Una famiglia ligure su cinque non si fida a bere l’acqua del rubinetto, mentre solo il 3% delle famiglie lamenta un servizio idrico irregolare. Sono alcuni dei dati emersi dall’ultimo report dell’Istat (su base 2018) pubblicato in occasione della Giornata mondiale dell’Acqua (il 22 marzo scorso).
Nel 63% delle famiglie almeno un componente beve quotidianamente oltre un litro di acqua minerale. Il consumo più elevato si registra nelle Isole (69%), il più basso al Sud (55,8%). L’Umbria guida la graduatoria (71%), il Trentino-Alto Adige ha il valore più basso (43,7%). Nel 2017, considerando tutte le famiglie italiane, la spesa media mensile per il consumo di acqua minerale è di 11,94 euro, in aumento dell’11,1% rispetto al 2016.
Secondo lo studio, le famiglie italiane che non si fidano a bere l’acqua di rubinetto rappresentano ancora una quota considerevole, nonostante il grado di fiducia mostri un miglioramento progressivo ma altalenante. La percentuale passa dal 40,1% del 2002 al 29,0% del 2018, per un numero complessivo di famiglie pari a 7 milioni 500 mila. Notevoli le differenze territoriali: si passa dal 17,8% del Nord-est al 52% delle Isole, con la percentuale più elevata in Sicilia (53,3%), seguita da Sardegna (48,5%) e Calabria (45,2%). La percentuale ligure (20%) è una delle più basse d’Italia e supera solo quelle di Veneto (14%), Friuli Venezia Giulia e Valle d’Aosta (10%), Trento e Bolzano (5% e 2%).
Per quello che riguarda il grado di soddisfazione della fornitura idrica, secondo l’Istat i liguri si ritengono decisamente appagati del servizio: quasi il 30% delle famiglie liguri si ritiene molto soddisfatto del servizio, oltre il 60% abbastanza soddisfatto. La fornitura di acqua potabile è valutata dalle famiglie sotto vari aspetti: interruzioni del servizio, livello di pressione dell’acqua, odore, sapore e limpidezza dell’acqua, frequenza di lettura dei contatori e della fatturazione, comprensibilità delle bollette.
Il giudizio di moderata soddisfazione sui vari aspetti prevale nettamente sulla piena soddisfazione in molte regioni italiane. Il Nord mostra sempre le quote più elevate di famiglie molto o abbastanza soddisfatte, mentre i valori declinano nelle altre ripartizioni geografiche raggiungendo il minimo nelle Isole.
Nel 2017, in Italia la spesa media mensile familiare per consumi di beni e servizi (spesa totale per beni e servizi in rapporto al numero di famiglie residenti) si è attestata su 2.564 euro. Di questo valore, 2.107 euro (82,2% del totale) sono stati destinati alla spesa di “Beni e servizi non alimentari”, che comprendono anche quelli relativi alla voce “Abitazione, acqua, elettricità, gas e altri combustibili” (35% della spesa complessiva delle famiglie).
Per la fornitura di acqua nell’abitazione ogni famiglia ha speso in media 14,69 euro, a fronte dei 13,59 euro dell’anno precedente. Le famiglie che hanno dichiarato di effettuare questa spesa rappresentano il 78,3% del totale. Rispetto al 2014, si osserva nel complesso una crescita delle spese familiari per acqua minerale (+20,6%) maggiore rispetto a quelle per la fornitura di acqua alle abitazioni (+11,8%).
Parlando di acqua, il report dell’istituto tocca anche il tema balneabilità. Secondo lo studio, nel 2017, le acque di balneazione con qualità eccellente interessano il 93,1% della costa italiana monitorata (che rappresenta il 67,8% del totale), una percentuale che, nonostante il costante aumento degli ultimi anni, ha registrato un leggero calo rispetto all’anno precedente. In Liguria il 57% delle acque di balneazione monitorate è di qualità eccellente. I valori più alti si registrano in Basilicata e Calabria.
Infine, un focus anche sull’irrigazione in agricoltura, il settore che si contraddistingue per essere il maggiore utilizzatore di acqua: per l’Istat più del 50% del volume complessivamente utilizzato in Italia è destinato proprio all’irrigazione. Nell’annata agraria 2015-2016 la superficie irrigabile (superficie attrezzata per l’irrigazione), distribuita su circa 572 mila aziende agricole italiane, è stata pari a 4.123 migliaia di ettari. Rispetto al 1982 l’area irrigabile è cresciuta di circa il 4,2% (nel 2016 il dato include anche l’irrigazione di soccorso, precedentemente escluso). Quanto alla propensione regionale all’irrigazione, la Lombardia in testa alla graduatoria, dove il 53,3% della superficie agricola utilizzata è irrigato; seguono Veneto (42,2%) e Piemonte (37,2%). Nelle Marche si registra invece il valore più basso (3,4%).