«Migliorare la copertura sanitaria eliminando le limitazioni dettate dall’Asl e mettere sullo stesso piano i lavoratori frontalieri italiani a Monaco con quelli francesi, evitando così differenze di trattamento e una sorta di ingiustizia sociale nei loro confronti». A cinque anni dalla firma dello storico accordo tra Italia e Monaco che aveva esteso notevolmente la presa in carico dei lavoratori italiani nel Principato, tornano alla carica i delegati del Fai (Frontalieri autonomi intemeli) di Ventimiglia.
L’appuntamento è per lunedì prossimo 21 marzo, quando la delegazione della città di confine sarà ricevuta dal ministro monegasco Stéphane Valeri, dal direttore delle “Caisses sociales” Jean-Jacques Campana e dalla direttrice del servizio impiego Sophie Vincent. A rappresentare l’associazione dei frontalieri il presidente Santo Fortugno, il segretario Roberto Parodi e il vice presidente Roberto Lacchin. Con loro l’ambasciatore italiano a Monaco Massimo Lavezzo Cassinelli, l’eurodeputato Alberto Cirio e l’assessore regionale Marco Scajola, fresco di delega per i lavoratori frontalieri.
«I frontalieri oggi possono scegliere se curarsi in Italia o nel Principato – scrive il Fai – dove possono usufruire dei rimborsi sanitari come i loro colleghi francesi». Rientrano nel rimborso le spese per visite, analisi, esami e medicine nella misura dell’80% mentre il 20% resta a carico del lavoratore. «I costi dei servizi forniti sono stornati sui rimborsi che ogni anno il Principato versa alle casse dell’Asl». Il segretario del Fai Roberto Parodi chiarisce il punto: «Monaco rimborsa all’Italia le trattenute per i contributi sanitari. Qualora le visite mediche si svolgano nel Principato, Monaco trattiene la sua parte da questo flusso di cassa».
«La copertura sanitaria è riservata ai soli lavoratori attivi. Con la classica impegnativa del medico si possono eseguire tutte le visite specialistiche nelle strutture ospedaliere monegasche, dove si pagherà solo il 20% della fattura, oppure al di fuori degli ospedali. In quest’ultimo caso vale il sistema dell’anticipazione e del rimborso». I frontalieri però attaccano: «Sulla base di una richiesta specifica dell’Italia, la copertura non prevede i ricoveri ospedalieri ordinari, gli interventi chirurgici programmabili, le cure ortodontistiche, occhiali, lenti a contatto ed esami del sangue.
Si possono invece eseguire visite specialistiche, diagnostiche e radiologiche, e di conseguenza tutte le cure ad esse connesse, medicinali compresi, con la condizione che esse siano prescritte dallo specialista monegasco e non dal medico di famiglia, che deve limitarsi a prescrivere la visita».
Una doppia presa in carico che secondo il Fai ha effetti distorsivi: «Il paziente inizia un percorso con uno specialista monegasco – spiegano i delegati del sindacato – ma poi finisce per farsi operare in una struttura italiana dove non è più seguito dallo stesso medico. Assurda l’esclusione degli esami del sangue, allora spiegata dal fatto che i centri prelievi in Italia sono aperti anche al sabato». Dal lato monegasco l’apertura a un’estensione sembra garantita: «I sindacati patronali non vedono di buon occhio che un lavoratore si assenti per un’intera giornata a causa di una semplice visita medica. Per loro, tanto vale fare tutto a Monaco e in meno tempo, esattamente come fanno i francesi» – conclude il segretario del Fai Roberto Parodi.