Sono solo due per ora le imprese liguri che si sono iscritte al nuovo registro delle Pmi innovative. Sono entrambe di Genova: la Aitek spa (la società che si occupa di tecnologia nei trasporti e sicurezza) e la Ifm Infomaster spa (specializzata in comunicazione).
Le nuove misure sono state introdotte dalla legge 33/2015, una “fase 2”, secondo il ministero dello Sviluppo economico, per il percorso avviato a fine 2012 con il varo della normativa a sostegno delle startup innovative. In tutta Italia per ora sono 30 le aziende che fanno parte del registro (di cui 7 in Lombardia e 6 in Friuli).
Questa nuova legge, ispirata dal decreto “Investment compact”, ha assegnato larga parte delle misure già previste a beneficio delle startup innovative a una platea di imprese potenzialmente molto più ampia: le Pmi innovative, ossia tutte le piccole e medie imprese (sotto i 250 addetti il cui fatturato annuo non supera i 50 milioni di euro o il cui totale di bilancio non supera i 43 milioni di euro) che operano nel campo dell’innovazione tecnologica, a prescindere dalla data di costituzione, dall’oggetto sociale e dal livello di maturazione.
Secondo il ministero “si tratta di un pacchetto di agevolazioni che interviene su diversi aspetti della vita aziendale rendendo più flessibile la gestione societaria (l’impresa può nascere con i costi di una srl ma crescere come una spa), liberalizzando gli schemi di remunerazione, rafforzando l’accesso al credito, introducendo strumenti innovativi per la raccolta dei capitali, agevolando l’investimento in equity e favorendo l’accesso ai mercati esteri”.
Per entrare nel registro bisogna soddisfare una serie di criteri, in particolare uno tra i seguenti tre: il volume di spesa in ricerca, sviluppo e innovazione in misura almeno pari al 3% della maggiore entità fra costo e valore totale della produzione; l’impiego come dipendenti o collaboratori a qualsiasi titolo, in una quota almeno pari a 1/5 della forza lavoro complessiva, di personale in possesso di titolo di
dottorato di ricerca o che sta svolgendo un dottorato di ricerca presso un’università italiana o straniera, oppure in possesso di laurea e che abbia svolto, da almeno tre anni, attività di ricerca certificata presso istituti di ricerca pubblici o privati, in Italia o all’estero, o, in una quota almeno pari a 1/3 della forza lavoro complessiva, di personale in possesso di laurea magistrale; titolarità, anche quali depositarie o licenziatarie, di almeno una privativa industriale, relativa a una invenzione industriale, biotecnologica, a una topografia di prodotto a semiconduttori o a una nuova varietà vegetale o titolarità dei diritti relativi a un programma per elaboratore originario registrato presso il Registro pubblico speciale per i programmi per elaboratore, purché tale privativa sia direttamente afferente all’oggetto sociale e all’attività di impresa.
Per tutte le informazioni le Camere di Commercio hanno attivato un sito web. Qui invece le informazioni fornite dal ministero.