In leggero aumento il consumo di suolo in Liguria tra 2016 e 2017, ma il trend è il più basso d’Italia. L’ultimo rapporto Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), relativo al 2017, evidenzia un incremento dello 0,05% nella nostra regione, pari a 22 ettari, un dato inferiore a quello registrato nel 2016 (+0,07%, 31 ettari) e in coda alla classifica nazionale: penultima la Valle d’Aosta, con una crescita dello 0,29%, in testa si posiziona il Veneto, con un aumento dello 0,5% (1.134 ettari). In Italia la media si attesta sullo 0,23%, il che equivale a 5.211 ettari di suolo consumato: nel 2017 si raggiungono i 2.306.253 ettari.
Dall’indagine Ispra emerge che tra le province quella che conta un livello di consumo di suolo maggiore è Genova, con 156 km quadrati consumati nel 2017. Segue Savona (125), Imperia (90) e La Spezia (79), per un totale di 450 km quadrati di suolo consumato nel corso dell’anno (l’8,3%).
Se la ripresa del consumo di suolo nel Nord-est e in altre regioni del Nord Italia può essere messa in relazione con la ripresa economica che si avverte in queste aree del Paese (è il caso della Lombardia o della Provincia autonoma di Bolzano), lo stesso non si può dire per la Liguria, dove a fronte di un seppure minimo aumento del consumo di suolo, il Pil risulta in calo dello 0,04%.
Tra 2012 e 2017 in Liguria la maggior parte dei cambiamenti (il 70,6%) sono avvenuti in un contesto a media-bassa densità di suolo pubblico consumato: la seconda percentuale maggiore d’Italia (media 56,6%). Per il 19,6% si tratta di cambiamenti in un contesto agricolo o naturale e il 9,8% in un contesto prevalentemente artificiale.
Guardando il livello di impermeabilizzazione entro i 150 metri dai corpi idrici, il dato resta molto elevato in Liguria (circa il 21% di tale superficie è coperta artificialmente, rispetto a una media del 7,6%). Livelli sopra la media anche in Valle d’Aosta e Trentino Alto Adige: le caratteristiche orografiche di queste Regioni in prevalenza montuose hanno sicuramente influito sull’urbanizzazione, portando al consumo di vaste aree in prossimità dei corpi idrici che tuttavia possono essere maggiormente esposte a fenomeni di esondazione.
Aumentano gli edifici non utilizzati
In tutte le regioni, il numero degli edifici risulta cresciuto rispetto al 2001, e gli incrementi percentuali più marcati si segnalano in Umbria (+21,4%), Emilia Romagna (+17,9%) e Toscana (+17,5%). Per la maggior parte si tratta di edifici residenziali. Gli edifici non utilizzati, perché cadenti, in rovina o in costruzione, sono quasi il 13% in Valle d’Aosta
e oltre il 9% in Abruzzo e in Calabria. Nel periodo 2001-2011 si è registrata una significativa riduzione nel Friuli (-22,3%) e in Sardegna (-10,6%), e un aumento consistente in Emilia Romagna (quasi il 20% in più rispetto al 2001), in Liguria e nelle Marche. A livello complessivo, il 17% degli edifici non utilizzati rispetto al totale nazionale si trova in Sicilia, il 9,3% in Calabria e l’8,4% in Campania (Istat 2011).
Sopra la media italiana anche le percentuali liguri di consumo di suolo in aree a pericolosità da frana (vale per tutti i livelli, dalla pericolosità molto elevata, 5,2%, a quella moderata, 10,6%). Particolarmente alta in Liguria anche l’incidenza di consumo di suolo in aree a pericolosità idraulica: il 24,8% dove la pericolosità è elevata, 30,2% dove è media (in questo caso si tratta della percentuale più alta d’Italia), 34% dove è bassa.
A conferma dei dati del 2016, tra le regioni con i valori registrati più alti entro i 300 metri dalla linea di costa ci sono proprio la Liguria, insieme alle Marche, con quasi il 50% di suolo consumato (nel caso ligure si tratta del 48,1%). Seguono Abruzzo, Campania, Emilia Romagna e Lazio con valori compresi tra il 30 e il 40%. Tra i 300 e i 1.000 metri l’Ispra segnala Abruzzo, Emilia-Romagna, Campania e ancora una volta Liguria e Marche con valori pari o superiori al 30% di consumato (31% nel caso della nostra regione).
La Liguria non è una regione sismica, ma nonostante questo registra il 4,8% di suolo consumato nelle aree a pericolosità sismica alta, confermando il dato del 2016.
L’analisi sul consumo del suolo in relazione all’altimetria mette in evidenza che in Liguria il 19,1% del suolo è consumato a una quota inferiore ai 300 metri di altitudine. Il 5,4% tra i 300 e i 600 metri e il 2,7 oltre i 600 metri di quota. Spicca il dato sul consumo del suolo in relazione alla pendenza: nella nostra regione il 24,8% di suolo consumato si concentra nelle aree con pendenza inferiore al 10% (12,8% la media nazionale), mentre il 5,9% oltre una pendenza del 10% (3,7% il dato medio italiano). In entrambi i casi si tratta delle percentuali più alte d’Italia.
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