Caduta in disgrazia alla fine dell’Ottocento, quando si constatò che nella magior parte dei casi non giovava al paziente e, anzi, spesso risultava dannosa, l’hirudoterapia, cioè l’applicazione di sanguisughe sulla pelle del paziente per bilanciare gli umori del corpo ed eliminare sostanze dannose per il nostro organismo, sta tornando a essere utilizzata ai nostri giorni, sia pure in alcuni ambiti della medicina ben delimitati.
In politica l’effetto sanguisuga, l’aspirazione di umori dannosi all’organismo, spesso produce buoni risultati. Nel Pd ligure Vito Vattuone, segretario regionale, e Alberto Pandolfo, segretario genovese, sono riusciti a convincere Renzi ad aspirare il ministro Marianna Madia dalla circorscrizione proporzionale Ponente della Camera e trasferirla altrove: l’operazione ha abbassato la pressione del Pp ligure, salita sabato al livello di guardia, ed eliminato un po’ di umori velenosi.
Era successo questo: per le tre circorscrizioni proporzionali i capolista, cioè i più sicuri di essere eletti perché almeno un seggio per circoscrizione in Liguria il Pd lo vincerà, erano risultati essere per il Senato Vattuone, renziano, di Casarza, per Camera 1 (Ponente) Franco Vazio, renziano di Albenga, per Camera 2 (Levante) Raffaella Paita, renziana della Spezia. Nessun genovese e nessuno della minoranza. Inoltre, al secondo posto nella circoscrizione di Ponente per la Camera, considerata abbastanza abbordabile per il Pd, la segreteria nazionale aveva indicato Madia. Lorenzo Basso, deputato uscente genovese, giovane imprenditore, molto impegnato in questa legislatura contro il gioco d’azzardo e il piano Industria 4.0, seguiva al terzo posto. Con la quasi certezza di tornarsene a casa. Ieri Madia è stata sostituita da Rosa Maria Di Giorgi, che sarà sicuramente eletta in altri collegi, potrà quindi rinunciare a quello ligure e fare avanzare Basso dal terzo al secondo posto, con buone probabilità di rientrare alla Camera. E così parte dei motivi di scontento, è venuta meno.
Ora i genovesi possono contare sul consigliere regionale (renziano) Pippo Rossetti, candidato nell’uninominale Genova Centro e sul ministro Roberta Pinotti che si batterà nel collegio unonominale di Genova per il Senato, non facile ma contendibile, e ha comunque le spalle coperte essendo candidata nel proporzionale in Piemonte e in Toscana. Mario Tullo, deputato uscente, orlandiano, si batterà nel collegio uninominale Genova – Serra Riccò. Potrebbe farcela, essendo molto attivo e conosciuto o nel territorio, anche se lì i grillini sono forti. L’effetto aspirazione è atteso anche nella circoscrizione del proporzionale Camera 2 (Levante): dopo Paita, capolista, sicuramente eletta, potrebbe farcela il parlamentare uscente livornese Andrea Romano, collocato al secondo posto e candidato anche in altri collegi. Se Romano sceglierà un altro collegio al suo posto slitterà la numero tre in lista, Marina Costa, vicesindaco di Cogoleto. A Savona nell’uninominale potrebbe affermarsi Gian Luigi Granero, presidente di LegaCoop Liguria, meno chance sempre nell’uninominale sembra abbiano Anna Russo a Imperia, e Rosaria Augello (presidente del dopolavoro ferroviario di Genova), nel Tigullio, due aree in cui la destra è molto forte.
Gli aggiustamenti dell’ultima ora hanno allentato la tensione, ma certo non hanno portato la pace nel Pd genovese e ligure. In particolare, se i genovesi sono stati rabboniti, gli orlandiani masticano amaro. Renzi che evidentemente vuole controllare senza problemi i gruppi parlamentari e che, d’altra parte, da Bersani non era stato trattato con i guanti nella scorsa legislatura, quando era in minoranza, alla corrente del ministro della Giustizia ha lasciato davvero le briciole.
Il rischio è che ora parte degli orlandiani non si impegni nella campagna elettorale – il circolo di Bolzaneto ha già dichiarato che «intravede una notevole difficoltà nel portare avanti la campagna elettorale nelle condizioni date» – e accada quello che era accaduto alle regionali del 2015, quando Raffaella Paita aveva perso contro Toti anche a causa delle scissioni e delle disaffezioni interne.