Genova, insieme al Nord Ovest, può diventare davvero la locomotiva italiana, un magnete nazionale per attrarre investitori. Parola di Rodolfo De Dominicis, presidente Uirnet spa (vedi box in fondo), ospite della tavola rotonda tecnica all’assemblea generale dei soci di Spediporto, in programma a Genova. Come già anticipato da BizJournal Liguria, Genova è il porto da dove partirà la gestione della piattaforma logistica nazionale: «Grazie a questo sistema verrà attivata una leva che sarà più del doppio rispetto all’investimento pubblico e abbiamo cominciato a Genova perché è l’unico porto in cui vale la pena investire», sottolinea De Dominicis. La prontezza con cui Genova ha reagito ai nuovi regolamenti sulla pesatura dei container per esempio, è sottolineata dall’ammiraglio Giovanni Pettorino, direttore marittimo della Liguria e comandante del porto di Genova, è sintomo di una struttura avanzata: «Parliamo di 4 mila container al giorno», sottolinea.
L’impegno sulle infrastrutture informatiche è frutto di una collaborazione tra operatori e realtà retroportuali e, secondo De Dominicis, con l’estensione della piattaforma, Genova non deve avere paura degli altri «perché sarà sempre cinque anni avanti, anche perché non tutte le organizzazioni sono come su questo territorio, forti di una collaborazione ben avviata con l’autorità di Sistema». Occorre però trovare i luoghi dove fare i “polmoni” che servono. «Il triangolo del Nord Ovest potrà anche trainare il Mezzogiorno, attraendo investitori, ma, il messaggio è alla politica, occorre creare le condizioni».
Tra le condizioni che in effetti possono essere create, ci sono anche le cosiddette Zone economiche speciali: Maurizio D’Amico, segretario generale dell’advisory board di Femoza, la Federazione mondiale delle zone franche ed economiche speciali e membro dall’ottobre 2016 del tavolo Tecnico interistituzionale sulle “Zes“ istituito presso la presidenza del Consiglio dei ministri.
L’Italia è in ritardo rispetto ad altri Paesi (non solo europei), dice D’Amico: tante iniziative regionali, ma nessuna legge quadro nazionale. Si deve partire da lì e D’Amico ha registrato un nuovo interesse da parte del governo, anche se al momento è consapevole che non è possibile presentare un documento tecnico all’Ue. Del resto di 12 Stati che hanno zone svantaggiate all’interno del proprio territorio, solo due non hanno attivato le “Zes” dove è previsto: l’Italia e la Grecia. Nel mondo sono 2700.
La Zes al momento è concepibile nel Mezzogiorno (zona svantaggiata dichiarata), ma D’Amico va oltre: «Siano aree di sperimentazione istituzionali, in cui non ci siano solo agevolazioni fiscali, ma amministrative, infrastrutturali, doganali per esempio: a Dubai, zona Zes più importante al mondo, le imprese vengono registrate in tre giorni grazie ad una società di gestione che si occupa di tutto l’iter».
Il tema è “caldo”: a fine gennaio la Fondazione dei commercialisti ha redatto un documento in cui viene spiegato tutto delle Zes (lo alleghiamo in fondo all’articolo), con la sottolineatura che non è appunto solo l’agevolazione fiscale a caratterizzarle.
Per ora non è però possibile dare un orizzonte temporale all’auspicio che l’Italia dia il via a varie declinazioni di Zes per agevolare imprese e investimenti.
Per approfondire: Zone Economiche Speciali
Cos’è Uirnet
Un progetto lanciato dall’Unione Interporti Riuniti, per razionalizzare e recuperare efficienza nella gestione del ciclo logistico: si tratta di una piattaforma, che grazie alla condivisione e l’integrazione dei dati raccolti tra i vari soggetti del trasporto e della logistica, consentirà di recuperare una consistente redditività.
La piattaforma è stata realizzata dall’allora Elsag Datamat proprio a Genova (poi Selex Es e oggi Leonardo), poi è migrata nel cloud del ministero delle Infrastrutture. Con la legge 27 del 2012 è stata estesa a porti, ferrovie e privati. Dopo la sperimentazione, la legge 143 del 2013 ne assegna la gestione attraverso una gara europea di project financing di servizi. Un fatto molto raro, perché non è facile trovare operatori che investano sul rischio. La gara è stata vinta da Hewlett Packard (successivamente Hewlett Packard Enterprise recentemente staccata da Hp e fusa con Cbc).