Calano gli stranieri, aumentano gli italiani. La fotografia dei collaboratori domestici scattata dall’Inps, fa emergere un cambio di rotta che era già in atto da almeno due anni. In Liguria nel 2015 sono in tutto 29.542, in gran parte maschi (26.332), il 3,3% del totale italiano. Sono in equa distribuzione tra colf (14.911) e badanti (14.627), solo 4 senza indicazione. Di questi 18.114 lavorano in provincia di Genova, 3.239 nell’imperiese, 4.024 nello spezzino e 4.165 nel savonese.
Confrontando la mini-serie storica dal 2013 al 2015, in Liguria gli italiani sono passati da essere 6.391 a 6.574, mentre gli stranieri sono in discesa da 25.443 a 22.968.
Nella nostra regione la componente straniera vede soprattutto persone provenienti dall’Europa dell’Est (10.341) e dall’America del Sud (7.792), a seguire i nordafricani (1.257) mentre i filippini, che prevalgono soprattutto nel Lazio e in Lombardia, non arrivano a mille (709).
L’età dei collaboratori domestici vede prevalere la fascia 50-54 anni in Liguria, con 4.935 persone, seguita dalla fascia 45-49 con 4.879 lavoratori. Ci sono 1.069 persone oltre i 65 anni che svolgono questa professione e 57 under 20.
Oltre 8.300 collaboratori domestici lavorano in media da 25 a 29 ore settimanali, un dato che coincide con quello delle altre regioni, c’è però un numero molto alto di persone che secondo l’Inps lavorano fino a 4 ore settimanali (1.359) o da 5 a 9 (2.708). 80 stakanovisti lavorano in media oltre 60 ore alla settimana, mentre 2.904 dichiarano da 50 a 59 ore.
I guadagni però non sono molto alti: solo 3.031 dichiarano di guadagnare più di 13 mila euro all’anno. Il resto va da meno di mille euro (1.956) a poco più di 12 mila (1.537), perché il numero di settimane lavorate vede solo 13.978 persone essere impegnate praticamente tutto l’anno, mentre poco meno di 10 mila non superano le 30 settimane, con 5.085 che ne lavorano meno di 15 all’anno.
Tuttavia i dati ufficiali non corrispondono a quanto è sotto gli occhi dei sindacati, come conferma Silvia Avanzino, segretario generale della Fisascat Cisl Liguria: «Il settore è uno di quelli in cui il sommerso o il parzialmente sommerso è uno dei più alti che ci siano, ce ne accorgiamo sulle vertenze che spesso non transitano neanche attraverso il sindacato. C’è un contratto collettivo nazionale di lavoro che ha costruito meccanismi di regolarizzazione, ma per esempio a noi risultano più badanti che colf, eppure secondo l’Inps in Liguria si equivalgono, forse perché il compenso della colf è più basso, è comunque difficile avere le prove. Inoltre è molto alto il ricorso ai voucher».
Le richieste di colf, ma soprattutto badanti, sono in crescita, per questo gli italiani si sono orientati verso questo tipo di lavoro: «Anche l’età piuttosto alta dei lavoratori mostra che magari sono le persone espulse dal mondo del lavoro e che hanno terminato il sostegno degli ammortizzatori sociali – spiega Avanzino – ad affacciarsi nel settore. Non è un caso che nel contratto del Commercio rinnovato, abbiamo previsto l’apprendistato per i lavoratori di questa fascia di età, lavoratori che o sono troppo qualificati o troppo poco». Inoltre il lavoro di badante, magari convivente con una persona autosufficiente, mal si concilia con le esigenze di studio e di vita di una persona giovane.
Secondo Avanzino la media di circa 30 ore settimanali nasconde in realtà un sommerso che non rientra nelle statistiche: «Perché quando termina il rapporto di lavoro sono in tanti a venire nei nostri uffici per recuperare il resto. Bisogna anche capire se il datore di lavoro applica il contratto nazionale o quello delle cooperative sociali».
Contrariamente a quanto si possa pensare sono gli italiani ad avere una scarsa cultura di informazione: «Gli stranieri – sottolinea Avanzino – frequentano i nostri uffici per capire i loro diritti».