Soddisfatti dei professori, meno delle postazioni informatiche, la laurea triennale serve ma non troppo per il lavoro che poi sono andati a svolgere, buone le percentuali di occupazione soprattutto per i laureati magistrali.
Sono alcuni dei dati pubblicati da AlmaLaurea presentati al convegno “Formazione universitaria e posti di lavoro: proiezioni spaziali e temporali” e relativi all’Università di Genova. Sono stati coinvolti i laureati di primo e secondo livello, del 2014, 2012 e 2010 intervistati, rispettivamente, a uno, tre e cinque anni dalla laurea. In cifre 3.493 laureati di primo livello e 1.565 magistrali biennali.
La quota di laureati di cittadinanza estera è complessivamente pari al 5%: il 4,9% tra i triennali e il 6% tra i magistrali biennali. Il 18% dei laureati proviene da fuori regione; in particolare è il 17% tra i triennali e il 23% tra i magistrali biennali. Il 70% ha un diploma liceale.
Si arriva alla laurea abbastanza tardi: meno della metà si laurea in corso per quanto riguarda i triennali, più “bravi” i magistrali biennali (63%). In ogni caso le percentuali sono superiori a quelle della media nazionale.
Il voto medio di laurea è di 102,5 su 110, con grande disparità tra i laureati di primo livello (99,1) e di secondo livello (108,6).
A differenza degli stereotipi sui giovani choosy, il 71% dei laureati ha svolto un’attività lavorativa durante gli studi, mentre “solo” il 53% ha svolto tirocini riconosciuti dal proprio corso di studi. Il 10% ha avuto un’esperienza all’estero riconosciuta dal corso di laurea.
La valutazione dell’esperienza universitaria premia il rapporto con i docenti (l’83% è soddisfatto), meno quello delle “infrastrutture”: il 64% ritiene che le aule siano adeguate, solo il 34% è soddisfatto del numero delle postazioni informatiche, mentre risale la percentuale di giudizi positivi sui servizi di biblioteca: 77%.
L’indagine sulla condizione occupazionale ha riguardato 10.897 laureati. Isolando tra i laureati triennali coloro che non si sono mai iscritti a un corso di laurea magistrale (46%), è possibile indagare le loro performance occupazionali a un anno dal titolo. Il tasso di occupazione (si considerano occupati anche quanti sono in formazione retribuita) è del 72%, mentre quello di disoccupazione (calcolato sulle forze di lavoro, cioè su coloro che sono già inseriti o intenzionati a inserirsi nel mercato del lavoro) è pari al 20%.
Il 41% degli occupati può contare su un lavoro stabile, ossia contratti a tempo indeterminato o attività autonome effettive (liberi professionisti, lavoratori in proprio, imprenditori, eccetera). Il guadagno è in media di 1.039 euro mensili netti.
Ma quanti fanno quello per cui hanno studiato (richiesta della laurea per l’esercizio del lavoro svolto e utilizzo nel lavoro delle competenze apprese all’università)?
Sono 56 laureati su 100, i quali considerano il titolo molto efficace o efficace per il lavoro che svolgono.
Il 77% dei laureati magistrali biennali del 2014, compresi coloro che sono in formazione retribuita, è occupato. Il tasso di disoccupazione, calcolato sulle forze di lavoro, è pari al 15%. 34 occupati su cento possono contare su un lavoro stabile (contratti a tempo indeterminato e lavoro autonomo). Il guadagno è di 1.159 euro mensili netti e l’efficacia è pari al 51%.
L’88% dei laureati magistrali biennali del 2012 è occupato. Il tasso di disoccupazione è pari all’8%. Gli occupati stabili sono il 56%. Le retribuzioni arrivano a 1.293 euro mensili netti. L’efficacia coinvolge 49 laureati su cento.
Ma dove vanno a lavorare? Il 77% dei laureati è inserito nel settore privato, mentre il 17% nel pubblico. La restante quota lavora nel non-profit (5%). L’ambito dei servizi assorbe il 73%, mentre l’industria accoglie il 25% degli occupati. Marginale la quota di chi lavora nel settore dell’agricoltura.
Il 90% dei laureati magistrali biennali del 2010 è occupato. Il tasso di disoccupazione è pari al 5%.
Gli occupati stabili sono il 74%. Le retribuzioni arrivano a 1.447 euro mensili netti. L’efficacia coinvolge 54 laureati su cento.
Ma dove vanno a lavorare? Il 72% dei laureati è inserito nel settore privato, mentre il 23% nel pubblico. La restante quota lavora nel non-profit (5%). L’ambito dei servizi assorbe il 74%, mentre l’industria accoglie il 24% degli occupati. Marginale la quota di chi lavora nel settore dell’agricoltura.
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