Giro di boa per la redazione del libro bianco della sanità in Liguria. A Genova si sono tirate le fila di quanto fatto sinora, in un evento molto partecipato a cura di Motore Sanità: “La riforma sanitaria in Liguria: a che punto siamo”. Un’occasione per fare riflettere su proposte, richieste e possibili soluzioni.
Entro giugno la proposta di legge sarà presentata al consiglio regionale ed entro luglio dovrebbe arrivare l’approvazione. Sono state 131 le e-mail con proposte e oltre 100 le manifestazioni di interesse dai territori arrivate negli ultimi mesi all’assessorato alla Sanità della Regione Liguria per migliorare la riforma da parte di Asl, privati, sindacati, ospedali, specialisti del settore e operatori sanitari.
«È il campo base di un percorso – sostiene il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti – è l’inizio della riforma della sanità ligure con un bagaglio costruito in questi mesi da cui è emerso cosa serve e cosa bisogna cambiare. Siamo nei tempi che avevamo annunciato nel processo di riorganizzazione. Sappiamo per certo cosa vogliamo da questa riforma: una sanità che non debba rinunciare ai servizi ai cittadini per i tagli di budget dal governo centrale, una sanità in cui il privato contribuisce a produrre efficienza, in cui la qualità nell’assistenza al paziente sia quella che conta e ci aiuti anche a far risparmiare attraverso la domiciliarità».
L’assessore regionale alla Sanità Sonia Viale non smette di ricordare che «il percorso di riforma è condiviso e non una riforma calata dall’alto. Definiremo a breve anche dove recuperare risorse, ottimizzando la risposta da dare ai cittadini liguri che in gran parte è rivolta alla cronicità su una fascia d’età anziana e quindi punteremo alla deospedalizzazione, avvicinando i servizi alla persona. Dal territorio è emersa chiaramente la volontà e il desiderio di costruire un modello ligure di sanità, vicino ai cittadini, attraverso anche il rafforzamento della residenzialità dei servizi».
Oltre la metà dei 235 sindaci liguri sono stati consultati: 38 sui 67 dell’Asl 1, 23 su 52 dell’Asl 2, 31 su 49 dell’Asl 3, 21 su 30 dell’Asl 4 e 11 su 29 dell’Asl 5. Dall’Asl 1 è emersa la richiesta di procedere con il progetto dell’ospedale unico, dall’Asl 2 l’uniformità dei percorsi di cura, il ruolo dell’ospedale di Cairo Montenotte e la difesa del Santa Corona di Pietra Ligure, dall’Asl 3 l’impulso di procedere verso la realizzazione dell’ospedale del Ponente e una struttura in Valpolcevera, dall’Asl 4 la mancanza di servizi intermedi, dall’Asl 5 la realizzazione del nuovo ospedale della Spezia.
Tra le principali evidenze i sindaci hanno segnalato una particolare necessità di attenzione ai problemi della residenzialità e degli anziani: l’Asl 2 ha la necessità di nuovi posti letto in residenze protette e sanitarie, l’Asl 3 di nuovi percorsi su fragilità, dote di cura e sul fascicolo sociosanitario, l’Asl 4 di trasporti sanitari.
«Le reti dei professionisti – dice il commissario straordinario dell’Ars Liguria Walter Locatelli – sono state consultate tra marzo e aprile in diversi tavoli tecnici: l’integrazione sociosanitaria ospedale-territorio, l’area specialistica medica e chirurgica, l’area oncologica e quella dei servizi e l’area materno-infantile. Abbiamo chiesto di rappresentare le principali criticità, di indicare modifiche normative, azioni di sistema, indicare modalità innovative di assistenza». La principale criticità emersa riguarda il sistema informativo: «Soprattutto la comunicazione e la condivisione dei dati, è un problema organizzativo – sottolinea Locatelli – dall’area metropolitana è emersa un bisogno di condivisione della ricchezza e delle capacità presenti, mentre per quanto riguarda le modifiche normative è stata chiesta l’abrogazione di norme obsolete e inutili».
La disomogeneità di erogazione dell’assistenza, anche a livello organizzativo, deriva, secondo gli operatori, dall’assenza di una governance di alcuni processi assistenziali sul territorio regionale e soprattutto nell’area metropolitana è stato evidenziato quanto poco comunichino tra loro le diverse strutture sanitarie. L’unica realtà integrata sembra essere il Galliera.
Per le patologie croniche viene chiesta sia l’applicazione su tutto il territorio dei percorsi diagnostico terapeutici assistenziali e non, come accade oggi, a macchia di leopardo, proponendone anche di nuovi, sia la realizzazione di percorsi per dimissioni protette, con l’estensione del progetto meglio a casa, attività degenziali post acuzie in ambito ospedaliero e un’unità di valutazione geriatrica ospedaliera in tutti i presidi.
Dai tavoli tecnici è emerso come sia fondamentale, per realizzare la riforma della sanità, la reale integrazione ospedale-territorio e il raccordo tra reti specialistiche e medici di medicina generale/pediatri di libera scelta. Viene chiesta una maggiore attenzione alle infezioni correlate all’assistenza e la realizzazione di un sistema hub & spoke.
Per quanto riguarda gli accordi di sistema e l’integrazione interregionale con i territori limitrofi, i prossimi step prevedono: un accordo per le attività di elisoccorso con la Regione Lombardia, la condivisione di un processo strutturato per strategie preventive e terapeutiche in ambito cronico, di inclusione sociale con l’albergo etico e la realizzazione di una piattaforma e-procurement per la centrale acquisti.