A ottobre 2015 le aziende sanitarie e ospedaliere italiane e liguri non sanno ancora quale sarà la quota di fondo sanitario che spetterà loro per coprire i costi di prestazioni che hanno già fornito.
Bilanci di previsione fatti su serie storiche, sperando che nel frattempo non ci siano cambiamenti, bilanci d’esercizio redatti con ancora quote da sistemare. È successo così che il Galliera nel 2014 abbia chiuso il bilancio con un passivo di 5 milioni, che è stato successivamente coperto dalla Regione.
Il meccanismo lo spiega il neo-direttore amministrativo Roberto Viale (arrivato dall’Asl 4 chiavarese con la stessa carica): «Sul 2014 la Regione ha dato due quote di fondo, la seconda a esercizio già concluso. La perdita deriva dal fatto che tra le varie attività dell’ente c’è la gestione dell’Ibmdr, l’Italian bone marrow donor, ossia il registro italiano di donatori di midollo osseo, che dal punto di vista economico vale 23 milioni di euro. La cifra è gestita a livello centrale dal ministero e poi viene girata alla Regione e a sua volta al Galliera. Dei 23 milioni di costi per sostenere questa banca dati, la Regione nel 2014 ha riconosciuto inizialmente 19 milioni, questo ha originato lo scostamento».
La quota intera non era stata riconosciuta e la perdita era stata inserita a bilancio consuntivo. Con una delibera di aprile, la Regione ha aggiunto i milioni mancanti: «Rispetto alle risorse effettive, quindi, la gestione era in sostanziale pareggio, con circa 300 mila euro di differenza – aggiunge Viale – abbiamo rispettato i costi stabiliti dalla Regione: il tetto fissato era di 166.362.000».
La gestione delle aziende sanitarie e ospedaliere si basa appunto su un tetto massimo di costi da rispettare, nessuno si concentra sui ricavi. È su questo che viene misurata la capacità dell’azienda.

Quando però intervengono dei fattori che minano questo sistema, il rischio è che salti il tappo: «È già da molti anni – dice Viale – che ci sono forti ritardi nello stabilire prima la quota di fondo sanitario nazionale, poi l’accordo tra Regioni sul come distribuirli e infine capire come il fondo verrà suddiviso dalla Regione Liguria tra le varie aziende. Questo non consente di pensare alla fase della programmazione del breve periodo, che è la più importante. Noi ora dovremmo fare il bilancio di previsione 2016, in passato si guardava la spesa storica e si aggiungeva la percentuale ipotizzata di aumento del fondo sanitario regionale, ma questo non è più possibile, perché il sistema è andato in corto circuito con i tagli». A essere penalizzata è l’efficienza delle aziende, secondo Viale: «Ci si basa solo su problemi di tipo finanziario».
Un ente ospedaliero come il Galliera dovrebbe avere come “committente” principale l’Asl 3: «Dovrei fare accordi con le aziende territoriali per capire quello di cui hanno bisogno e vedere se il Galliera riesce a soddisfarli in base alle risorse che ha a disposizione, il problema è che non è possibile fare questo perché siamo “sfasati” per così dire. In teoria la legge prevederebbe che, attraverso una serie di accordi, le aziende acquistino le prestazioni da aziende ospedaliere convenzionate pubbliche e private, ma non ci si riesce».
Sul 2015 il Galliera ipotizza uno scostamento al massimo di circa un milione rispetto ai tetti di costo stabiliti dalla Regione, ma se la quota di fondo regionale sarà tagliata a dicembre non ci sarà margine per recuperare.
Capire i veri sprechi non è semplice, il direttore amministrativo del Galliera fa una riflessione non scontata: «Anche sulle fughe sanitarie per esempio, non si considera mai un aspetto importante: al di là del problema sociale di cui sicuramente occorre tenere conto, quanto costerebbe alla Regione Liguria curare le persone che decidono o sono costrette a curarsi fuori sede?».
Una novità che rischia di far saltare ulteriormente il sistema, è arrivata quest’anno: l’introduzione dei farmaci innovativi per la cura dell’epatite C, una partita che a livello nazionale vale circa 500 milioni, circa 38-40 mila euro a utente e negli anni successivi si verificherà la stessa questione anche per i nuovi farmaci oncologici.
Il Galliera a livello di investimenti ha concentrato tutto sul nuovo ospedale: «Stiamo facendo tutti i passaggi per arrivare in conferenza dei servizi, per ottenere l’ok a edificare. L’ospedale è un bel progetto che potrebbe essere anche un’opportunità per rendere molto più efficiente il servizio, sia dal punto di vista della fruibilità, sia della qualità dei servizi. Considerando che la vita media di un ospedale è considerata di 30 anni e il nostro è del 1888, direi che ce n’è proprio bisogno».
A parità di costi il Galliera sta lavorando di più: «Sarebbe utile capire se questo ci verrà riconosciuto – puntualizza Viale – purtroppo non c’è ancora chiarezza su quali siano i modelli di distribuzione delle risorse, si parla tanto di costi standard, ma la loro definizione è ancora incerta». Il Galliera fa parte (con il Gaslini) della rete Nisan, il network italiano sanitario per la condivisione dei costi standard, ne fanno parte 40 ospedali in Italia per circa 4 milioni di episodi inseriti nel database, si tratta della terza banca dati dopo Gran Bretagna e Germania. I costi standard servono per misurare quanto costano le prestazioni sanitarie e vedere chi non è efficiente, ma, secondo Viale, i modelli di distribuzione delle risorse non ne tengono ancora conto a sufficienza.