Tra 2001 e 2014 sono 64 i Comuni liguri commissariati. La media italiana è di 170 Comuni l’anno, circa il 2% delle quasi 8000 amministrazioni del Paese: in totale sono 2.385 scioglimenti in 14 anni.
Il focus di Openpolis mostra il quadro di un fenomeno costante nel tempo e diffuso su tutto il territorio nazionale. Ma alcune regioni (nel Nord e nel Sud) spiccano per numeri particolarmente alti. È il caso della Campania, in testa alla classifica con 436 scioglimenti in 14 anni, e della Calabria, 293. Ma anche della Lombardia, seconda in Italia con 321 commissariamenti, e del Piemonte, 213. Superano il centinaio di scioglimenti anche la Puglia (224), il Lazio (191), il Veneto (136), l’Abruzzo (101).
Osservando però l’incidenza sul totale dei Comuni in 20 regioni italiane, emerge un’Italia spaccata in due, in cui la Liguria si trova all’incirca a metà: tra 2001 e 2009 i consigli comunali sciolti erano il 16,6% del totale, percentuale scesa all’11,1% prendendo in considerazione solo l’ultimo macro-periodo, quello tra 2010 e 2014. Il resto della classifica dice che ai primi posti per incidenza sul totale dei Comuni ci sono Puglia, Calabria, Campania, Molise, Lazio, Basilicata, Umbria e Abruzzo, con percentuali comprese tra l’11,5% al 30,6% del tacco d’Italia. Le incidenza minori in Emilia Romagna, Lombardia, Toscana, Veneto, Marche, Piemonte, Sicilia, Sardegna e Trentino Alto Adige. Nello specifico, in Campania e in Puglia, tra 2001 e 2009, un Comune su due è stato commissariato.
I recidivi: oltre il 16% dei Comuni sciolti in Campania sono pluricommissariati (per la maggior parte si tratta di due scioglimenti per lo stesso Comune). Seguono Toscana, Marche e Calabria, con percentuali intorno al 10-12% di Comuni che “ci ricascano”. In Liguria questo valore scende al 3,8%.
Tra le principali motivazioni che determinano lo scioglimento di un consiglio comunale c’è la dimissione in massa dei consiglieri, determinante nel 50,1% dei Comuni commissariati. Le altre cause: la mancata approvazione del bilancio comunale nei termini di legge (il 3,14% dei casi); le dimissioni del sindaco (18,99%), la sua sfiducia (2,81%), decadenza (6,29%) o decesso (10,57%) ; le infiltrazioni mafiose, che hanno determinato lo scioglimento del 7,17% dei Comuni. Tra le possibilità, anche i casi di violazione della legge o della Costituzione.
Il 96,49% dei commissariamenti per mafia in Italia sono stati registrati tra Calabria (70 casi), Campania (52) e Sicilia (43). In tutto sono otto le regioni coinvolte, tra queste anche la Liguria, con i due commissariamenti di Bordighera (nel 2011) e Ventimiglia (2012), successivamente annullati. Le restanti quattro regioni sono il Piemonte, con i Comuni di Leinì e Rivarolo Canavese, il Lazio (Nettuno), la Lombardia (Sedriano) e la Puglia (Cellino San Marco). Il dato della Calabria, oltre a essere il più alto a livello nazionale, mostra anche un forte incremento nell’ultimo periodo: dal 2001 al 2009 la regione aveva una media annua di 4,7 provvedimenti per mafia, mentre nei 4 anni successivi il dato risulta raddoppiato e si arriva a 8,2.
I commissariamenti per mafia hanno di solito una durata superiore agli altri: per legge vanno dai 12 ai 18 mesi e sono prorogabili fino a un massimo di 24. L’interruzione dell’ordinaria vita istituzionale dura invece da meno di 200 giorni nel 75,61% delle 82 città ancora commissariate (dato di settembre 2016).