Nel 2015 si stima che il 28,7% delle persone residenti in Italia sia a rischio di povertà o esclusione sociale ovvero, secondo la definizione adottata nell’ambito della Strategia Europa 2020, si trovano almeno in una delle seguenti condizioni: rischio di povertà, grave deprivazione materiale, bassa intensità di lavoro. Lo rileva l’Istat, che sottolinea come rispetto al 2014 la situazione sia più o meno stabile.
La Liguria rispetto al 2014 ha visto diminuire questa percentuale, comunque notevole (più di un quarto della popolazione) da 26,5 a 25,8%, fanalino di coda del Nord e anche del Centro, mentre le percetuali del Sud sono molto più alte.
La percentuale di rischio di povertà è del 15,9% (era il 16,6% nel 2014), quella di grave deprivazione l’11,6% (era il 16,6%), mentre la bassa intensità lavorativa è scesa da 10,1 a 8,7%.
Il rischio di povertà si calcola sui redditi, mentre la bassa intensità di lavoro sul numero totale di mesi lavorati dai componenti della famiglia durante il 2014.
A livello nazionale, tra coloro che vivono in famiglie con almeno un cittadino non italiano il rischio di povertà o esclusione sociale è quasi il doppio (49,5%).
Indietro di un anno i dati legati al reddito delle famiglie. Dopo il calo subito dal 2009 al 2013, in Italia resta stabile nel 2014, ma c’è poco da gioire: nel corso di questi anni il potere d’acquisto è calato del 12%.
In Liguria è inferiore ai 30 mila euro se si escludono gli affitti figurativi, ossia componente non-monetaria del reddito delle famiglie che vivono nelle case di proprietà, in usufrutto o uso gratuito, mentre se si include questo dato, si arriva quasi a 35 mila, una cifra comunque inferiore rispetto al resto delle regioni del Nord.
L’inclusione degli affitti figurativi non altera la struttura delle relazioni fra il reddito e le caratteristiche della famiglia (ripartizione geografica, numero di persone che percepiscono un reddito, tipologia familiare), ma determina aumenti dei redditi familiari più consistenti sia nel Centro-Nord rispetto al Mezzogiorno (ampliando quindi la distanza territoriale) sia per le famiglie composte da anziani (riducendo la loro distanza reddituale da quelle più giovani), a causa del diverso valore delle proprietà immobiliari e della diversa diffusione degli affitti nella popolazione.