo trimestre in linea con il piano 2018, anzi a mio parere faremo meglio di quanto avevamo programmato».
Leggi qui i chiarimenti chiesti da Malacalza Investimenti all’ad Paolo Fiorentino