Che cosa abbiamo visto la scorsa settimana
Nonostante qualche zona d’ombra generata, principalmente, dalla pubblicazione di alcuni dati Usa, il flusso dei dati economici ha continuato a mantenersi mediamente positivo a livello globale.
Negli Usa, lieve deterioramento in gennaio del trade-off inflazione/crescita, con un rialzo superiore alle attese degli analisti dei prezzi al consumo (effettivo 2,1% vs. 1,9% atteso e 2,1% di dicembre) ed una flessione imprevista delle vendite al dettaglio (effettivo -0,3% vs. +0,2% atteso e dato precedente nullo) e della produzione industriale (effettivo -0,1% vs. +0,2% atteso); ma lo scenario di base resta espansivo, come segnalato dal buon dato preliminare per febbraio dell’indice di fiducia dei Consumatori redatto dall’Università del Michigan, a conferma della prospettiva di tenuta dei consumi statunitensi.
In Giappone, leggermente inferiori al previsto i dati preliminari del PIL del IV trimestre 2017 (effettivo +0,5% vs. +1,0% atteso e +2,2% del III trimestre).
In Eurozona, il pil del IV trimestre è cresciuto del 2,4%, top degli ultimi 10 anni, ma ancora con numeri diversi tra i paesi membri dell’Unione: +3,1% per la Spagna, +2,5% per la Germania, +1,8% per la Francia e +1,4% per l’Italia, ancora fanalino di coda, sebbene al valore massimo dal 2010 (a parità di giorni lavorativi rispetto al 2016, il dato sale all’1,5%).
Guardando ai risultati societari, le trimestrali statunitensi segnalano che su 399 società del paniere azionario S&P 500 che hanno riportato i propri risultati di bilancio, il 79,2% ha battuto le attese sul fronte degli utili (fonte Bloomberg).
In questo contesto, i principali listini azionari statunitensi hanno ritrovato la forza e la convinzione di assorbire parte delle pesanti perdite (tra il 7 e l’8 per cento per i tre principali indici azionari statunitensi) della precedente ottava (il recupero è stato nell’ordine del 4%), confortati dal calo della volatilità conseguente ai record degli ultimi 7 anni sempre della precedente ottava (dalla metà della scorsa settimana il contratto “a pronti” quota intorno al 20%, mentre quello “a termine” prezza intorno al 18%, ricordando che lo scorso 6/2 si era arrivati sino al 50%).
In recupero anche i principali indici azionari europei, con il Dax di Francoforte risalito verso quota 12.500, l’eurostoxx50 sopra 3.400 e l’italiano FTSE Mib sopra i 22.500 punti (dal minimo di 21.855 della mattina del 6/2 scorso). Apprezzabile il contributo al recupero dei comparti bancario, assicurativo e auto.
Le prospettive di “normalizzazione” della politica monetaria statunitense, con il nuovo presidente della Fed Jerome Hayden Powell insediatosi dallo scorso 5/2, hanno continuato a generare pressioni rialziste sui tassi d’interesse del Treasury decennale (con il nuovo massimo da oltre 4 anni e mezzo al 2,944%); più calmi (per ora) i tassi d’interesse a lungo termine in Eurozona, con il rendimento del bund decennale tedesco in area 0,73-0,76 per cento e quello dell’Oat decennale francese in area 0,97-1,03 per cento; fa eccezione il Btp decennale italiano, con il tasso in lieve rialzo in area 2,15-2,20 per cento, a causa dell’esito ancora incerto delle ormai imminenti elezioni politiche del 4/3.
Sul fronte dei mercati valutari, il cambio dell’euro nei confronti del dollaro statunitense, dopo avere aggiornato il massimo degli ultimi 4 anni a quota 1,2557, si è riportato a inizio settimana verso area 1,23; il dollaro statunitense ha cercato una reazione anche contro lo yen giapponese, riportandosi poco sopra area 107, dopo essersi in precedenza avvicinato al minimo delle ultime 52 settimane a quota 105,53. Eur/Gbp sempre in area 0,88 ed Eur/Chf sempre sopra 1,15.
Sui mercati internazionali delle materie prime, deciso colpo di reni delle quotazioni del greggio: il contratto WTI è risalito da area 56 $/barile di due settimane fa a quasi 62 $/barile, come pure il contratto Brent da area 61 ad area 65.
Che cosa guardiamo questa settimana
Dagli Stati Uniti, attesa la pubblicazione dei verbali dell’ultima riunione Fed dello scorso 30/01 (prossima riunione, la prima per il presidente Jay Powell, il 20-21 marzo).
Per gli annunci dei risultati societari trimestrali, riportano Wallmart (uscita sottotono rispetto alle attese), Wallmart, HSBC, Glencore, Barclays, BHP.
Strategia di Portafoglio
Riteniamo che i solidi fondamentali in tutte le principali aree geografiche possono continuare a supportare la crescita globale.
Sui mercati azionari, preferiamo rimanere “neutrali”, in quanto non possiamo escludere per le prossime settimane ulteriori episodi di volatilità; al fine di ripresa più duratura e affidabile dei principali indici azionari, da un punto di vista di analisi tecnica, occorrerebbe un nuovo test in prossimità dei minimi visti a inizio febbraio.
Sui mercati obbligazionari, considerato che i tassi d’interesse, ormai entrati in fase di normalizzazione, tenderanno ad aumentare, suggeriamo in generale scadenze molto brevi; la velocità dei rialzi dei rendimenti, di fatto, influenzerà anche il livello della volatilità sui mercati azionari, oltre che, naturalmente su quelli obbligazionari.
Sui mercati valutari, rimaniamo in generale prudenti, a causa dell’aumentata complessità delle variabili che, soprattutto, in ambito politico e geo-politico, influenzeranno l’andamento dei cambi (dell’euro, del dollaro statunitense e dello yen in modo particolare) nei prossimi mesi, rendendone, al momento, più ardua la previsione.