Sta tornando l’estate e, con essa, anche le truffe ai danni dei turisti che pianificano la loro vacanza in provincia di Savona.
Il raggiro è, da alcuni anni, sempre lo stesso: coppie di giovani, oppure intere famiglie, versano centinaia di euro di caparra per affittare alloggi al mare. Poi, una volta giunti in riviera dal Piemonte o dalla Lombardia, si mettono alla ricerca del numero civico, ma scoprono che i locali sono inesistenti.
Decine di denunce piovono ogni anno ai comandi delle forze dell’ordine locali. Epicentro del fenomeno è la città di Varazze, ma sono coinvolti molti altri paesi limitrofi che fanno del turismo da “seconde case” il loro punto di forza. La vicina Celle Ligure, per esempio, è composta per oltre il 50 per cento da alloggi vuoti in inverno e affittati d’estate.
Una volta scoperta la truffa, le telefonate agli affittuari si rivelano, ovviamente, inutili. Nessuno risponde. Ai malcapitati non resta che sporgere denuncia contro ignoti; una mossa disperata, considerando che i malviventi sono ben organizzati e difficili da identificare. I pagamenti della caparra vengono richiesti attraverso carte prepagate o bonifici postali, di modo da risultare irrintracciabili.
Ad acuire il fenomeno negli ultimi anni è arrivata non solo la crisi, che ha portato i turisti a tuffarsi su ogni offerta disponibile, ma anche il boom delle prenotazioni online (addirittura attraverso i social network come Facebook).
Sono impressionanti i dati che riguardano gli affitti in nero, anche per una sola settimana o weekend. «Delle circa 60 mila presenze turistiche in Liguria – dice Carlo Scrivano, direttore dell’Unione albergatori savonese – solo 20 mila risultano nelle strutture ricettive del territorio. È una concorrenza sleale».
Da segnalare il boom positivo di bed & breakfast in provincia di Savona: i posti letto sono passati da 238 a 971 nel giro di pochi anni.