Ha collaborato Federica Traversa
Secondo una recente indagine di Federconsumatori per mantenere un figlio nel primo anno di vita, occorrerebbero tra i 6.585 euro e i 14.110 euro, con un aumento del 4% rispetto alle cifre del 2012. A scoraggiare ulteriormente le giovani coppie dal mettere su famiglia si aggiunge la stima delle spese da sostenere durante i nove mesi di gravidanza: secondo la Federazione una famiglia in media spende circa 2 mila euro tra visite mediche, farmaci e abbigliamento.
LE SPESE MEDICHE
Dopo i 14 euro spesi per il test di gravidanza fai da te, la lista delle “uscite” comincia ad allungarsi giorno dopo giorno. Tra le voci di spesa più pesanti, nella maggior parte dei casi ci sono le spese mediche. Tra visite ginecologiche, analisi del sangue, test diagnostici e di screening la spesa in nove mesi può facilmente superare i mille euro. «Se si sceglie di farsi seguire da un ginecologo privato – spiega Pier Luigi Venturini, primario della clinica ostetrica e ginecologica dell’ospedale San Martino e direttore della scuola di specializzazione in Ginecologia e ostetricia all’Università di Genova – durante i 9 mesi di gravidanza in media si effettuano 8 visite: il costo di ciascuna può variare dagli 80 ai 150 euro, comprensivi di ecografia».
Per ridurre al minimo queste spese è possibile affidarsi ai ginecologi e alle ostetriche che lavorano all’interno dei consultori e degli ambulatori ospedalieri che offrono un servizio di assistenza gratuito. «Negli ultimi tempi – racconta Enrica Orsi, dirigente Ars, Agenzia regionale sanitaria della Liguria – il numero delle donne che si rivolge ai consultori per farsi seguire durante la gravidanza è aumentato, forse anche in conseguenza della crisi. Le visite hanno in genere cadenza mensile e tutti i servizi offerti dal consultorio sono gratuiti». Sia che scelga di farsi seguire privatamente sia dal servizio sanitario, ogni donna ha diritto a tre ecografie ostetriche standard gratuite, una per ogni trimestre. Oltre alle ecografie sono gratuiti anche una serie di esami di laboratorio previsti dalla disposizione ministeriale (come analisi del sangue e delle urine) che andranno effettuati negli ospedali o nelle Asl. Per quanto riguarda gli esami di amniocentesi e villocentesi sono gratuiti per le donne sopra i 35 anni oppure se i test di screening già effettuati risultano positivi. «In tutti gli altri casi – dice il primario del San Martino – se si vuole effettuare l’amniocentesi bisognerà pagarla, sia che ci si rivolga a una struttura pubblica sia a una privata, in quest’ultimo caso il costo si aggira sui 500 euro».
Gli esami di screening – translucenza nucale e il bitest – si effettuano verso la fine del terzo mese e servono a calcolare le probabilità di alcune patologie tra cui la sindrome di down. In alcune Regioni sono offerti gratuitamente a tutte le madri, in Liguria invece sono a pagamento per le under 35: nelle strutture pubbliche questi esami combinati costano circa 50 euro in tutto, nel privato le cifre variano dai 100 ai 200 euro. Secondo i dati del ministero della Salute, riferiti al 2010, in Liguria le donne si fanno seguire molto in gravidanza: il 95,4% di loro effettua oltre 4 visite di controllo (percentuale più alta di tutta Italia) e il 55% delle madri si sottopone a 7 o più ecografie (contro le 3 raccomandate dai protocolli ministeriali di assistenza alla gravidanza). «Nel privato – dice Orsi – c’è un’eccessiva medicalizzazione della gravidanza e la maggior parte dei ginecologi induce a una frequenza maggiore dei controlli. Se lo ritiene necessario, anche il ginecologo del consultorio potrà richiedere degli approfondimenti specifici, magari delle analisi del sangue o un’ecografia in più, ma se la gravidanza procede bene sono sufficienti gli esami indicati dal ministero della Salute».
Se si è seguiti da un ginecologo privato, oltre a questi accertamenti probabilmente verranno prescritti anche alcuni esami extra che non sono coperti dal servizio sanitario nazionale. Il medico, ad esempio, potrebbe richiedere analisi del sangue più approfondite che comportano il pagamento del ticket sanitario fino a un massimo di 36,15 euro a ricetta. Lo stesso può accadere per altri esami che non sono previsti dal decreto ministeriale (come tamponi, elettrocardiogramma, eccetera) che saranno a carico della futura madre a meno di esenzioni particolari come il caso di gravidanza a rischio o altre patologie. A questi costi vanno poi aggiunti anche eventuali farmaci e integratori da assumere durante i nove mesi: dall’acido folico (che è raccomandato addirittura prima del concepimento) agli integratori multivitaminici la spesa in media si aggira sui 100-150 euro.
