Guido Macchi presenta Shapen, il progetto vincitore della Smartcup Liguria 2023, molto sfidante che intende rivoluzionare il mercato dello shipping attraverso ricariche dei container a propulsione elettrica.
– Di cosa si occupa Shapen?
«Shapen è un gruppo di lavoro che da gennaio sarà startup innovativa. La nostra ambizione è quella di decarbonizzare il maritime shipping tramite containerizzazione del pacco batteria applicato a navi porta container. Si tratta di una tecnologia che permette all’operatore marittimo di navigare appunto in propulsione elettrica».
– Da chi è formato e di cosa si occupa il vostro team?
«A oggi il team è composto da quattro persone, tutti ingegneri aerospaziali, con competenze riferite al mercato specifico della nostra idea di progetto: quello industriale. Io personalmente lavoro nell’industria energetica mentre Marco Lugaresi lavora in un’industria di yachting e sviluppa la parte di ricerca e sviluppo, Roberto Praticò invece lavora presso un gruppo industriale manifatturiero e Sebastiano Stippa nell’Accademia della ricerca dove sta svolgendo un dottorato in Canada su offshore wind».
– Com’è nato il vostro progetto?
«Shapen mira alla realizzazione di container alimentati a batteria LiFePO4 per ora e in futuro anche ad idrogeno. Infatti la tecnologia che vogliamo ideare permette di integrare all’interno del container non solo la batteria ma anche l’idrogeno. Il contesto genovese è un contesto fondamentale, anche se siamo un team di di Milano abbiamo presentato apposta a Genova perché l’ecosistema portuale e l’ecosistema marittimo si trovano principalmente qui. L’obiettivo è targettizzare il mercato emergente di propulsione alternativa a quella diesel, per questo siamo alla ricerca di contatti con armatori per lo sviluppo del progetto».
– Com’è nata l’idea?
«L’idea è nata dai dialoghi che abbiamo sempre avuto nel gruppo di lavoro legate alla logistica sostenibile e si è sviluppata perché abbiamo identificato un problema cardine: l’inquinamento del settore marittimo. Nelle varie riflessioni abbiamo pensato che la containerizzazione della propulsione navale è un elemento che offre una grande possibilità agli armatori legate alla transizione energetica».
– Qual è l’innovazione principale?
«L’innovazione principale è che per riuscire a permettere il disaccoppiamento della propulsione navale dal vettore energetico, una nave che sotto ha una sistema propulsivo elettrico può essere alimentata da un container a batteria oggi e in futuro eventualmente ad idrogeno. Questo offre una grandissima opportunità per l’armatore, quella di sostenere un investimento senza dover necessariamente fare retrofitting della nave in anni successivi. Alimentare una nave a batteria oggi e tra 10 anni, quando sarà commerciabile, anche attraverso l’idrogeno genererà profitti. Questo è un elemento molto importante perché offre all’armatore la possibilità di sostenere oggi un investimento senza avere un rischio industriale elevatissimo».
– Come migliorerà il sistema portuale a livello di transizione green?
«Sicuramente oggi i porti stanno investendo in sistemi di cold ironing e nello specifico il porto di Genova ha già investito in questa tecnologia e anche l’Europa sta seguendo questa direzione. L’obiettivo è quello di sfruttare queste banchine già equipaggiate con questa strumentazione per la ricarica dei nostri container. Significa offrire all’ecosistema portuale un nuovo mercato che è quello non necessariamente del cold ironing ma quello dell’alimentazione della ricarica attraverso dei container a batteria, quelli che proponiamo con Shapen».
– La vostra strategia per entrare nel mercato?
«Oggi siamo in una fase di sviluppo tecnologico e per farlo abbiamo bisogno di sostegno da parte di partner. L’ideale sarebbe realizzare una partnership industriale con un armatore in modo da avere già accesso al mercato fin delle prime fasi di sviluppo. Una volta entrati sul mercato insieme all’armatore, che sarà il nostro partner, estenderemo la soluzione a tutti gli armatori interessati al progetto».
– Ci racconti dell’esperienza alla Smartcup e Pni?
«Sia la Smartcup Liguria sia il Premio Nazionale dell’Innovazione sono state due esperienze super interessanti dal punto di vista dell’ecosistema in cui abbiamo avuto la possibilità di presentarci. La nostra soluzione è stata recepita, fin da subito, positivamente. Infatti abbiamo vinto dei fondi iniziali, alla Smartcup da parte della Camera di Commercio di Genova e di altri partner. Al Pni invece sono stati fondamentali i feedback ricevuti da parte degli investitori milanesi perché ci hanno aperto gli occhi: abbiamo capito che l’investitore di Milano è un archetipo differente rispetto all’investitore genovese. I loro feedback in termini di sviluppo tecnologico e di proprietà intellettuale sono stati fondamentali nella definizione di quelli che saranno i prossimi passi da qui ai prossimi mesi».
– Quale consiglio darebbe ai giovani che vogliono iniziare un’attività imprenditoriale?
«Il nostro business plan è stato un lavoro di un anno e mezzo quindi in un anno e mezzo i dubbi che ci sono venuti erano infiniti. Il consiglio è cercare di focalizzare l’idea che a volte è molto sfumata in qualcosa di sempre più concreto. Noi siamo partiti da quattro chiacchiere tra quattro amici e poi da lì, via via, abbiamo rifinito sempre di più il progetto, fino ad arrivare ad avere un business plan dettagliato. Un elemento concreto con cui si può ragionare con gli investitori. Il suggerimento è di non fermarsi ai primi dubbi ma cercare sempre di sviscerare e di andare a fondo alle cose anche se a volte fa paura, andate avanti perchéogni scoperta diventa un precedente che permette di oltrepassare le difficoltà e alla fine si arriva a presentare qualcosa a qualcuno che per quanto sia all’inizio è un elemento importantissimo poi nelle future fasi».