La Liguria è la regione che ha la maggior percentuale di superficie dei siti di importanza comunitaria in rapporto alla superficie regionale (dati Istat). Nel 2014 erano il 27,2% pari a 147.200 ettari. Secondo posto per il Molise con il 26,6%, terza la provincia di Trento con il 24,2%. Eppure rischia di non poter accedere ai fondi per tutelarli.
I siti di importanza comunitaria (Sic) fanno parte della rete Natura 2000 e sono stati istituiti dalla direttiva 92/43/CEE “Habitat”. La rete Natura 2000 è il principale strumento della politica dell’Unione Europea per la conservazione della biodiversità (il sito web ligure di Rete Natura è però aggiornato al 4 settembre 2007).
I Sic sono divisi in tre macro aree: alpina, continentale e mediterranea. Grazie alla sua favorevole posizione geografica, con le Alpi, gli Appennini e il mare, la Liguria conserva nel suo piccolo territorio ambienti naturali estremamente differenziati, così da comprenderle tutte. Dei 175 habitat della “direttiva habitat” rilevati in Italia, ben 72 (41%) sono individuati in Liguria e molti di essi sono qualificati come “habitat prioritari”, ossia habitat naturali che rischiano di scomparire nel territorio europeo (qui l’elenco).
Per quanto riguarda l’area alpina la Liguria è presente con 14 aree, tutte tra la provincia di Imperia e Savona, ne fanno parte la cima di Piano Cavallo (Bric Cornia), i monti Monega e Prearba, i monti Saccarello e Fronté, ma anche il lago di Osiglia, il monte Settepani, le cave Ferecchi e il Bric Zerbi (qui l’elenco completo).
L’area continentale comprende 11 aree nelle province di Savona e Genova, tra cui il parco dell’Aveto e dell’Antola, il pian della Badia di Tiglieto, Piana Crixia, la foresta della Deiva con il torrente Erro, il lago del Brugneto (qui l’elenco completo).
La parte del leone la fa l’area classificata come mediterranea: 76 i siti liguri sparsi in tutte e quattro le province. Ne fanno parte il Monte Fasce, Capo Noli, le isole Tino e Tinetto, il Parco di Portofino (qui l’elenco completo).
I siti della rete hanno dimensioni diverse – dagli 8 ai 15.834 ettari – e caratteristiche eterogenee. Ogni sito costituisce un’unità territoriale che assicura la conservazione di un complesso di habitat, biotopi e valori naturalistici e permette il mantenimento di un alto grado di biodiversità.
In Liguria ci sono anche 7 zone di protezione speciale (zps) individuate dalla giunta regionale con dgr n.270 del 25 febbraio 2000 per garantire una protezione specifica degli uccelli.
Pe la raccolta e l’archiviazione dei dati sugli habitat e sulle specie animali e vegetali tutelati all’interno dei siti Natura 2000, è stato costituito l’Osservatorio regionale per la Biodiversità.
La superficie della Rete Natura 2000 ligure è pari a circa 138.000 ettari per i Sic terrestri e 20.000 ettari per le Zps, in gran parte sovrapposte alle aree dei Sic. Da considerare inoltre i 26 siti marini, per una superficie di circa 7.000 ettari.
Le note dolenti riguardano il modo in cui anche la Regione Liguria ha gestito questo patrimonio: l’Italia è sotto procedura di infrazione europea perché non ha individuato le Zone speciali di conservazione entro i 6 anni dall’individuazione definitiva dei Sic.
La direttiva habitat prevede che la Regione deliberi sulle cosiddette Misure di conservazione (Mdc), ossia una raccolta di regolamentazioni, interventi da incentivareo da attuare da parte degli enti gestori, attività di monitoraggio o didattico-divulgative necessarieperché gli habitat e le specie si mantengano in un buono stato di conservazione. Una volte approvate le Mdc, il ministero dell’Ambiente, d’intesa con la Regione, designerà i Sic quali Zone speciali di conservazione (Zsc).
La procedura è particolarmente complicata, ma è fondamentale per ottenere i fondi dai programmi comunitari del settennato 2014-2020. Senza questo passaggio niente Fesr, Feasr, Fse, Life, sigle che significano (anche) fondi per progetti di tutela della biodiversità.
In extremis la Liguria ha deliberato le Mdc dei Sic dell’area mediterranea (delibera n.73/2015), dopo essersi occupata di quella alpina (nel 2009) e di quella continentale (nel 2014).
Il ministero per ora ha designato lo scorso giugno soltanto le 14 Zsc dell’area alpina, visti i tempi di risposta c’è da preoccuparsi per le altre due, soprattutto per quella mediterranea che contiene più Sic di tutte.