BENESSERE E CORSI PREPARTO
Durante la gravidanza in genere l’attività sportiva va sospesa per evitare l’affaticamento, ma ci sono alcuni corsi di benessere su misura per gestanti che possono essere praticati fino all’ultimo mese. Il nuoto è uno degli sport più popolari tra le future mamme che in molti casi preferiscono frequentare un corso specifico tenuto da istruttori specializzati piuttosto che darsi al fai da te con la libera balneazione. Una singola lezione di un’ora costa circa 10-12 euro, cifra che scende a 6-7 euro se si frequenta un corso mensile o stagionale. La Rari Nantes Savona organizza due corsi per gestanti: uno dura 8 lezioni e costa 56 euro, l’altro prevede 16 lezioni e costa 104 euro, in entrambi i casi bisogna aggiungere 10 euro di iscrizione annuale. Più elevate le tariffe del Centro culturale e sportivo Champagnat di via Cavallotti a Genova: 45 euro per un mese di corso con una lezione a settimana, 70 euro il costo mensile con due o tre lezioni settimanali a cui vanno aggiunti 62 euro di iscrizione annuale. Anche il centro sportivo Piscine di Albaro organizza corsi stagionali di ginnastica in acqua per gestanti: l’offerta base prevede 2 lezioni a settimana per 12 settimane al costo di 186 euro a cui si può aggiungere una lezione di yoga settimanale a 210 euro. Lo yoga è un’altra attività molto gettonata in gravidanza: il costo di una lezione si aggira intorno ai 12-15 euro. Tiari yoga e ayurveda a Genova propone dei corsi specifici per gestanti che vanno dal massaggio a tecniche di rilassamento e respirazione: 4 lezioni costano 50 euro, 8 lezioni 65 euro.
In preparazione al parto, soprattutto se si affronta la prima gravidanza, è consigliato frequentare un corso di accompagnamento alla nascita. Il corso preparto è organizzato dagli ospedali e permette ai futuri genitori di conoscere gli operatori sanitari che si occupano del percorso nascita (ostetrica, infermiera pediatrica, ginecologo, neonatologo, anestesista, dietista). La prima fase è un corso teorico e la seconda un corso pratico e per partecipare è necessario pagare il ticket sanitario. Lo stesso vale per altri corsi come quello di educazione alimentare per gestanti. Nel caso dei consultori queste attività sono gratuite, ma le liste d’attesa sono spesso lunghe ed è necessario prenotarsi per tempo.
LISTE NASCITA
C’era una volta il corredino per il neonato, la copertina fatta a maglia, il bavaglino ricamato a mano con il nome del nuovo arrivato. Oggi per evitare di ricevere doppioni e oggetti che non si useranno mai e per risparmiare un po’ di soldi, i genitori si fanno aiutare negli acquisti con la lista nascita.

Basta andare in un negozio specializzato e scegliere ciò che si vorrebbe ricevere in dono. «Le liste nascita vanno sempre di moda anche se in questi ultimi anni si sta tornando tanto anche al “riciclo” di oggetti e vestiti da parenti e amici – dice Giorgio Maragliano, titolare del negozio di prodotti per l’infanzia Outlet Babykids, aperto 6 anni fa nel centro di Sestri Ponente – prima nelle liste ci si metteva un po’ di tutto, ora invece si tende a inserire solo le cose realmente indispensabili come passeggini, seggioloni, biberon e prodotti di cosmesi. Di conseguenza anche il valore delle liste nascita si è ridimensionato: per acquistare questi beni di consumo “base” in genere si spendono dai 500 ai mille euro circa, ma spesso si rimane sulla cifra inferiore».

Altro capitolo di spesa è l’abbigliamento premaman: è difficile stimare una spesa media per i vestiti, anche perché molto dipende dalla stagione in cui si affronta la seconda metà della gravidanza. Negli ultimi anni, però, le madri hanno più possibilità di risparmiare per adeguare il proprio armadio al crescente pancione soprattutto con l’arrivo di collezioni dedicate all’interno delle grandi catene di abbigliamento monomarca.
