Un giro d’affari di circa 190 milioni di euro, 550 dipendenti tra la sede genovese (una trentina negli uffici di Corte Lambruschini) e gli stabilimenti in Sardegna e in Portogallo. Ecco alcuni numeri di Generale Conserve, un’azienda che nel giro di dieci anni ha fatto passi da gigante nel mercato ittico, incrementando il proprio fatturato di quasi dieci volte, alla faccia della crisi.

Nata alla fine degli anni Ottanta come società di distribuzione, oggi Generale Conserve è prima sul mercato italiano per la produzione di tonno da intero e seconda tra i produttori delle conserve ittiche, grazie soprattutto al marchio Asdomar che da solo copre il 60% del fatturato totale. Business che ha permesso all’azienda di raggiungere il 17% dell’intero mercato del tonno all’olio.

Generale Conserve guarda non solo al mercato, ma anche alla sostenibilità. Proprio Asdomar è stato il primo marchio in Italia a chiedere la verifica da parte di un ente di certificazione e così «le materie prime utilizzate sono garantite dal programma internazionale Friend of the Sea», precisa Vito Gulli, presidente e ad di Generale Conserve. E anche nel 2015 tonno (in particolare il tonnetto striato e il pinna gialla), sgombro e salmone riportano quella certificazione che segue le linee guida della Fao: ciò significa che il prodotto viene pescato esclusivamente da flotte approvate da Friend of the Sea e che viene tracciato ogni step di lavorazione, fino alla distribuzione del prodotto confezionato.
Un primo passo verso l’apertura alla produzione si compie nel 2001 quando Vito Gulli, da anni nel settore dell’industria alimentare, in particolare ittica, prende in mano le redini dell’azienda. Il passaggio si consolida nel 2006 con l’acquisizione in esclusiva della gestione di uno stabilimento in Portogallo da un fornitore locale che già produceva per l’azienda. Stabilimento che viene acquistato definitivamente nel 2011 e dal quale oggi escono le produzioni di sgombro e salmone.

L’azienda di Gulli intravede la possibilità di estendere la produzione anche in Italia, in particolare in Sardegna, e nel 2008 compra macchinari e impianti di uno stabilimento di lavorazione del tonno a Olbia: con un investimento di 25 milioni di euro, Generale Conserve ha inaugurato il nuovo stabilimento nel 2010. Lavorazione, quella del tonno, che genera di norma il 50% di scarti, costituiti sia da parti non adatte alla commercializzazione, sia da scarti veri e propri. Utilizzando questo materiale per produrre, nello stesso stabilimento di Olbia, farina di pesce destinata alla zootecnia, l’azienda è riuscita ad azzerarne l’impatto ambientale.

Presente nella struttura sarda anche un laboratorio di analisi, che effettua circa 40 mila controlli all’anno: «Una media di 250 analisi al giorno – descrive Gulli – Analisi che vengono svolte sul tonno sia in ingresso, attraverso il cosiddetto “test di cottura” per una prima valutazione organolettica, sia successivamente sul prodotto finito. Investiamo notevoli risorse nel laboratorio di analisi, tanto da aver deciso di certificare questa nostra attività presso l’ente di accreditamento italiano, Accredia».
Più recenti le acquisizioni di Manzotin, secondo player sul mercato italiano nella produzione e commercializzazione di carne in gelatina, e di De Rica, nel settore delle conserve, entrambe del 2013: «Operazioni che ci hanno consentito di diversificare la nostra produzione – commenta Gulli – puntando sul know how di rinnovamento e innovazione che ci contraddistingue sul mercato».