Sono 286.421 i giovani residenti in Liguria. Unioncamere, sulla base dei dati forniti dall’Istat, ha messo a fuoco l’evoluzione e il comportamento di questa fetta di popolazione negli ultimi anni, ponendo un particolare accento sulla sua trasformazione in termini di titolo di studio, mercato del lavoro, numero degli stranieri.
Partendo proprio da questo ultimo punto, la popolazione giovanile straniera, analizzata dal 2012 al 2016, risulta in crescita fino al 2014 per poi ridimensionarsi negli ultimi due anni. Tra il 2008 e il 2016 sono stati emessi 522.531 permessi di soggiorno, includendo nel calcolo tutta la popolazione fino a 34 anni di età: nel periodo di tempo considerato, gli ingressi autorizzati nella nostra regione sono gradualmente e costantemente cresciuti partendo da una base di 46.305 nel 2008 per arrivare a 64.035 permessi regolari nel 2016.
Riguardo la formazione scolastica, in Liguria dal 2004 al 2015 si è assistito a una graduale riduzione della popolazione con licenza elementare o nessun titolo (da 359 mila a 238 mila) e con qualifica professionale (da 90 mila a 84 mila, con un picco nel 2011 di 96 mila) e a un aumento dei diplomi di scuola secondaria superiore (da 384 mila a 428 mila) e dei diplomi universitari, lauree e dottorati (da 146 mila a 201 mila).
Interessante l’indagine sui percorsi di studio e di lavoro dei laureati, condotta dall’Istat su un campione selezionato fra coloro che hanno conseguito il titolo di studio nel 2011, con l’obiettivo di conoscere le scelte formative e i percorsi lavorativi intrapresi nei quattro anni successivi al conseguimento del titolo. Una considerazione generale riguarda i tempi di ingresso nel mercato del lavoro diversi a seconda del tipo di laurea, di primo livello (laurea triennale) o di secondo livello (lauree magistrali e specialistiche biennali e a ciclo unico del vecchio e nuovo ordinamento): nel 2015, dopo quattro anni dal conseguimento della laurea, ha trovato un’occupazione il 77% dei laureati di primo livello rispetto all’89% dei laureati di secondo livello. Ciò in parte si spiega per la diffusa propensione dei primi a proseguire gli studi.
Passando all’analisi dei dati del mercato del lavoro dal 2004 fino al 2015, i giovani occupati sono passati da circa 187 mila a circa 116 mila unità (-38%): maggiori difficoltà nella classe di età 25-34 anni, che nell’arco di tempo si è ridotta di 63 mila unità rispetto alla fascia compresa tra i 15 e i 24 anni, diminuita di 8 mila unità. Il tasso di disoccupazione nella fascia di età 15-24 è passato dal 21,1% nel 2004 al 34,5% nel 2015, con un picco del 45% nel 2014; la componente maschile ha registrato nel 2004 un tasso di disoccupazione del 16,5% e nel 2015 del 37% (picco del 44,3% nel 2014), per le donne si è passati dal 27,5% al 30,5% (picco del 46,2% nel 2014). Nella fascia tra i 25 e i 34 anni si è passati dal 6,8% nel 2004 al 16% nel 2015: per i maschi il tasso di disoccupazione è salito dal 5,2% al 15,3%, per le donne dall’8,7% al 16,8%.
Oltre al tasso di disoccupazione, è interessante evidenziare il tasso di mancata partecipazione, che identifica la quota di giovani potenzialmente impiegabili nel sistema produttivo ma che non cercano lavoro attivamente. Un elevato livello di questo indicatore, che caratterizza un po’ tutto il sistema Italia (nella fascia di età 15-34 nel 3° trimestre 2016 è pari al 34,9%) indica un forte sentimento di scoraggiamento che deprime l’ingresso nel mercato del lavoro. In Liguria si è passati dal 14,6% nel 2004 al 27% nel 3° trimestre 2016, valore più alto di tutto il Nord Ovest.
Parlando di giovani non si può non citare i Neet (giovani non occupati e non in istruzione e formazione). In Liguria nel 2004 erano 46 mila circa e fino al 2007 si sono gradualmente ridimensionati: a partire dal 2008 il numero ha iniziato a crescere fino ad arrivare a contarne circa 60 mila nel 2013, ultimo dato disponibile, che rappresentano il 21% della popolazione giovanile.
Un cenno a una delle innovazioni più significative della legge denominata “La Buona Scuola” (legge 107 del 2015), l’alternanza scuola-lavoro, obbligatoria per tutti gli studenti dell’ultimo triennio delle scuole superiori (è parte integrante del Piano Triennale dell’Offerta Fornativa, Pof), allo scopo di offrire loro occasioni formative di alto e qualificato profilo. Questo progetto dà agli studenti l’opportunità di inserirsi in contesti lavorativi, in periodi determinati con la struttura ospitante, per apprendere competenze coerenti con il percorso di studio scelto: scuola e mondo del lavoro entrano così in sinergia per una corresponsione educativa e sociale finalizzata a valorizzare le aspirazioni degli studenti. Il Sistema Camerale ha istituito un Registro Nazionale per l’alternanza in cui si possono iscrivere imprese, istituzioni, ordini professionali, associazioni sportive e di volontariato, enti culturali. A oggi in Liguria hanno offerto la propria disponibilità 57 soggetti, pubblici e privati, così suddivisi tra le 4 province: 22 a Genova, 17 a Imperia, 11 a Savona e 7 a La Spezia.
Nel 2016 le imprese giovanili sono 14 mila, il 12,8% in meno rispetto al 2011,e rappresentano l’8,6% del totale delle imprese, collocando la Liguria al 15esimo posto nel panorama nazionale per tasso di imprenditorialità giovanile (la media Italia è pari al 10%). Le iscrizioni, nel periodo considerato, si sono ridimensionate del 20% passando da 3.377 a 2.690 unità (quasi 8 al giorno), come pure le cancellazioni (-30,5%), passando da 1.401 a 1.295 unità (quasi 4 al giorno), determinando un saldo positivo di 1.395 imprese.
Dall’analisi delle attività svolte si evince che i giovani preferiscono cimentarsi in settori tradizionali, quali il commercio, le costruzioni e le attività di alloggio e ristorazione, con un’apertura verso quelli più innovativi ad alto valore aggiunto.
Per quello che riguarda il comparto commerciale (3.652 attività che incidono per il 26% sul totale), i giovani imprenditori puntano sul commercio ambulante in mercati e fiere e sulla vendita al dettaglio di abbigliamento: sta prendendo campo anche l’attività di vendita al di fuori dei canali tradizionali, tramite internet, corrispondenza e porta a porta (57 nuove iscrizioni nel 2016).
C’è da dire che su 2.682 attività commerciali al dettaglio, 1.223 (oltre il 45%) sono gestite da giovani imprenditori stranieri. Riguardo al settore edilizio (3.425 attività registrate), molti giovani, per lo più stranieri, puntano su lavori di ristrutturazione di edifici, i classici muratori: ben 2.218 attività registrate, di cui il 73% straniere. Il comparto turistico annovera 1.675 imprese giovanili, di cui 1.528 in attività di ristorazione e 147 in alloggi: su 197 iscrizioni quasi l’86% si riconduce a servizi di ristorazione.