E dopo la nascita? Crescere un figlio costa circa 8 mila euro l’anno. Ma vanno di moda lo scambio e l’usato
MANTENERE UN FIGLIO
Crescere un figlio costa circa 8 mila euro all’anno. Lo ha stimato l’osservatorio politico dell’Associazione nazionale famiglie numerose, Anfn. La cifra analizza diciotto voci che variano dal cibo al vestiario, dall’istruzione allo sport e comprende tutte le spese riguardanti la casa, come l’affitto o le bollette. Se si ha un bambino sotto i tre anni la somma aumenta di 2.600 euro: carrozzine, seggioloni, pannolini, latte e tutti gli accessori che occorrono. Cifre confermate anche dall’indagine 2013 dell’Osservatorio nazionale Federconsumatori, secondo cui, per mantenere un figlio nel primo anno di vita, occorrerebbero tra i 6.585 euro e i 14.110 euro. Dallo studio dell’Anfn, a fronte di tutte queste spese, l’aiuto dello Stato alle famiglie tra detrazioni e assegni familiari arriva a poco più di mille euro all’anno. Lo Stato nel 2013 ha anche modificato il bonus bebè: si tratta di un sostegno di 300 euro al mese alle madri che scelgono di tornare al lavoro subito dopo il congedo obbligatorio. La somma erogata, al massimo per sei mesi, deve essere utilizzata per pagare asilo nido o baby sitter. Ma le spese e i problemi per mamme e papà rimangono tanti: «In molti casi in Liguria si spende di più, i prezzi sono alti per tutto – racconta Barbara Garrone Canepa, coordinatrice regionale del l’Associazione famiglie numerose Liguria – non è una Regione che agevola ad avere tanti figli e i motivi sono molti: c’è ad esempio una carenza di asili nido aziendali, spesso per mancanza di spazi per realizzarli; feste e manifestazioni a misura di famiglia sono poche; i sostegni economici come bonus o assegni familiari, vengono concessi solo a chi ha un Isee molto basso. Quel poco che abbiamo ottenuto a Genova come agevolazioni sulla ristorazione scolastica, è stato grazie all’assessore Paolo Veardo padre di 5 figli e pertanto sensibile a queste problematiche». Come sottolineato dalla rappresentante ligure dell’Anfn uno dei problemi maggiori nel gestire un figlio piccolo riguarda l’asilo nido. Troppo pochi, troppo cari e incidono pesantemente sul budget familiare. Le rette liguri sono tra le più alte d’Italia con una media di 370 euro al mese, a cui bisogna aggiungere 4 euro di buono pasto al giorno. Se poi il genitore ha bisogno del pre o doposcuola, i prezzi aumentano. I più fortunati possono ricorrere ai nonni, sicuramente più convenienti.
PEDIATRA, PAPPE, PANNOLINI

Rilevante la spesa per pediatri, visite mediche e farmaci che si aggira intorno ai mille euro. Il costo delle visite mediche dipende in realtà dalla possibilità di avere un buon pediatra pubblico, le cui prestazioni sono gratuite. Punto dolente è però quando il bambino è malato: i pediatri della Asl difficilmente fanno visite a domicilio e così i genitori sono quasi obbligati a contattarne un altro privatamente e a pagare la fattura, che difficilmente scende sotto i 50 euro.
Spiccano inoltre dai dati di Federconsumatori gli 800 euro annuali per pannolini a cui si aggiungono i 2 mila euro per pappe e latte. Risparmiare, però, è possibile. Quasi tutti gli ipermercati ogni mese fanno sconti e, quando si trova l’offerta, occorrerebbe fare la scorta. Utile è anche non soffermarsi solo sulle marche più conosciute e provare ad esempio i pannolini che si vendono negli spacci: «Siamo gli unici della Provincia – spiega Federica Falzoi, proprietaria dello spaccio di pannolini di Savona – e lavoriamo soprattutto grazie al passaparola perché da noi si risparmia. Vendiamo il nostro prodotto, di ottima qualità, sempre allo stesso prezzo. Un pannolino delle marche più famose costa almeno 27 centesimi, il nostro costa 21». Parlare di centesimi fa quasi sorridere, ma moltiplicarli per i pannolini di un mese, porta a un risparmio di quasi 15 euro.
RISPARMIARE SI PUÒ
Federconsumatori raccomanda lo scambio tra familiari e amici. Prestare e farsi prestare oggetti e vestiti porta un risparmio notevole. Da valutare anche i negozi dell’usato per bambini, numerosi in Liguria. «Ad aprile saranno 10 anni che siamo aperti – racconta Carlotta Tulipiero, proprietaria del negozio Da Bimbo a Bimbo di Genova – abbiamo una clientela vasta di italiani e stranieri: vengono sia per comprare sia per vendere. In passato si aveva più titubanza rispetto al mercato dell’usato, ma ora le famiglie sono più attente a come spendono i propri soldi e a come possono tagliare le cose superflue. Sull’abbigliamento si può risparmiare anche il 70% e sull’attrezzatura almeno il 50%. Ti puoi permettere di comprare due paia di scarpe invece di uno o di regalare un gioco in più a tuo figlio. Molti clienti cercano l’usato per combattere il consumismo. Sono una mamma, quindi cerco di offrire un servizio di consulenza per indicare ciò che serve realmente». Spesso i neo genitori si fanno attirare nei negozi da molti oggetti poco pratici o inutili. «Non è facile dare consigli su come risparmiare – spiega Garrone Canepa – quando si fa la spesa ad esempio, si comprano sempre confezioni più grandi e quindi più accessibili. Spesso ci si affida gruppi di acquisto familiari. In una famiglia numerosa si è poi abituati alla condivisione: degli spazi, dei giochi, dei regali e quindi sicuramente si hanno meno richieste». Economizzare si può, l’importante è usare il buon senso.