Cambiare il nome dell’oliva taggiasca in “giuggiolina”?
«Sì, perché è l’unica strada per fare la Dop della taggiasca e difendersi dalla concorrenza sleale, usando il termine taggiasca anche per l’olio Dop del ponente al posto di “Riviera dei Fiori”» – dice la Confederazione italiana degli agricoltori di Imperia, che ha firmato la proposta insieme al Consorzio di tutela Olio Dop Riviera Ligure e le altre categorie agricole (Coldiretti e Confagricoltura).
«No, perché la cancellazione è un processo irreversibile» – risponde il comitato che difende il nome dell’oliva taggiasca, che in prima battuta chiede l’intervento di ricercatori e università per sigillare (se possibile) la taggiasca nell’areale ligure. E poi, non senza polemica, denuncia i modi e la forma della richiesta di fattibilità di cancellazione presentata dalle associazioni di categoria «nel più totale silenzio» e «senza idee chiare su quali possono essere le conseguenze di tale operazione su tutti gli operatori della filiera».
A spiegare le ragioni del “si” è la confederazione Cia. Mentre cresce il successo del prodotto, si moltiplicano le imitazioni e serve maggiore tutela. «Una via da percorrere, già portata a termine con successo dai produttori del Prosecco – spiega la Cia – è quella di sostituire il termine originario della varietà, nel nostro caso “taggiasca” con un suo sinonimo nel registro nazionale e schedario olivicolo». La taggiasca rimarrà, con la Dop, in etichetta. Ma attenzione: «Nessuno potrà utilizzare il termine “taggiasca” al di fuori della Dop, ossia, al di fuori del nostro territorio. Sarà dunque vietato per legge l’uso di quel termine, sia per le olive in salamoia sia per l’olio extravergine, che siano prodotti, trasformati e confezionati fuori dal nostro territorio». E ancora: «Per poter utilizzare il termine taggiasca, anche per i produttori locali, bisognerà essere iscritti alla Dop sia delle olive in salamoia sia dell’olio extravergine. Aumenteranno sicuramente gli adempimenti burocratici per i nuovi iscritti alla Dop e ci sarà una coincidenza assoluta e totale tra il prodotto e il suo territorio d’origine».
Per non lasciare fuori nessuno bisogna mettere mano al disciplinare e permettere «a tutti quelli che stanno lavorando oggi di continuare a farlo anche domani, senza rimanere fuori dal sistema e senza dover fare costosi investimenti in attrezzature e macchinari». E poi occorre modificare, per le stesse ragioni, anche il disciplinare di produzione dell’olio. E si arriva alla proposta forse più rivoluzionaria e interessante: usare il termine “Taggiasca” al posto dell’attuale “Riviera dei Fiori” anche per l’olio Dop. Infine «Ridurre al minimo gli adempimenti burocratici, purtroppo necessari, e i costi di certificazione, dando vita ad una identificazione geografica che valorizzi quelle produzioni (reti) che rischiano di non avere accesso alla Dop dell’olio extravergine».
Il comitato per il “no alla cancellazione della cultivar taggiasca” risponde articolando cinque punti: «Chiedere al ministro che la cultivar taggiasca venga mantenuta nello schedario oleicolo italiano. Avvalersi dell’aiuto della comunità scientifica per proteggere la cultivar taggiasca tramite l’ausilio di strumenti certi, quali possibili analisi, evitando la creazione di strumenti cartacei, poco sicuri e di onerosa gestione burocratica. Disporre di strumenti organizzativi e di comunicazione per trasferire agli operatori della filiera olearia, nella massima trasparenza, tutte le informazioni utili all’attuazione delle procedure di protezione, tutela e valorizzazione della cultivar taggiasca. Aprire un confronto costruttivo e chiaro con l’esistente Consorzio di tutela Dop Riviera Ligure e le associazioni della filiera utili a migliorare il disciplinare di produzione dell’olio Dop Riviera Ligure nel rispetto sia della massima protezione che del minor carico gestionale possibile, considerando l’avvento del sistema “Sian” creato dal Ministero delle Politiche Agricole dopo la nascita del Consorzio. Studiare tra Dop e Igp la migliore modalità possibile per combinare con efficacia tutela, promozione e valorizzazione delle olive taggiasche del Ponente ligure e di tutti i loro derivati al fine di garantire la maggiore ricaduta economica possibile sul territorio».