Dopo un anno di lavoro è arrivato il momento della prova del mercato: Foody è ufficialmente operativa. BizJournal Liguria ne aveva già parlato in passato, quando si trattava ancora di un progetto in sviluppo, ma che raccoglieva continui apprezzamenti ai concorsi per startup.
Ora è ufficialmente la prima piattaforma dedicata al turismo enogastronomico: l’obiettivo è far incontrare i viaggiatori con le persone del posto, che tramite Foody organizzano e propongono autentiche attività enogastronomiche.
Come funziona?
Iscriversi a Foody e proporre attività enogastronomiche è gratuito. Basta inviare la propria proposta che verrà presa in carico per la valutazione del team di controllo qualità. In caso positivo l’esperienza verrà pubblicata su Foody e sarà così visualizzabile e prenotabile dai viaggiatori. Per ora il servizio è attivo in 6 città (Genova, Bologna, Firenze, Roma, Napoli e Palermo) con 20 esperienze offerte dai local host, man mano che si esaminano e si valutano le esperienze proposte, quelle idonee verranno inserite arricchendo l’offerta. Il turista non deve fare altro che scegliere quella che preferisce.
Per esempio a Genova c’è la possibilità di un giro nel centro storico o di una “cooking class” con una food blogger, a Firenze di trascorrere tre ore tra antiche botteghe, specialità tradizionali e la preparazione della pasta fresca, oppure di fare un’esperienza nel bosco alla ricerca di tartufi, a Roma si può imparare a fare la pizza, a Napoli il tour si può fare o in Vespa, o con una vecchia Fiat 500 o un’Ape vintage.
Chi c’è dietro?
Co-Fondatrice e Ceo di Foody Experience srl (la sede è nel capoluogo ligure) è una genovese, Elena Bisio (partita con Michele Arleo, cto e co-founder): «Non è stato facile – racconta – inizialmente avevo cominciato con un altro team, ma per fortuna sono saliti a bordo Simone Campinoti, frontend developer e Rishabh Jain, ingegnere del software in India, ma in procinto di prendere una seconda laurea al Politecnico di Milano, nella veste di backend developer». L’idea piace e non è un caso che Foody entri nel percorso di accelerazione di H-Farm Accelerator (uno dei più importanti acceleratori nel panorama italiano). Ora, dopo aver impiegato tempo e competenze praticamente a costo zero, per affrontare “il mondo” ed espandersi, Bisio ha calcolato la necessità di 150 mila euro di investimenti.
«Abbiamo cercato di fare ordine in un campo in cui mancano portali aggregatori – spiega Bisio – ora siamo già nella fase di sviluppo, presto ci sarà la possibilità di dare dei feedback e di scrivere messaggi per chiedere informazioni prima di prenotare».
Il modello di business si ispira ad Airbnb: «Guadagniamo quando anche l’host guadagna: il 22% del costo del servizio, diviso in questo modo: viaggiatore 10% e host 12%».
Un mercato in espansione
Il mercato del turismo enogastronomico a livello internazionale vale 150 miliardi di dollari (fonte: World tourism organization). Un terzo della spesa dei turisti è dedicata proprio al cibo (fonte: Global report on food tourism), questo mercato cresce sempre di più grazie anche alla nuova generazione dei “Food travellers” ovvero i viaggiatori del gusto, il 93% dei turisti internazionali ricerca esperienze enogastronomiche memorabili quando è in vacanza e il 49% si è mosso proprio per questa motivazione (fonte: World food travel monitor 2016).
L’Italia è al 1° posto come brand riconosciuto a livello internazionale in termini di turismo e cultura, si aggiudica la 5° posizione in termini di arrivi di turisti da tutto il mondo, 2/3 degli stranieri scelgono il bel Paese per il suo cibo ed il 64% degli stranieri associa proprio la destinazione alla sua offerta enogastronomica. Dati interessanti provengono anche dagli stessi italiani: più di 4 italiani su 10 nel 2015 ha scelto di fare proprio una vacanza all’insegna dell’enogastronomia. Anche la spesa turistica in cibo è in crescita: ben 26 miliardi di euro sono stati spesi in cibo nel 2015 da turisti stranieri e italiani con una crescita del +3% durante il 2016.